Syndromes and a century, Apichatpong Weerasethakul 2006

Sang sattawat (Syndromes and a century)
di Apichatpong Weerasethakul
Venezia 63 – Concorso

Il nuovo film del regista di Tropical Malady (da me mai visto, ma solo per pigrizia: per chi lo conosce è forse inutile parlare dei ritmi – in confronto a cui Tsai Ming-Liang sembra Michael Bay) è un oggetto abbastanza bizzarro: dopo una cinquantina di minuti ambientati in una clinica della campagna thailandese, in cui si crea la base per un film, peraltro sottilissima ma molto ironica e con diverse trovate divertenti, gli stessi personaggi e situazioni simili vengono riproposti nel contesto di un moderno ospedale cittadino. Dove, ovviamente, i dottori non hanno quello stesso rapporto con le persone, e non c’è comunicazione, e c’è la tv, i telefonini, e l’alcol, e non ci sono le palme, e una volta qui era tutta campagna, e non ci sono più le mezze stagioni. “Antonionismo da esportazione”, dice ridendo il socio accanto a me. Sante parole? Gran finale d’aerobica in un parco cittadino: una sintesi? Esperimento curioso, se vogliamo, ma se il messaggio è davvero quello de Il topo di campagna e il topo di città, permettetemi, mi sento un po’ preso in giro.

4 Thoughts on “Syndromes and a century, Apichatpong Weerasethakul 2006

  1. Mi riportano un dialogo meraviglioso su RaiSat tra Barisone e Apieccetera:

    Barisone – “Ecco, la scelta di ambientare il film all’interno di un ospedale è sintomatico della sua volontà di sondare il battito del mondo, pulsazioni recondite di un malessere sociale, è così che lei vede il suo cinema?”

    Apieccetera – “Beh, io sono cresciuto in un ospedale, è un ambiente che conosco bene e volevo raccontare la storia dei miei genitori”.

  2. bellissimo il dialogo! ahah.

    Comunque questo film verrà premiato.

    Cinema difficile quello di questo regista, decisamente difficile.

    Ma parlando di altro sguardo o cose già viste, forse che ci sia un cinema come questo è solo un bene.

  3. senza cattiveria eh, ma… certo che ne hai di tempo libero eh? ma scrivere qualcosa anche sul tuo blog no?

  4. utente anonimo on 8 settembre 2006 at 09:17 said:

    Kekkoz sei crudele a volte..forse è per questo che mi piace così tanto leggere il tuo blog..in una parola tu sai EMOZIONARE!

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