Lady in the water
di M. Night Shyamalan, 2006
Una premessa: non era mia intenzione "tirarmela" riguardo questo post. E lo dico, perché da fuori tutta questa manfrina sembrava antipatica persino a me stesso. Semplicemente, non ho avuto il tempo e, diciamocelo, soprattutto una gran voglia di scriverne, pur avendolo visto ormai tre giorni fa. E ora che l’ho scritto, l’ho fatto in fretta e furia. Anzi, guardate, questo post è brutto. E guai a chi dice il contrario.
E’ davvero facilissimo demolire un film come Lady in the water. Perché è un film che contiene al suo interno non solo la sua stessa autocritica, come spesso accade, ma anche la sua autodifesa: ammetto che una scena come quella del critico possa risultare irritante, anche se io la trovo cruciale, spassosa e paradossalmente perfetta nell’economia del film. E inoltre, perché racconta una storia e al tempo stesso ne svela il meccanismo, forse con ingenuità ma con una notevole presunzione. Quella che da qualche parte nel paese chiamano sboronata. Vi siete imbestialiti, avete deriso il signor Shyamalan? In fondo vi capisco, e non vi biasimo.
Ma io no. Al di là del fatto che un film che "non la manda a dire a nessuno", prendendo deliberatamente per i fondelli tutti, spettatori compresi e non solo, è da queste parti cosa gradita, l’ultimo film del regista di film fenomenali come Unbreakable e The village riesce a coniugare (miracolosamente) due pensieri quasi inconciliabili. Da una parte, una fiaba vera, romantica e "immersiva", classicissima e con tutti i crismi e gli attanti del caso, come avrebbe voluto quel sant’uomo che mi si è chiesto esplicitamente di non pronunciare. Dall’altra parte, una presa di posizione cerebrale, quasi-intellettuale e strutturalista, dove in una sorta di meta-fiaba il quotidiano viene sì immerso nel magico – come sempre accade nel suo cinema – ma mantenendo allo stesso tempo il un distacco ironico-critico. Come è possibile? L’arma scelta da Shyamalan – quasi del tutto inedita nel cinema del seriosissimo regista – è l’ironia, è il gioco. E’ la buffoneria – attraverso la gestualità e il balbettamento di Giamatti, bravissimo – a farla da padrona, salva tutta la baracca e, anzi, coglie perfettamente nel segno.
Quello che conta sopra tutto il resto è però il fatto che Lady in the water, o almeno il Lady in the water che ho visto io, è un film davvero piacevolissimo, appassionante, e dotato di una sincerità rara di questi tempi, e assolutamente disarmante. E pur cambiando radicalmente la struttura dei suoi film precedenti (lo sapete già: non c’è più la "sorpresona", deo gratias, ma una linearità assoluta che ben si combina allo studio, ingenuo ma riuscitissimo, delle suddette morfologie fiabesche), è perfettamente in linea con la poetica dell’autore. I temi della predestinazione legata al senso della vita (insomma, il nostro "posto – o ruolo, fate voi- nel mondo"), si ricollegano direttamente alle sue opere precedenti, soprattutto a Unbreakable e a Signs, di cui è quasi il "gemello buono", e forse il complementare.
Non condivido nonostante ciò l’entusiasmo di alcuni legato a questo film, che tra l’altro risulta – questo s’ha da dire – meno curato, "splendente" e virtuosistico dei film precedenti, nonostante la presenza dietro la mpd di un gigante come Christopher Doyle, perché l’ho trovato più che altro – nei risultati, più che nelle intenzioni dell’autore, che preferisco ignorare bellamente – un riuscito divertissement, che per le ragioni sovracitate non riesco a prendere sul serio fino in fondo. Almeno, il fatto che Shyamalan lo faccia in questo modo assurdo ed esagerato, non significa che debba farlo anch’io. Ma se proprio devo schierarmi, lo faccio inequivocabilmente a suo favore. E lo faccio anche volentieri.
per un giudizio complessivo e sintetico, come al solito ci sono le pallette della Connection.
