Cars – Motori ruggenti (Cars)
di John Lasseter (e Joe Ranft), 2006
Qualche mese fa, quando dopo l’entusiasmo spropositato per l’incredibile Gli Incredibili si cominciò a pensare al futuro e alla prossima fatica della Pixar, di fronte al trailer, al concept, e soprattutto alle diatribe economico-legali tra Disney e Pixar, passò a tutti un pensiero per la testa: Cars sarà un film inevitabilmente imperfetto, forse addirittura brutto, ed è forse – pensavano i più complottisti – una crudeltà preparata da Lasseter per la Disney. Uno sputo in faccia prima di liberarsene del tutto, il canto del cigno e insieme il baratro di un’azienda altrove geniale, prima di passare definitivamente all’autonomia e ai sogni veri. Poi le cose, si sa, non sono andate proprio così. Intanto, Cars l’abbiamo atteso, e atteso, e atteso.
Cars, dunque, faceva paura.
Ma John Lasseter si è dimostrato ancora una volta l’ultimo Walt Disney possibile, il poeta universale dell’animazione 3D, trasformando un film impossibile in un altro tassello di quella che è – lo ripetiamo – l’ultima possibile fabbrica dei sogni.
Cars, dunque, è bellissimo.
Molti storceranno – e già hanno storto – il naso di fronte a una storia che si rifà ai più collaudati meccanismi del romanzo americano di formazione (e soprattutto di riscatto), alle opposizioni più semplici come città/campagna, alle tematiche più ovvie come il consumismo imperante, il valore dello sport, dell’onore, dell’onestà, dell’amicizia, della famiglia (allargata), degli anziani, e via moraleggiando. A un film insomma che forse è più Disney che Pixar, e che forse è il meno bello (approssimativamente) tra tutti quelli prodotti dalla casa statunitense in questi ultimi 11 anni.
Cars, dunque, non è perfetto.
Ma è davvero impossibile resistere a una resa visiva impressionante e che ancora una volta supera i risultati ottenuti finora (quasi da chiunque), lasciando stupefatti sia quando si sbatte tutta la tecnica in faccia agli spettatori (le sequenze nello stadio nell’inizio, vorticoso per contrasto) sia quando si distilla l’emozione una goccia alla volta, di fronte a un panorama, ad una strada deserta, ad una cittadina addormentata. E difficile non riconoscere l’impressionante quadratura della sceneggiatura, che è sempre stato il punto forte della Pixar, anche qui senza un buco, una sfilacciatura, un’imperfezione, con dialoghi perfetti, personaggi eccezionali (primo tra tutti il carro attrezzi Cricchetto, degno erede della lunghissima e prestigiosa storia delle spalle-comiche della Disney), trattori-mucche e insetti-maggiolini, e due meccanici italoamericani che si chiamano Luigi e Guido.
Cars, dunque, è imperdibile.
John Lasseter, con tutti i perdonabili difettucci, o meglio ingenuità, che il suo Cars possiede, è uno dei pochi demiurghi del cinema contemporaneo a rivestire ogni suo personaggio e ogni suo ambiente di un amore incondizionato, persino più di quanto il geniale e cinico Brad Bird abbia fatto con i suoi Incredibili supereroi. E tutto questo amore si vede, traspare da ogni sorriso, tenerezza, semplicità, buffoneria, persino in quei poster invecchiati appesi alle pareti di Doc Hudson, persino in una lacrima di tergicristallo di una Porsche dal cuore d’oro.
Cars, dunque.
Dopo un tot di anteprime ad ombrello, CARS uscirà nelle sale italiane mercoledì 23 Agosto.