[Cannes a Milano]

Pan’s Labyrinth (El laberinto del fauno)
di Guillermo del Toro, 2006

Nelle ultime settimane, recuperando gran parte delle sue opere (edite e inedite), mi sono affezionato molto al regista messicano: dopo la visione di questo film, salta agli occhi il percorso nettamente ascendente fatto da Del Toro in tutti questi anni (prendendo in considerazione solo le sue opere ispanofone): dall’interessante Cronos, al commovente El espinazo del diablo  – in uscita a breve in Italia – fino a questo nuovo film. Che è probabilmente – per ora – il suo capolavoro.

El laberinto del fauno è un film talmente riuscito, bello e magico, completo e affascinante, anche al livello più superficiale ma soprattutto scavando al di sotto delle mille suggestioni prese dalla storia e dalla cultura popolare, che basterebbe dire questo. Insomma, un consiglio spassionato, o meglio appassionato, di fronte a cui ogni critica – succede anche nelle migliori famiglie – risulta fragile e pressoché inspiegabile. Ma a questo punto è il caso di dire qualche parola in più, perché se ne merita.

Una fiaba colta e citazionista (Goya da una parte, Fleming dall’altra): ma non ci si deve aspettare un film giocoso e puerile, né l’esplosione di buoni sentimenti che pure ben si appaierebbe con il tono sognante del film. Come si è visto nei suoi precedenti, nei film di Del Toro la gente muore. E se torna nel mondo è solo per compiere una vendetta. Nel suo universo non c’è troppo spazio per la speranza, e il lieto fine, quando c’è, è stemperato dalla disperazione del sacrificio e da un pianto ininterrotto quanto coinvolgente, e qui, in particolare, l’interesse morbosamente realista dimostrato dal regista nella rappresentazione della violenza rende l’opera tutt’altro che un racconto per ragazzi (anzi, è decisamente cruento) e conferma Del Toro come maestro di un cinema pessimista, nerissimo e disilluso.

Riprendendo l’ambientazione bellica spagnola degli anni ’40 e costruendo quindi una sorta di "complementare narrativo" di El espinazo del diablo (qui siamo nel covo dei franchisti, là in un rifugio di dissidenti), Del Toro vi inserisce però anche la sua vena più spettacolare, quella delle scenografie barocche e dei mostri grossi, con un enorme rospo affamato di blatte, una tenera mandragola emofaga, e un terribile saturno manovedente, realizzando un nuovo e meraviglioso affresco della "fantasia al potere" in un mondo in cui l’unica speranza può sopravvivere – al dolore, alla perdita, alla morte – soltanto nei sogni di una creatura innocente. Ci vuole del fegato, a fare dei finali così.
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Certo, è "un film dove i tedeschi sono cattivi e i partigiani bellissimi e intelligentissimi", ma in una storia simile non si pretende certo che il male sia troppo sfaccettato. Anzi, è proprio la personificazione del male assoluto (favolistica anch’essa) che viene messa in scena attraverso la figura del Capitano Vidal – puro odio anche nei confronti di se stesso – a colpire al cuore più di tutto il resto. Oltre alla cura tecnica dei soliti collaboratori di Del Toro (gli splendidi quadri visivi di Guillermo Navarro e le musiche perfette di Javier Navarrete), e ovviamente alla prova decisiva della piccola Ivana Baquero.

Mostruosamente bello.


Giocano con noi Andrea, Astor, Ninja di Dio, Ohdaesu, Stranestorie, Violetta. Che cumpa.

34 Thoughts on “

  1. prima che qualcuno lo chieda,

    sono quattro pallette e mezzo.

  2. a me il film E’ piaciuto anzichenò:P

  3. sei una bestia

  4. Amen. E lietissimo, of course.

    (lo so, tanto per giocare con i voti, il quattro e mezzo sarebbe il voto più giusto anche per me… ma la tentazione è alta…)

  5. io lo farei per promozione culturale. il cinema ispanofono di Del Toro VA VISTO.

