Slevin – Patto criminale (Lucky Number Slevin)
di Paul McGuigan, 2006
Ci vorrebbe poco a massacrare Lucky Number Slevin: è la solita brodaglia, e Tarantino di su e Tarantino di giù, e i due killer imbranati, e quella nana bona di Lucy Liu che parla a macchinetta, e quel finale che magari non ti va giù, e basta Bruce Willis con i due pistoloni. Eppure, il regista scozzese McGuigan al suo primo secondo film americano non solo porta a compimento il suo scopo – che è quello di realizzare un gangster-moviarello piacevole e senza troppe pretese che non siano fumettistiche (i due gangster rivali che si guardagno in cagnesco dai rispettivi attici) o citazioniste - ma riesce anche a confezionare un film di tutto rispetto, indubbiamente divertente, visivamente curatissimo e, con tutti i limiti del caso, nemmeno troppo banale.
Si sarebbe dovuto dire, in prima battuta, che il film è quello che è soprattutto (o solamente?) grazie allo script di Jason Smilovic. Che sarà ridondante, logorroico e wannabe-colto quanto volete, che sbaglierà pure qualche colpo nell’eccesso di indizi + risoluzioni tanto da sembrare una (buona) tesi da corso di sceneggiatura, ma che funziona splendidamente. I dialoghi sono talmente allo stato di grazia che l’assoluta prevedibilità dei twist del suo soggetto (nonostante si scimmiotti I soliti sospetti , qui si capisce tutto, e subito) passa in secondo piano.
Da parte sua, McGuigan dirige davvero benino: piglia qualche perdonabile scivolata facendo lo stiloso a tutti i costi (i flashback in step-frame sono davvero brutti, diciamolo), ma sa disporre con maestria, nell’incasinatissimo mosaico di facce e (tantissime) parole, sia i pezzi più burleschi che, con il passaggio brusco alla seconda parte ben più seria, quelli più sanguinari, violenti e vendicativi. Certo che con volti del genere al proprio servizio è dura sbagliare il colpo: persino Josh Hartnett è molto bravo – ma con quella faccia da schiaffi che si ritrova, ovvio che l’atarassico gli viene da dio.
Insomma, sarà anche la solita brodaglia, ma è cucinata con una classe che altri si sognano.
Tutto bene, ma questo è il secondo film americano di McGuigan dopo “Appuntamento a Wicker Park” (da noi uscito solo in home video, protagonista sempre Josh “Pinocchietto” Hartnett)
mmh ieri ero indeciso se andarmi a vedere “Slevin” o “Domino”, ma alla fine ho optato per Keira, anche se non m’ha entusiasmato come speravo…
Cmq mi chiedevo…ma la tappa Lucy Liu sta dappertutto?? O_o
@vio: ops. grazie della segnalazione. a proposito, Wicker Park com’è?
Vado a vederlo stasera. Se la deduzione che ho fatto dal tuo post mi rovina il finale, aspettati uno spoiler incredibile per qualche film che attendi con ansia.
Tipo D.O.A.
Io però avevo capito tutto, e quasi subito, ne I soliti sospetti. Qui no!
E poi Hartnett è troppo Pitt.
Per il resto, concordo con la tua recensione. Io mi sono divertita. Con ciò, resta un “filmino”.
non merita troppa indulgenza. mi sembra che film come questo ce ne siano fin troppi e visti mille volte.
Josh Hartnett non è nemmeno sexy (la cosa lo salverebbe) è un bambolo di gomma.
Come ha detto giustamente il recensore: sceneggiatura risaputa e prevedibile.
Ma se il film incontra il favore del pubblico è perchè è il segno di un’epoca, dove sublimare l’adrenalinico bisogno di attaccare briga.
Bruce Willis è uno straordinario attore da commedia incredibilmente poco sfruttato (quasi solo la tv se ne è accorta) dal genere che più gli si addicerebbe.
Finiranno gli emuli di Tarantino (già emulo di suo)?
Anche se Tarantino ha quell’approccio dell’accumulo e del mosaico tipicamente queer che sfugge completamente a tutti quelli che pensano di essere suoi “discepoli”…
Gli emuli di Tarantino, come giustamente ha detto Cronenberg, hanno reso la violenza spettacolo da fumetto. Mentre è una cosa seria.
sì vabbè ma non facciamo passare il mio post come “un’indulgenza”.
no no, il film mi è proprio piaciuto.
(la sceneggiatura è bellissima, semmai sono soggetto e trama ad essere un po’ prevedibili, ma – come ho detto – poco male)
(e sono convinto che la violenza qui sia grottesca e facilona fino a un certo punto – fino a quando le cose si fanno serie – ma in questo caso chi se ne importa, non si nasce tutti Cronenberg)
(ovviamente, il mio “Tarantino di su Tarantino di giù” includeva anche commenti come il tuo)
Secondo me, invece, la sceneggiatura ha delle pause piuttosto imbarazzanti, specialmente nei dialoghi; non so, ho avuto come la sensazione che mancasse quel “qualcosa” per rendere il tutto più fluido e ritmato.
Ad ogni modo non è brutto, solo che i film veramente belli sono fatti in un’altra maniera.
;o)
BenSG
Non saprei cosa dirti del film, non l’ho visto. Ultimamente mi dedico soltanto ai dvd di lost (era dai tempi di Twin Peaks…)comunque complimenti per il blog, l’ho scoperto adesso.
Ester
No, no. Questo film non è male, l’occhio forse un pò freddino, dispiace.
E’ uno splendido piccolo film, nonostante tutti i difetti che si porta dietro. E poi l’idea del ‘Kansas City Shuffle’ non è affatto male (anche se è sostanzialmente soltanto una misdirection da prestigiatore).
E poi se devo essere sincero: io non avevo mica capito tutto, quasi, ma non tutto. Insomma: ho goduto.
Caro Kekkoz, a parte qualche, anzi pochissimissimi difettucci.. ce ne fosse di brodaglia così!!!!!
ERODADADAMS
..è vero, il film è banalmente piacevole da vedere..
ma mi ha lasciato un gran buco nero. non so, per capirci:vedi un film di sera e più tardi nel tuo lettino ripensi a quello che hai visto.
beh,io mi sono addormantata di botto.
dicci qualcosa su Non è peccato