Pensavo, o forse speravo, lo demolissi senza pietà. Forse nella mia personale critica avranno pesato i pop corn troppo salati e la sala vuota delle 15 e 30.
Il problema di questo film è, PRIMO, che il divertissement non riesce perché semplicemente MNS non ha nelle sue corde “l’ironia, il gioco [...], la buffoneria”. SECONDO, che non riesce ad amalgamare la fiaba vera col giochino intellettuale. Tenta di farlo, ma è impresa quasi impossibile. E purtroppo il risultato è che questo film sembra una fiaba che non ha avuto il coraggio di essere solo fiaba, un film fatto DA un regista che vuole imporsi come (presunto) autore sempre e comunque, PER un pubblico che si compiace di credersi un’élite.
È guera
non hai citato l’innominabile ma hai scritto strutturalista però ^^
*stasera faccio un tuffo nel film… poi ritorno.
(coma)
il problema di questo film, come di qualunque altro film divisiorio, è la soggettività. quando un gruppo di persone – tra cui non figurano evidenti casi di ritardo mentale o totale inettitudine in materia – si trova su posizioni così diverse, è chiaro che il punto si trova nelle persone, non nel film. e la critica perde di significato. e la guerra pure.
(coma)
lo so, il relativismo rovina tutto il divertimento. è un mio difetto.
allora ok: elitari ci sarete voi che non vi è piaciuto, ve lo meritate louis nero!
Chi non salta Shyamalano è! È!
Un Kekkoz distaccato, che prende le distanze, ma ci piace… comunque non ci compiacciamo di crecerci un’élite, noi SIAMO un’élite! (A questo punto Oh si gira e molla una testata a Jerry. Probabile prova tv per lo sboccato blogger romano. Si preannunciano 3 turni di squalifica. Espulsione per Oh. Gli 80.000 di Berlino furoreggiano.)…
ma sono rimasto solo io a demolirlo questo film? mi sento solo… sigh.
Be’, io mi sono divertita… però diciamo che gli poteva riuscire meglio.
Visione allucinante del sabato sera attorniata da orde di adolescenti che credevano di andare a vedere un film de paura… avrei preferito la sala vuota alle 15.30!
noodles:
ci sono anche io a demolirlo per partito preso (ma il film non l’ho visto) vale?
la reine
A me è piaciuto moltissimo, l’ho trovato magico e assolutamente capace nell’amalgamare, fiaba, giochino intellettuale e uno slancio positivo e di speranza. La riscoperta dello sguardo bambino, del credere nelel cose, del non lasciar scappare il sogno, ma cercare di viverlo fino in fondo. Mi sono immerso e sono affondato piano, piano nell’entusiasmo del custode balbuziente e della sua compagnia dell’anello ritrovata/scoperta. Emozionante, divertente, originale nella sceneggiatura. Il solito Shyamalan, ma con uno sguardo più sorridente. Forse ha un che di televisivo nel suo finale aperto…ma tanto un seguito non lo farà mai nessuno…
Quando il bambino salvatore della patria entra nella stanza dicendo (evidentemente se li era, spontaneamente, “riletti”): “Ho letto male i cereali”, tutti gli spettatori ancora dotati di un minimo di raziocinio dovrebbero uscire dalla sala cinematografica smadonnando. Siamo OLTRE, molto oltre il ridicolo. Anche la favola piu’ sgangherata ed inverosimile deve rispondere a delle regole minime: io posso e voglio accettare che tu legga i cereali, ma non posso accettare che sbagli a leggerli per allungare il film di 15 minuti, cosi’ facendo mi prendi in giro.
io concordo, ovviamente. e resto dell’idea che tirarsi fuori dal presunto pubblico che si crede d’elite faccia sentire ancora più d’elite.
