V per vendetta (V for vendetta)
di James MacTeigue, 2005
Quando esce un’opera cinematografica tratta da un simile oggetto di culto, si tende spesso a dimenticare tutto quello che sta dietro alla parola "adattamento", come le differenze inevitabili tra i due linguaggi (in questo caso, il fumetto e il cinema), le contingenze storiche (l’era Tatcher contro l’era Blair-Bush). Fare un raffronto certosino tra il il film di MacTeigue e il fumetto di Alan Moore, una delle vette della nobilissima arte dei graphic novel, lascia insomma il tempo che trova. Insomma, si tiene conto del "confronto", ma trovo che sia stupido soffermarsi su particolari come lo spostamento baricentrale sul personaggio di Finch, o il coup de théâtre finale, peraltro riuscitissimo.
Insomma, molti mooreiani duri e puri hanno storto il naso fin da quando Moore se ne andò "sbattendo la porta" di casa Warner, senza curarsi di aspettare il film e vedere che cosa i veri demiurghi del film avrebbero cavato da un progetto appassionato e coltivato da un decennio, fin da prima di Matrix. Allora, lasciamo ad altri il lavoro filologico, e vediamo piuttosto come sia il film, se sia riuscito o meno, e quanto, perché l’arte (anche se industriale) è incompatibile con l’idea di "testo sacro". Siamo qui per questo.
Presto detto, per onor di sintesi: V per Vendetta, il film, è bellissimo. I fratelli Wachowski, che scrivono e producono con il cuore in mano, estraggono dalle loro viscere quella stessa irresistibile foga che muoveva il loro film più celebre, e raschiano le nostre, di viscere, con una schiettezza che, se pur ammorbidita rispetto al potenziale esplosivo del fumetto, è comunque strabiliante. Il cinema dei fratelli Wachowski è il cuore anarchico che pulsa nel petto del cinema hollywoodiano. Così, un prodotto terribilmente mainstream, come questo è, si trasforma in uno degli oggetti pop-culturali recenti più capaci di parlare con chiarezza del presente politico e globale, afferrando (e riadattando) la metafora, la simbologia, e la "grafica" di Moore e Lloyd con tenacia e coerenza, nel miglior modo possibile. Di più, era impossibile chiedere.
Inguaribili ottimisti, certo, e non certo cupi e disperati come era Moore. Auspicano una rivoluzione delle rose, non certo un bagno di sangue, un cambio di rotta più che un caos anarchico e primordiale. Mostrano un mondo assuefatto alla bugia, più che un mondo schiacciato con il piede della violenza. Ma se negli anni ’80 potevano essere adatte immagini più forti e incisive (sia prima che dopo la rivoluzione), ora i problemi del mondo sono legati più che altro all’inganno dei vertici e all’acquiescenza della massa (colpevole finché non si ribella), alla produzione industriale della menzogna, al "rifiuto del dibattito", alla concentrazione dei poteri e soprattutto alla paura e al terrore. In questo senso il film è quasi più orwelliano del fumetto stesso, perché cerca una via che sfugga da una riproduzione più catastrofista, che sullo schermo avrebbe potuto risultare (paradossalmente) più manierata o manicheista, e si concentra più che altro su un futuro possibile che sembri un presente possibile.
Qualche piccola riserva di merito si può sollevare sul versante visivo, in quanto l’esordiente (nonostante la lunga carriera di assistente regista) James MacTeigue appiattisce molto il lato plastico del film, mal servito soprattutto dalla fotografia del mediocre Adrian Biddle. Oppure si può dire che, qualche volta, si cede alle tentazioni di linguaggi più semplici e tipici, cercando l’umanizzazione a tutti i costi (certe buffonerie di V ricordano l’effetto che faceva Eric Draven che apriva la birra al poliziotto) e appoggiandosi in alcuni momenti sul solo "buon servizio allo spettatore pagante". Eppure, anche le sequenze più action e smargiasse (come il "knife time") sono realizzate con una cura e un talento tali che V4V scarta di lato tutti i più recenti prodotti simili, risultando – anche sul versante dell’intrattenimento – uno dei più riusciti adattamenti fumetto-cinema di sempre.
Ma soprattutto, mai avremmo immaginato un adattamento di V for vendetta così parlato, quasi – ma necessariamente – verboso e teatrale, mai avremmo pensato di vedere un film così "masticabile" eppure così straziante, così concitato ed emozionante eppure capace di prendersi i suoi tempi, un film che invece di far svolazzare mantelli tutto il tempo (cosa che a tratti fa, e che fa un gran bene) preferisce concentrarsi sui personaggi, sulle maschere, e su quello che si cela dietro ad entrambi. Dietro ai simboli dell’abnegazione, della rassegnazione, della lotta, delle idee.
Non ho ancora visto il film, ma questo post mi fa venir voglia di farlo immediatamente.
io sono entrato al cinema con un sacco di pregiudizi il mio avatar dovrebbe spiegare il perché ma devo dire che ne sono uscito contento, un bel film tutto sommato.