  6. Tra l’altro gira voce, sui siti di gossip, che qualcuno della grande cumpa abbia pure pianto un po’

  7. By the way: labirinto anziché laberinto è una svista da poco, ma CASTRISTI?

    Lo so che è una svista anche quella, eh, però rido

  8. cielo, ho scritto CASTRISTI! ahah! correggo.

  9. Posso fare la domanda più stupida del mondo? Secondo te è meglio o peggio di The Devil’s Rejects?

  10. A proposito: sappiamo tutti, vero, che quando lo vedrà Gokachu farà notare che “a volte i cineblogger si entusiasmano per niente, e il film di Del Toro è sì bello formalmente, ma…” ^_^

  11. @escualotis: in effetti non ha moltissimo senso il confronto. non ti saprei rispondere: ma dato che le pallette sono le stesse, mettiamoli sullo stesso scaffale e via. se uscirà in italia nel 2006, deciderò nel classificone. :-) (se il mio blog esisterà ancora, ovvio)

    @private: certo, e dirà anche che le opinioni dai festival (o dalle rassegne, fai te) non sono attendibili. ^^

  12. e ora avrete visto (o vedrete) il mostro grosso. vi odio tutti.
    vi perdonerei solo se qualcheduno di voi cinebloggers mi trovasse una sistemazione abitativa per venezia.

  13. Veramente LORO l’hanno visto.

    io sono stuck a brescia.

    Li odio, li odio tutti.

  14. utente anonimo on 17 giugno 2006 at 21:59 said:

    Cazzarola, oggi rosico…

    John Trent

  15. m’incuriosisce. ma se è in uscita, dovrei beccarmelo in spagnolo, per ora?

  16. mi sa che è dura che tu riesca a procurartelo, credo sia stato proiettato solo a Cannes e alle eventuali rassegne. aspettiamo trepidanti il divudì.

  17. infatti ho scaricato una roba omonima. era un porno ghei. sob

  18. beh, un deciso salto di qualità…

  19. Bah, francamente la parte fantasy-horror è girata molto bene, ma il resto (che è un buon 80%) è abbastanza semplicistico. Non è soilo il fatto che i lcattivo è cattivissimo (passi se proprio vogliamo la “metafora” e pensiamo che solo così si potesse realizzare), ma che il film ristagna su se stesso,al di là di quel “centro” (apprezzabile) la narrazione non ha u ncrescendo, vive a singhiozzi senza articolare (con snodi narrativi o anche semplici dettagli) il proprio linguaggio. Dopo dieci minuti sappiamo che il generale è una persona negativa, e che Ofelia è costretta a rifugiarsi nella fatnasia. Poi, escluso il finale, tutto quel che c’è in mezzo non aggiunge nulla di nulla. E’ dispiaciuto anche a me, ma purtroppo è così.

  20. utente anonimo on 26 novembre 2006 at 18:37 said:

    vado sempre d’accordo con te (salvo che per il meraviglioso flags di eastwood), ma sull’ultimo del toro, bhe, proprio non non ci siamo. credo sia un problema d’età (visto che sono della generazione fortunata cresciuta con disney, e non con l’orrido e inutile miyazaki), ma nessuno dei due diversi piani del film – talmente diversi che non riesconoper niente a dialogare tra loro – mi ha convinto. il primo è fantasy già visto e nemmeno troppo immaginifico: mi sono ritrovato ad avere nostalgia del modestissimo legend di ridley scott, che però visivamente era molto meglio. l’altro, quello dei franchisti cattivi, pareva un film di renzo martinelli. e qui mi stoppo. baci, sei grande, cosntinua così. sbagliando s’impara. detto con affetto, s’intende.

