febbraio 2006

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Grizzly Man, Werner Herzog 2005

Grizzly man
di Werner Herzog, 2005

Gli ultimi anni di vita di Timothy Treadwell, un uomo che ha vissuto intere stagioni a stretto contatto con i gli enormi orsi che vivono nelle pianure dell’Alaska (per poi lasciare la vita in quelle stesse terre), diventano nelle mani di Herzog materia per qualcosa che va un passo oltre il concetto di documentario, e comunque di sicuro oltre l’agiografia. Che viene accarezzata  – quasi con un inganno nei nostri confronti – nella primissima parte, ma che poi si trasforma nel ritratto complesso, sfaccettato e profondo, di un nuovo Kinski, un altro uomo “contro”. Non più “contro un regista o una produzione, ma contro l’intera civiltà”, quella in cui è costretto a vivere e da cui fugge rifugiandosi nella natura.

Così Treadwell si mostra per quello che è, figura affascinante quanto irrisolta, inafferrabile, dolorosa: un uomo che insegue il suo destino e la sua ossessione fino a morire davvero sotto i colpi violenti della natura (in)contaminata, senza badare alla logica o alle leggi che sono il fondamento della società fin dal momento in cui l’uomo ha deciso di percorrere la sua strada e lasciare che la natura corre. La parola chiave è “boundaries”, “limiti”, quelli che Treadwell non esitava (eroicamente o stupidamente?) a sorpassare, inseguendo la morte e facendosi da essa raggiungere. L’ultima anarchia possibile, la sua.

Ma quello che è più straordinario di Grizzly man, e che Herzog sottolinea, è il valore prettamente filmico del testamento visivo di Treadwell. Sintomatico e inconscio, ma prezioso: Treadwell inseguiva in una sorta di continuo diario (da qualche parte si direbbe “un confessionale”) – e non senza smanie egocentriche – l’idea per cui in mezzo alla natura sarebbe potuto diventare (orso, volpe, fiume) natura lui stesso. Anche davanti all’occhio fisso della telecamera. E pur non riuscendoci, perché non comprendeva forse a fondo la bellezza della natura intorno a sè, la registrava con la purezza dei pionieri del cinema, e con l’ingenua emozione del genio.

Ma Grizzly man, film emozionante, tragico e bellissimo, non si ferma qui, e con grande lucidità e chiarezza è una metafora del cinema e dei limiti della rappresentabilità. E di fronte alla morte, al rumore della morte, persino Herzog passa “dall’altra parte”, prende le mani della vedova e piange con lei.

Masters of horror, #1.10
Sick girl
di Lucky McKee, 2006

Non è il primo della lista dei Masters of Horror, ma anche Lucky McKee è un nome che non ci dice molto: May, il suo unico lungometraggio, ha un certo seguito ed è da qualche parte un piccolo cult, ma è assolutamente inedito in Italia. Ma ora si è molto curiosi di vederlo. Perché se Sick girl dimostra qualcosa, non è forse una perfetta esplicitazione di un teorema, ma sono di certo le curiose doti di abile miscelatore del suo regista.

Che di fronte ad un plot (co-scritto da lui stesso) che mescola ossessioni cronenberghiane a tematiche gender e una sorta di bizzarro lesbo-fly a non sottilissime metafore sociali, decide di condire il tutto con un sugo ironico e grottesco. L’addizione è uguale alla somma degli addendi, niente di più: ma tanto basta a rendere Sick girl il film più gradevole che si possa immaginare da una storia così bizzarra e sbilanciata. Parte tutto in modo così scherzoso e stupidotto, con l’insettologa lesbica e i consigli "male-oriented" del suo collega: chi si immaginerebbe enormi donne-insetto, litri di sangue, gravidanze tanto tenere quanto mostruose?

Le due attrici, recitando sopra le righe come in un fumetto, contribuiscono in grande percentuale alla gustosa graphicità del film: che è vero, slitta un poco in curva, ma azzecca alcuni momenti impagabili e soprattutto riesce a dire una cosetta o due, seppure con una semplicità un po’ naif o forse senza troppa voglia di prendersi sul serio, sull’intimità e sulla diversità. Clap clap.

[balconcini]

"Ciao, siamo sei personaggi di Jane Austen,
e siamo l’unico colpo sicuro della settimana".

Tette italiane e tette messicane.
Cerbiatti, gorilla, e un manipolo di finanzieri.

Vieni a scoprire chi sono le pecore nere.

Solo su Friday Prejudice, anche questa settimana.