@ la reine, be’ mi accontento. almeno non sono più così isolato ^^
siamo profondamente oltre il ridicolo, e il fatto che ci prenda per il culo non vedo perchè dovrebbe farci piacere, visto che secondo me una buona presa per il culo, cioè fare del meta-tuttoquellochevuoi (cinema, favola, popcorn, sala vuota 15.30, elite) è interessante se mi stimola qualche riflessione, se manda avanti una sorta di sperimentazione. Il colpo di sorpresa di The Village può essere un interessante presa per il culo, in fondo, fa del metacinema, fa del metahorror, fa della metafavola, discute su come costruirsi/mostrare paure e reiterarle nel tempo per bloccare/difendere un mondo a parte. Perchè salvare questo film? Il discorso teorico resta assolutamente superficiale, è come se ce lo leggessero davanti per un’ora e mezza, e per lo più ce lo legge una signora cinese con voglie materne in attesa che un imbecille si sdrai sul suo divano (magari si eccita, non so), e il sopra citato imbecille di cui interrompiamo l’elogio della balbuzia recitativa perchè non sappiamo come recita Giamatti se non lo si è visto in originale, a balbettare in quel modo è il suo doppiatore, e io che ogni tanto balbetto vi assicuro che non si balbetta in quel modo!Oh! (adoro Woody allen, ma li vedo tradotti, e adoro quindi il suo doppiatore, che balbetta nevroticamente)Non amo S. e il film non lo aiuta a farmelo amare.
Mi fa sorridere, no, mi irrita un pò, il fatto che qualcuno voglia vederci tanta ironia e capacità autoriflessiva, visto che secondo me, come già detto altrove, uno che si ritaglia la parte del messia e dice che la sua opera cambierà il mondo e che lo porterà alla morte tanto sarà un’opera scomoda per il potere….non sa dove sta di casa l’ironia, si prende sul serio, terribilmente, e quindi ci sfotte, terribilmente. così come l’umanistico senso di speranza che ci dovrebbe spingere ad aiutarci e trovare nelle piccole cose (i cereali, cazzo, i cereali, io non li mangio ma ora comincio) grandi potenzialità, e pure dio (del quale c’è inflazione, in questo periodo)…insomma non è un commento molto critico, ma non lo sopporto, scusate lo sfogo, tanto potete non leggerlo! insomma concordo con l’utente anonimo “io posso e voglio accettare che tu legga i cereali, ma non posso accettare che sbagli a leggerli per allungare il film di 15 minuti, cosi’ facendo mi prendi in giro”; aggiungendo che non accetto che l’unico personaggio/funzione che Giamatti non individua alla prima, sia il tanto stimato regista/messia/olè.
n.
beh, noodles, ora ti sentirai ancor meno isolato! ^^
Mi fate venir voglia di passare dall’altra parte solo per essere ancor più d’élite. Homer che votava per Uomo colpito da una pallonata era un’élite, non il resto della giuria che preferiva il manieristico film di Barney.
giuro che non voglio essere d’elite, è che proprio sto film non m’ha preso. Insomma, secondo me la magia della fiaba è altrove, in ben altre storie. :p
W Homer ^^
Venticinque -circa – anni fa la rilettura della fiaba la faceva Spielberg con ET.
Lady in the Water è come siamo messi adesso. Non vedo perché non fare dei commentisulla Morfologia della Fiaba, che è un po’ più faticoso da leggere (ma mica tanto) ma dà più soddisfazioni.
Almeno se si deve essere élite lo si faccia per qualcosa di sensato: per Propp o per La mia vita a stelle e strisce.
m.
PS. un film che prende per i fondelli tutti gli spettatori, proponendo l’autore come unico eletto è la trama del classico “romanzo nel cassetto”. Che sta benissimo nel cassetto
a me è piaciuto. Shyamalan sbaglia molto, ma azzecca anche molto. Cmq un regista che non lascia mai indifferente ad ogni opera.