    Ago

  21. La mia critica non è sulla quantità dei temi trattati, ma quanto questi siano ripropositi senza alcuno sviluppo. Già dalla prima scena di violenza del generale, già dal fatto che sappiamo si parli della dittatura farnchista, già dal fatto che vediamo la madre che è plagiata, tutto quello che viene doipo, e che riprende queste tematiche è inutile, non arricchisce nulla, non sviluppa secondo altre prospettive il cocnetto, ma cerca solo di caricarli di drammaticità emotiva con quegli eventi. Chi non si schiferebbe davanti ad un cattivo così violento?Tutti. e chi non si commuoverebbe davanti ad una ragazzina così buona e dolce? Tutti. Tutta la storia, ma proprio tutta, viene costruita cercando di enfatizzare queste due figure (molto più la cattiveria dell’uomo ch della ragazzina), rendendo ridicola l’ambientazione storica (mi viene ad esempio da pensare ocme la maestria di Benigni con la Vita è bella, riuscì lui sì, davvero, a mantenere la fiaba su un livello di leggerezza e intelligenza che anche la storia per quanto improbabile sembrava vera, e tutti ervamo disposti a credergli).

    Ricapitlando. Il tema principale del film è su come davanti alla tragedia e gli orrori della guerra, una bambina trovi nella fantsia sl’unico suo rifugio.

    Lei è il “centro”, quello che capita intorno e quello che deve portarla a fidarsi della fantasia, della magia del Fauno, devono essere eventi che lei vive, o quantomeno che lei percepisce.

    Invece…

    Non c’è e non sa nulla dell’omicidio del cacciatore di congigli, non c’è negli scontri ribelli/esercito, non vive il dramma della badante(o quello hce è) col fratello ribelle…lei odia quell’uomo perchè quell’uomo perchè percepisce come sia un cattivo elemento e lo capisce8e noi con lei) fin dalla stretta di mano iniziale. Tutto il resto, la bambina non lo vive, puòà averne sentore, ma non lo vive. Ed infatti è totalmente fuori dal senso del film, è una ripetizione inutile (oltretutto girata davvero maluccio) che fa perdere di vista quel significato che il finale riporta invece in evidenza.

    La ridondanza è in tutta quella parte centrale in cui, dal punto di vista della ragazzina, non succede nulla di nulla. Vuoto assoluto. Mi piacerebbe avere il film e tagliare tutto quel che viene dopo la stretta di mano, far sentire gli spari dei ribelli da lontano, magari l’episodio della madre e della pinata butatta via e poi il finale. Sraebeb un film preciso, in cui il significato emergerebbe lo stesso, ma ben pià chiaro nella forma.

    Il limite grosso di DelToro in quetso film è nel voler quasi spiegare la guerra e la dittatura franchista. Utilizza la guerra su quell’avamposto come emblema di una guerra che lo spettatore non dovrebbe consocere.peccato che la conosce, non ce ne era bisogno E’ un grosso errore di presunzione, una scelta che rende il film banale in più frangenti (visto che questo “campione” di guerra e dittatura è quantomai superficiale, ed anzi fa quasi sembrare anche la guerra come una favola), e che limita qualsiasi giudizio positivo giustamente scaturibile dalle buone scene fantsy girate.

    più lo teorizzo questo film, più lo trovo debole, soprattutto dal punto di vista della sceneggiatura.

  22. @Ago: hai definito Miyazaki “orrido e inutile”, sicché credo sia inutile cercare un qualsivoglia punto di contatto tra noi. ^^

    (e “sbagliando” tua sorella. con affetto, s’intende. ihihih.)

    (chi mi prende sul serio è perduto)

  23. utente anonimo on 27 novembre 2006 at 11:12 said:

    dài. non pensavo che “punti di contatto” tra le persone significasse adesione totale alle idee di questo o quello. capisco che miyazaki sia un punto forte per tutti voi sotto la trentacinquina, e mi accorgo sempre di più che guai a chi ve lo tocca. e anche io ho dei punti fermi, e spesso – neanche tanto spesso, dopotutto – anche tu li scardini in qualche recensione. ma ciò non toglie che mi piace come scrivi e parli di cinema, ormai sempre più argomento da bar, su cui tutti si sentono di esprimere la loro, come i milioni di commissari tecnici che blaterano di calcio ogni lunedì mattina. tu ovviamente non c’entri. lo so che trovi duro, come lo trovo io, mandar giù che “i gusti sono gusti”. io arrivo addirittura a sostenere che chi la pensa diverso da me “sbaglia”… è il problema di chi il cinema lo ama veramente, visceralmente, con la pelle e con le palle (ops!). come te, da quel che leggo. perciò continuerò a leggerti e a tener presenti i tuoi pareri e consigli, con la piena, ovvia libertà di dissentire (Nuovomondo, per esempio…). Con tutto l’affetto.

