Spia + spia – Due superagenti armati fino ai denti (La gran aventura de Mortadelo y Filemón)
di Javier Fesser, 2003
Dal titolo non si direbbe, ma il film live action di Mortadelo y Filemón, personaggi di un celebre fumetto nato in Spagna negli anni cinquanta dalla penna di Francisco Ibáñez, e uscito in Italia a metà Luglio senza che nessuno se ne accorgesse, è il secondo più grande successo commerciale del cinema spagnolo dopo The others, e il film più visto in assoluto nel 2003 in quel paese.
Ora, il fatto che da noi abbia tardato tanto per una volta è più che comprensibile*: ci mancano i riferimenti testuali e culturali, ci manca l’attaccamento ai personaggi, non conosciamo queste facce assurde (a parte un ironico Dominique Pinon in trasferta, forse il migliore del film). Quanto è difficile pensare a Aldo, Giovanni e Giacomo fuori dai confini di Milano, tanto lo è per Mortadelo e Filemón lontano da Valencia. E tanto meno siamo avvezzi a questa comicità fatta di gente che viene schiacciata da cose pesantissime ogni 5 minuti, e che può risultare indigesta in fretta. Il primo quarto d’ora, prima del titolo – con la mosca karaokofila e gli effetti del "demoralizzatore di truppe" – sono piacevolissimi, una via di mezzo tra un Jacovitti filmato e una Amelie cocainomane, ma più di un’ora e mezza così e uno rischia di diventare pazzo, o completamente scemo.
Ma in fondo, LGAdMyF non è altro che un cartoon (peraltro che usa il digitale con una certa consapevolezza), e come tale è abbastanza innocuo, magari fastidiosamente innocuo, ma una tale scemenza non fa male a nessuno e – nonostante l’iperattività adatta forse più ai bambini o ai nostalgici duri e puri – qualche risata la strappa. Dubito che per la visione in italiano si possa dire la stessa cosa: potendo scegliere, fate uno sforzo e vedetelo in spagnolo.
*nota: quanto detto sulla comprensibilità dei tre anni di ritardo nella distribuzione di questo film non giustificheranno mai e poi mai la scelta dell’orrendo titolo italiano da parte dei distributori. Siamo alle solite, insomma. Vergogna.