Leggendo il tuo post è aumentato il desiderio di una seconda visione, più limpida e meno emozionata della prima. E’ sicuramente un bel film (a tratti un grande film), ma faccio fatica a capire quanto del fascino che mi ha trasmesso viene dalla pellicola e non dalla storia in sé.
Come ho scritto, alcune sequenze mi sono davvero piaciute moltissimo, soprattutto nel secondo tempo. Altre meno: si sono fermate a “belle”.
PS: Peccato che l’uscita nelle sale sia stata posticipata, perché vederlo il 5 novembre come avrebbe dovuto essere, sarebbe stato ancora più figo.
Già, un bel film
John Trent
Disamina lucidissima ma appassionata… film bellissimo: questa volta possiamo dirlo… però, siccome sono cattivo, non lo dico…
è innegabilmente un bel film, anche se ieri sera, vuoi per le aspettative e vuoi per la curiosità di non perdermi niente, ho fatto un pò di confusione con la storia che a volte butta gli ami (larhill, st mary e stragi varie) ma non li risolve del tutto (la madre l’ha incontrata davvero o non ho capito un cazzo?), ma nel marasma della mia visione ne sono rimasto assolutamente soddisfatto e affascinato. 2 considerazioni.1) i uachoschi devono aver sbattuto la testa contro 1984 e non si sono più ripigliati.2) fumetto o no se di testo filmico si parla e questo funziona, l’incongruenza tra moore e il film può anche essere sorpassata o citata solo per una maggior comprensione della storia.
credo non sia così determinate.
lillo
Leggo che sei felicemente controcorrente, rispetto alle quasi-stroncature che fioccano da tutte le parti, spietati e selvaggi compresi. Bene, ci sarà da discutere.
Pur digiuno di fumetti, mi attira molto.
alp
@stranestorie: grazie mille, è bello sentirtelo dire. magari potresti scriverne qualcosa, poi. la butto lì, eh. che magari riapri il blog, eh.
@ruckert: se è piaciuto a te, o uomo mascherato, ogni dubbio cade. o no?
@jecke: posso dirti che molte persone a me vicine non hanno letto il fumetto e sono PIU’ contente di me. quindi (1) conoscere la storia frena forse l’entusiasmo: necessita una seconda visione a freddo. (2) la messa in scena è sì parzialmente deludente (o meglio piatta: ne ho scritto abbastanza), ma vista la potenza – appunto – della storia e del “modo” applicato al “sistema”, ci passo sopra mooolto volentieri.
@jt: sei stato chiaro, direi. ^^
@jerry: tu non sei cattivo perché neghi quel mezzo punto che film (sai che) merita, ma perché scrivi “odio matrix”. questa sì che è cattiveria.
e recupera il fumetto, vedrai che gli wachowski sono più mooreiani di quanto sembri (o di quanto dicano/scrivano i mooreiani, che francamente in questi giorni non sopporto)
@lillone: entrambe giuste le tue considerazioni, tanto più che la seconda è la base portante del mio post…
(tra l’altro non ho scritto della scelta azzeccatissima di John Hurt, qui dittatore e Winston Smith nel film “1984″, ma l’hanno fatto già tutti, quindi passo oltre)
sullo script, è vero, il film passa in fretta su alcune cose, ma quello che conta secondo me è che si fermi dove necessario, e respiri. insomma, non mi aspettavo una sceneggiatura così lunga e matura.
@alp: per leggere V4V ti serve una notte. prenditi una notte. (e poi recupera Watchmen – il vero capolavoro di Moore – prima che te lo debba ripetere ^^)
riguardo alla critica, i selvaggi sono solo freddini, ma sono gli spietati a scioccarmi: dov’è tutta questa mediocrità? io non l’ho vista.
comunque sia, p.m.bocchi si riconferma ancora una volta critico illuminato (…) e gli piazza un bel 9 su filmtv. eccheccazzo, bravo.
Anche a me il film è piaciuto, e molto, nonostante (o forse proprio perchè?) avessi basse aspettative, ed anche io sono convinto che probabilmente non avremmo potuto avere nulla di meglio, però non c’è niente da fare: quei cambiamenti che ci sono stati nell’adattamento faticano ad andarmi giù (in particolare il rapporto V/Evey, che secondo me è stato stravolto) e non mi hanno fatto uscire dal cinema soddisfatto al cento percento… Si vede che sono un mooreiano duro e puro e non lo sapevo.
…cosa vi avevo detto io?
io il fumetto lo lessi quando uscì praticamente e da allora non l’ho più toccato…ho preferito mantenermi vivo quel ricordo…ricordo che ho ritrovato nella versione cinematografica, bello vivo e attualizzimo…ora, dopo un’ulteriore visione, penso che mi metterò a rileggerlo e a rivalutare…alla fine penso che per gli adattamenti non bisogna mai pretendere di ritrovare gli originali in tutte le loro sfumature: gli originali sono spunti e punti di partenza, da cui sviluppare un nuovo sguardo, una nuova visione…visione che ho ritrovato nella pellicola…che non snatura ma che anche mette nuova linfa nella storia di Moore e Lloyd…non vedo l’ora di rivederlo, comunque…grazie per il puntuale commento
@wick: 100% nemmeno io (quello succede davvero di rado), ma un bell’80% se lo porta a casa. e chi l’avrebbe detto, mesi fa? riguardo ai cambiamenti, li ho trovati per lo più funzionali – appunto – alle contingenze storiche.