  24. @ago: ho scritto “chi mi prende sul serio è perduto” proprio per evitare che tu mi prendessi sul serio, come forse hai fatto.

    perché, no no, io sono un FEROCE sostenitore della soggettività interpretativa (e quindi in un certo qual modo, qualitativa) del testo. sicché, fai conto che scherzavo.

    insomma, nei limiti della sanità mentale ognuno ha diritto di pensarla come vuole. il bello è quello. e il cinema si può amare anche così.

    (grazie comunque per l’affetto, mi fa davvero molto piacere. e stai sicuro che da queste parti il dissentire – se educato e rispettoso dei muri di casa altrui – è sempre stato più che ben accetto)

  25. utente anonimo on 29 novembre 2006 at 00:27 said:

    l ho visto oggi e l ho trovato troppo disney e tutto già come qualcosa di visto e rivisto; inoltre mi aspettavo un finale più gotico e non quel “e vissero tutti felici e contenti” così tremendo.Molto deluso son stato.

    MR.DAVIS

  26. dal mio personale punto di vista, trovo bizzarro che si riesca ad intepretare quel finale come un happy end. figuriamoci disney.

    poi ovviamente, ognuno vede il suo film: massimo rispetto.

  27. tutta la sequenza nella “stanza” del mostro monovedente è di un’inquietudine assurda. A cominciare da quei quadri tutt’intorno, appesi alle pareti…

  28. utente anonimo on 2 dicembre 2006 at 22:51 said:

    orrido…inutile…miyazaki…sto per avere un collasso. io credo che miyazaki apra la mente, sciolga quella che la disney spaccia per fantasia, che dovrebbe funzionare anche se non osa farci vedere qualcosa che non abbiamo già visto in mille altri luoghi, in un miliardo di altri modi.

  29. utente anonimo on 2 dicembre 2006 at 22:53 said:

    firma: vale

  30. sante parole, vale.

    (vale?)

  31. utente anonimo on 6 dicembre 2006 at 15:53 said:

    Non ho ben capito come si possa definire disneyano uno dei finali piu’ neri che abbia visto in vita mia, della serie la speranza esiste solo nei sogni, peccato che nella realta’ si crepi … :(

    Semmai si potrebbe definire forse un finale cattolico, della serie se siete buoni poi nell’al di la’ andate in paradiso …

    E visto che vogliamo far questioni, potremmo dire che la cosiddetta’ realta’ della guerra e dei partigiani, che NON ha alcuna velleita’ storica, visto che il personaggio di Vidal e’ un Vilain da film horror (con tanto di ghigno alla Joker)

    si potrebbe considerare nel suo insieme parte integrante della prova a cui e’ sottoposta Ofelia, per accedere “al livello successivo” … :)

  32. quello sotto ero io, non ho capito perche’ sloggato …

  33. utente anonimo on 7 dicembre 2006 at 00:26 said:

    a questo punto si poterbbe dire che il cattolicesimo e i videogames ci portano tutti al livello successivo…ma in modo diverso. (un fulmine divino sta vagando in cerca del mio cranio…). il finale è liberatorio però. superate le tre prove è quasi una sollievo che lei non debba ancora vivere nel cupissimo mondo reale, dove invece continuerà a vivere il fratello.

    vale (si, valentina)

  34. se ascolti gli offlaga disco pax, così, giusto per dire, aggiungiamo un punto alla scala di gradimento delle tue recensioni. che di solito ci trovano già d’accordo.

    perchè insomma tele capo d’istria e i suoi film non li avrebbero citati proprio tutti!

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