Perhaps love (Ru guo – Ai)
di Peter Ho-sun Chan, 2005

Come segnala Gokachu, se il trionfatore degli HKFA 2006 è il bellissimo Election, che ho già avuto l’occasione di sottovalutare, il "secondo arrivato" è di certo il nuovo film di Peter Chan, assente da anni dalla scena dei lungometraggi (ma responsabile nel frattempo del meraviglioso "segmento" Going home), film che tra l’altro ha chiuso con i suoi fuochi d’artificio canterecci la più recente mostra veneziana. Perhaps Love, va detto, ha le carte in regola per essere un nuovo pilastro delle cinematografie che girano intorno alla Cina, eppure – sorte toccata ad altre recenti lanciatissime operazioni – è stato da alcuni bistrattato.

Mi tocca ammettere che tale pilastro non è, e non sarà, ché non tutto gira per il verso giusto: forse per il tono produttivo, troppo cinese e troppo poco hongkonghese, e decisamente troppo rivolto a ovest. Quindi si cita il capolavoro di Gondry (con il quale condivide però ben più che la mera inquadratura dall’alto sul ghiaccio) a manetta, e si cerca di fare nelle parti musicali "cose luhrmanniane" a tutti i costi, riuscendo però molto meglio nelle sequenze non cantate e non "ballate" (ma le coreografie sono poche, ed il risultato è più vicino a Chicago che, come scrivono tutti, a Moulin Rouge). Al brodo si aggiunga un pizzico di maniera e frigidità intellettuale q.b., senza contare il panasiaticismo ruffiano che da giorni riempie i post di questo blog. Non è colpa mia, ditelo ai cinesi.

Nonostante tutto ciò, Perhaps Love è proprio, passatemi il termine, una favola. Diretto con grande cura e ovviamente fotografato in modo eccelso (le parti pechinesi sono opera di Chris Doyle, e si vede), è visivamente bello tanto da saper togliere il fiato. E con tutti i suoi difetti e le sue contraddizioni (più che imperfezioni), è un film che parla in modo raffinato ed originale – seppur contorto – del rapporto tra il cinema e la memoria, tra l’amore e l’oblio, e che non nasconde una visione – politica, nel suo essere puramente sentimentale – del rapporto culturale, cinematografico e linguistico tra l’ex-colonia e la mainland.

Insomma, se non vi siete emozionati anche voi di fronte alla ritrovata e dolorosa grandezza (su, forza, coraggio, negatelo) di Jackie Cheung, o agli occhioni di Zhou Xun e gli occhietti di Takeshi Kaneshiro, entrambi seduti sul ghiaccio a frignare, siete solo dei mostri senza più un cuore. Ecco, l’ho detto. Sigh. Ora mi asciugo il naso e passo ad altro.

10 Thoughts on “

  1. Sei una mammoletta, questo film è un baraccone, e le canzoni sono dimenitcabili cacchine coreografate alla cieca.

    E io invertirei: gli occhioni di Kaneshiro e gli occhietti di Zhou. D’accordo su Jackie, invece.

  2. zhou xun ha gli occhioni.

    gne gne.

  3. C’hai la lacrima facile tu. Il film è terribilmente freddo, ma forsa la cosa che mi ha più infastidito è l’onnipresente voglia di copiare hollywood. Presto nel mio blog i post di questo film, di Fearless e di Myth (no, non ti copio, è solo che li ho visto in questi giorni pure io O_o)

    Ciaoo Rob

  4. forse il commento sotto è troppo asianfeastico :)

    Ciaoo Rob

  5. eh, ma non prendertela!

    (sogghigno reciproco)

  6. ahah

    Ciaoo Rob

  7. mi sa che sono un mostro senza cuore.. :(

  8. utente anonimo on 19 aprile 2006 at 17:19 said:

    m’ha fatto cagare.

    Sarò acido, ma ci son rimasto troppo male davanti a questo film, ci credevo tantissimo.

    Il peggior film di Peter Chan, patinato fino alla nausea.

    Trapezisti piagnoni biancovestiti che svolazzano al ralenti e si suicidano ritualmente (per finta) a braccia incrociate…e poi: metacinema? ancora? bleach, stucchevolissimo.

    cinema da festival, e dei più nocivi.

    Zhou Zun comunque è garanzia di sola panasiatica, non ho più dubbi…

    tu hai pianto, quindi? io ci ho provato tutto il tempo…invano…

    l’hai visto Comrades? quello sì che era un capolavoro…

    Lonchaney

  9. mi spiace che non ti sia piaciuto, probabilmente è un effetto che fa ai puristi*. o forse avevo aspettative più basse e invece… boh.

    riguardo a Comrades, no, lo conosco ma non l’ho visto, nonostante abbia cercato più di una volta di farlo. ahimè.

    *l’accezione di “puristi” non è affatto negativa, è solo professionale.

  10. utente anonimo on 3 maggio 2006 at 13:40 said:

    te lo passo io, Comrades…devo passare dei film a Rob in questi giorni…fammi sapere

    lonchaney

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