Tachiguishi retsuden (The amazing lives of the fast food grifters)
di Mamoru Oshii
Orizzonti

Se penso alle faticosissime corse che ho fatto stamattina per arrivare in tempo per la sala, non mi capacito. Entro a film iniziato (cosa che non faccio mai, ma a Venezia si fa di necessità virtù) e mi trovo davanti l’intro di un film potenzialmente interessante. Peccato che questa intro duri un’ora e quarantacinque. Incredibile che il regista dei Ghost in the shell abbia fatto una roba simile: animazioni bidimensionali pupazzesche tipo primo-Gilliam in un mockumentary che racconta il Giappone del dopoguerra attraverso le figure di "scroccatori di fast-food". Ma scherziamo? Magari: se il film fosse davvero un lungo scherzo, forse ci sarebbe stato da divertirsi, anche se comunque senza entusiasmi. Invece Oshii, sotto i suoi nonsense che non fanno ridere (tranne qualche sparuto caso, le risate si risparmiano, eccome), si prende estremamente sul serio, e ci crede, ci crede fino in fondo. Vallo a capire. La narrazione monotonissima chiude il quadro di un film inspiegabile, mortalmente noioso, e su cui vorrei passar sopra come ad una curiosità morbosetta, in attesa del prossimo grande film.

3 Thoughts on “

  1. oh che bello. e io che credevo di essere l’unico – insieme al mio amico – ad esseremi annoiato. copminciavo a pensare di essermi allontanato dal cinema di non capirci più niente… a me sta cosa degli scrocconi, né documentario né fiction né anime né realtà mi ha sfracellato i cosiddetti.

  2. Peccato però…

  3. utente anonimo on 17 settembre 2006 at 01:54 said:

    Una sola parola: grande!

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