15
di Royston Tan, 2003
Tratto da un cortometraggio del 2002 che aveva fatto il giro dei festival di cortometraggi riscuotendo un ottimo successo, questo film, presentato alla Settimana della critica di Venezia) racconta le storie di cinque 15enni nella Singapore contemporanea, cinque giovani costretti a crescere troppo in fretta, abbandonati o ignorati dagli adulti – sempre fuori campo – e lasciati a se stessi a gestirsi una vita fatta di sfide, lotte, tatuaggi, techno, gerarchie di potere, piercing, tenerezze, malattie, karaoke, fino a che l’impalpabile necessità di essere ancora bambini e l’impossibilità di esserlo più – anche di fronte alla disgrazia di ritrovarsi adulti e morti dentro – non manifesta nel loro spirito il precoce e inevitabile desiderio di togliersi la vita.
Un film raccontato con un piglio duplice: da una parte, girato e soprattutto montato (a otto mani) come un lunghissimo videoclip, persino con inserti cartoon (il "manuale del suicida"), scene in stile-videogame e paradigmatiche scritte sovraimpresse, come se per raccontare la metropoli violenta e concitata di questi ragazzi di strada non si potesse che riprodurre quella stessa confusione di stimoli e simboli, che parte da Mtv e dai fumetti e finisce nei trip provocati dall’ecstasy. Dall’altra parte c’è invece un taglio documentaristico, più evidente nelle parti "statiche" ma presente in tutto il film (gli attori non professionisti sono i loro personaggi, in una sorta di strano neorealismo antitetico) che sostituisce spesso agli abbellimenti fotografici e ai virtuosismi di montaggio l’esplicita e crudissima durezza della quotidianità, tra taglierini che proprio non ne vogliono sapere di ucciderti, preservativi rigonfi di pillole da ingoiare in tutta fretta seduti su un cesso, e un bacio di sangue. "Se dobbiamo essere fratelli, saremo fratelli per la vita". Il che vale a dire, per la morte.
Forse per il tono eclettico di Royston Tan, partecipe come non mai delle vicende dei coetanei in cui si rivede – fin dal disclaimer iniziale – ma anche capace di ironizzare e giocare, anche sadisticamente, sul contrasto tra i due tagli descritti sopra; forse perché sorprende vedere una cinematografia così "inesperta" come quella di Singapore produrre un film così profondo e realizzato con tale professionalità; forse perché è un film toccante, doloroso e scioccante. Forse per tutto questo, 15 è un film imperdibile.
Il prossimo film di Royston Tan, sta passando per i festival worldwide proprio mentre parliamo. Non lo vedremo probabilmente in Italia come non abbiamo visto (né probabilmente vedremo mai) 15.
Io aspetto con ansia.
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Grazie a FedeMC per la preziosa segnalazione. Ne parlò anche da Venezia, in questo post.
Da segnalare l’articolo di Pietro Liberati su Cinemavvenire.
oh visto che qui è sprovvisto di commenti, volevo dire che l’ho visto (a venezia appunto) e mi era piaciuto. comunque la scena del sacchetto da ingoiare era veramente dura da sostenere.
(preservativi, sacchetto, insomma quella scena lì… tre anni fa è già buono che mi ricordi che c’era qualcosa da ingoiare)