The myth (San wa)
di Stanley Tong, 2005

Più che riuscire veramente nei suoi molteplici intenti, l’ultima fatica di Jackie Chan tornato in patria è soprattutto un’utile cartina tornasole dell’andazzo del cinema d’intrattenimento cinese, anche se San wa è per gran parte un prodotto "hongkonghese". Per esempio, l’ormai inevitabile "abbraccione panasiatico": è recitato in cinque lingue, e Jackie è affiancato dalla coreana Kim Hee-seon e dall’indiana Mallika Sherawat. E fin qui va bene, vista l’abbacinante bellezza di entrambe. Ma ben più evidente è la tendenza (un po’ ruffianotta, già da principio) ad attaccarsi ad ogni trend possibile, cercando di essere sia l’epica wuxia di Tsui Hark sia la tiepida avventuretta di Feng Xiaogang.

The myth è quindi spezzato in due: con la scusante della trama (assurda ma gradevole o gradevole perché assurda) il film prosegue per due binari ben separati: il presente, con un cripto-Indiana Jones con il boxer sorridenti che va in giro per il mondo insieme a un Tony Leung Ka-fai sempre più cocainofeno a trafugare tombe di antichi eroi di cui è l’atletica reincarnazione, e il passato, con le sue armature pesanti, le battaglie all’arma bianca, le sue belle tendenze melodrammatiche malcelate del cazzo. Ma ehi, non siamo in un mondo fatto di cioccolato: i binari, infatti, e purtroppo, e ovviamente, faticano a ricongiungersi. Se mai lo fanno.

Insomma, si assiste ad un film estremamente e inevitabilmente sbilanciato, ambiziosissimo e potenzialmente rovinoso, per l’indecisione tra il jackiechanismo più semplice e divertente e le esigenze commerciali realizzate nel modo più bieco immaginabile: ma perché i cinesi non rubano gli animatori 3d ai coreani invece di rubare le loro attrici fighe? A spuntarla però è l’ancora incredibile e ancora riuscitisso furore comico, plasticamente geniale e ancora – miracolosamente – protofilmico, del corpo danzante di Jackie Chan.

Grazie e solo grazie a quest’ultimo, divertimento assicurato per buona parte del film, e pochi cazzi: bastava questa frase. Un film in cui c’è una sequenza come il combattimento sul tapis roulant di colla non si può, ripeto, non si può bocciare.

8 Thoughts on “

  1. mi scuso per le diffuse volgarità, ma l’alternativa era un post che parlava dell’escrementiziosità del mio paese.

    ci hanno pensato già tutti gli altri.

    io invece faccio finta di niente, cinema cinese a palla, e sono pure andato a vedere il nuovo Spike Lee.

    che è bellissimo, tra l’altro.

  2. Eh, vedo che ti stai lanciando con films china a manetta!! hehehehe

  3. avevo (e ho ancora) un sacco di cose asiatiche arretrate, al cinema c’è carenza, e mi mancavano i bei vecchi tempi in cui nessuno mi cagava perché parlavo solo di film asiatici. ^^

  4. Guarda, che al cinema ci sia carenza lo si nota da parecchio…. aspetto di avere tempo per vedere Spike, anche se mi tiro su di morale, che al primo ggiorno Farestifero ce sta er Miike!!! ( e Bangkok loco il giorno dopo, GH!!! )

  5. Com’è un tapis roulant di colla?

  6. ho messo un link che può aiutare a capire. ma non renderà mai l’idea. ^^

  7. Sì però ‘protofilmico’ ciù dici a soreta, eh!

  8. la sequenza del tapis toulant di colla rimarrà negli annali, e tanto mi basta per un film di jackie.

    Ciaoo Rob

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