@ponchprod/m.p.d.: beh, tu avevi detto (e diverse volte) “immenso”. che mi sembra un po’ esageratuccio. comunque, grazie per avermi ben diretto. ^^
(inquietante: qui sopra ora c’è il banner che pubblicizza il film…)
@ponchprod/mpd#2: “gli originali sono spunti e punti di partenza, da cui sviluppare un nuovo sguardo, una nuova visione”. parole sante. pare che siamo d’accordo.
(anche se “il puntuale commento” non era mio, ma di un certo robi… ma che importa? ciao)
si, l’ho riciclato perchè mi sembrava adatto come commento anche per il tuo post…comunque puntuale e preciso…comunque, quando sono uscito da V mi sono messo ad attaccare adesivi ai lampioni (http://www.vulcanology.it/) manco fossero chiamate alle armi…mi ha stimolato ad agire…per questo l’ho etichettato come immenso…
anch’io ho letto la recensione degli spietati, e mi ha raggelato, la tua invece, insieme ad un’altro paio, tipo questa, mi hanno incoraggiato a buttarmi sulla visione con rinnovato ottimismo… :))
vabbè, però va detto anche che spagnoli dà 5/5 a gaghan e 3/5 a malick…
io naturalmente sono un mooreanoduroepuro, ma non voglio entrare nei meriti del film, che probabilmente è un bel film, anche se di certo non scuoterà le anime dell’occidente capitalista come sembra pensare qualcuno.
ma in quanto all’adattamento, il mio problema (oltre ai cambiamenti grossi) è proprio che spesso non ho capito la necessità, rispetto al media o al tempo in cui siamo quel che vuoi… un esempio stupido: la lettera della prigioniera comincia con “mia madre diceva che dio è nella pioggia”,frase che viene ripresa quando evey viene “liberata”. in questa aggiunta alle due sequenze non trovo particolari motivi, se non l’indebolire in senso hollywoodiano (le cui sceneggiature si sa hanno bisogno di continui “ganci” e richiami ad effetto) due sequenze che avevano maggiore forza senza.
e il film è pieno di queste minchiatine, ma se uno mi sa dire cosa aggiunge questa scelta di tirare in ballo dio sarò già contento così.
Colgo la palla (di coma) al balzo e mi chiedo:
Perché i manifesti nel fumetto recitano “Strenght through purity, Purity through faith” mentre nel film sono resi “Strenght through unity, Unity through faith”?
ahia.
(per la palla colta al balzo)
beh, si, Spagnoli secondo me e’ stato un po’ “esuberante”, lo e’ spesso, per la verita’…
L’alunna ha letto e riletto, più volte con attenzione, ma questa volta non riesce proprio a concordare col giudizio del prof. Bè non è sempre festa.
Devo ammettere di non aver letto il fumetto, di cui ho sentito grandi cose. Rimedierò al + presto.
Al di la di questo, non sono riuscita a trovare niente di interessante in un film, a mio giudizio, troppo lungo e decisamente troppo lento, assolutamente privo di ritmo e molto poco interessante dal punto di vista formale (fatta eccezione per un paio di scene, ma proprio un paio).
Noia fino alle lacrime già alla prima entrata in scena del nostro eroe. Un eroe atipico, anzi, un anti eroe talmente buffo e fuori dal tempo da risultare goffo e quindi simpatico per forza. Per il resto, questa idea di uno zorro del 700 mi pare cosi poco accattivante (soprattutto per un pubblico adolescenziale)da risultare senza senso. Come del resto l’idea che per salvare il mondo basti far saltare in aria un paio di palazzi.
Ce l’ho messa tutta ma proprio non ce l’ho fatta a farmelo piacere.
margie
un film dove salta il big ben, rosso e nero qua e la, fascisti con doppia croce è bello è basta. il mondo è un’altra cosa non un esercizio borghese per giovini annoiati che spendono due ore di fronte ad una pellicola. Beati gli spettatori che non hanno bisogno di eroi.
Io personalmente non ho bisogno di eroi e non mi è piaciuto comunque. Non credo sia questo il punto. E non credo che sia sufficiente far saltare in aria il big ben per fare di un film un capolavoro.
ripasso per dirti che poi nel mio blog mi sono spiegato meglio, se ti va di leggere … ma mi sa che siamo sostanzialmente in accordo
ciao
Visto. piaciutissimo: ma non so se restare con quest’adesione agnostica e naive o seguire il tuo consiglio e affrontare il fumetto in una notte, magari con sottofondo di Julie London che canta Cry me a river.Dilemma enorme.ALP