La cura del gorilla
di Carlo Arturo Sigon, 2006
Il primo lungometraggio di Sigon, tratto dal romanzo di Sandrone Dazieri, è quello che mio padre definirebbe, con una locuzione da lui spesso utilizzata, un "vorrei ma non posso", traslata da me più frequentemente nel ben più divertente e ggiovane termine wannabe.
Insomma, La cura del gorilla è il wannabe di ciò che Arrivederci amore, ciao è la risoluzione, ovvero di un’applicazione dei meccanismi di genere presenti (anzi, eccedenti) nella buona letteratura contemporanea nel nostro paese, in autori come – appunto – Dazieri e Carlotto, ma anche Genna e Pinketts, alle formule del cinema italiano. La cura del gorilla è un wannabe cinema di genere, ma riesce ad essere a malapena cinema.
Non che non ce la metta tutta, anzi: ma cercando in tutti i modi di trasformare Claudio Bisio – attore teatricamente eccellente, Zelig permettendo – in una faccia da cinema, e non riuscendoci del tutto (anche a causa di una tremenda e interminabile voce off, evidentemente fasulla e forzata come spesso accade), a partire dal cast (ancora Catania sopra le righe?) e finendo ai dialoghi, lascia tutto intorno la brutta sensazione di un film ancora incollato alle pieghe più bieche del salvatoressismo d’accatto, dai rimandi visivi, alle ambizioni di Nirvana, alle tentazioni televisive, a Gigio Alberti eterno fattone che si fa le canne.
C’è sicuramente di peggio in Italia, e La cura del gorilla è più fastidiosetto che davvero brutto, perché almeno – lo si ripete – Sigon per primo ce la mette tutta, aggirando la sceneggiatura intricata e i pessimi dialoghi, e azzeccando a tratti qualche atmosfera, un buon incipit sanguinario, e poco altro. Appunto.
Straordinario però Bebo Storti nella parte del detective dalla scorza dura e dal cuore morbido, mentre Stefania Rocca è un’attrice da teatrino del liceo, (inascoltabile e) inguardabile. Una wannabe attrice.
Hai davvero avuto il coraggio di scrivere “salvatoressismo”? Ma bravo, continuiamo così, facciamoci del male.
P.S. Invia film in mail ad Alice, io al momento dal mare non riesco neanche ad accedere alla mia casella così uso il blog per recapitarti messaggi.
Edo
E’ un vero peccato: i libri di Sandrone Dazieri meritavano tutt’altro trattamento.
Non ho ancora visto il film ma effettivamente i libri di Sandrone mi sono piaciuti assai, forse è proprio per questo che non ho ancora avuto il coraggio di vedere il film.
Edo
durissimo.lillo
Ma sei un grande!!! Azzeccate tre su tre:
- Gigio Alberti ha effettivamente rotto il c@zzo;
- “Stefania Rocca” e “attrice” sono due parole da non mettere vicine (ha recitato meglio Fabio Volo in Casomai);
- Bebo Storti lo conosco, è effettivamente straordinario.
Haran Banjo
eheh grazie.
bebo storti una volta l’ho avuto davanti a me, in coda alle macchinette dei biglietti alla stazione.
se lo vedi salutamelo, che gli voglio bene.
(@lillo: durissimo?)
durissimo: non hai fatto sconti
ciao kekone, gigio alberti è distrutto ma è uno della cumpa
in effetti sono stato un po’ cattivo, non mi ha fatto COSI’ schifo come sembra.
credo che il sunto perfetto sia “non proprio così brutto ma abbastanza fastidioso”. insomma, o qualcosa del genere.
Mmm… a me non è dispiaciuto (ok, il finale è a dir poco tirato via), però la rece non l’ho scritta io sul nostro blog, perciò non potrai massacrarmi.
Eh!
BenSG