N (Io e Napoleone)
di Paolo Virzì, 2006

Sulla carta, l’ultimo film del regista livornese era davvero interessante: mescolare la perizia della ricostruzione storica con la levità della commedia italiana (o della commedia all’italiana, fate voi), senza farsi mancare se possibile una velata e malcelata riflessione sul presente. Qui, più che sul (post)berlusconismo, come ci si poteva aspettare, si parla del "popolino che si esalta per ogni cosa che sia peggiore di lui". Poteva persino essere un progetto rischioso. E che meraviglia, il rischio.

Purtroppo Virzì fa l’errore di abdicare la sua indole più leggera, quella che aveva fatto sì che venissero alla luce film davvero rari come Ovosodo o Ferie d’Agosto, a questa nuova ambizione, concentrandosi troppo sulle ottime scenografie e sui costumi, ricordandosi a tratti la sua identità ma esprimendola senza un briciolo di equilibrio, e di conseguenza – addirittura – annoiando, e abbandonando un po’ a se stessi i personaggi. Brutto errore. Perché il cinema di Virzì non è certo esente dalle macchiette, ma non si può negare che Piero, Sandro, Caterina, persino Tanino, in fondo fossero dei bei personaggi. Il Martino di Elio Germano è poco più che un character. E come diceva Winston Wolf, "just because you are a character, doesn’t mean you have character".

Forse è colpa di Auteuil, che gli ruba la scena con il suo Napoleone fascinoso, forse meglio scritto che interpretato ma indubbiamente "attraente": ecco, questo riesce bene a Virzì e soci. Cioè, fare di noi spettatori ciò che Napoleone fa di Martino, di Emilia e della popolazione dell’Elba, ingannarci con la seduzione del potere e farci scoprire napoleonici per un paio di frasi fatte, una battuta, una "pacca sulla spalla", e un bicchiere di limonata col rutto, in attesa di salpare per la Francia. E gli riesce molto bene. Ma nel frattempo il resto del cast si sta agitando sullo sfondo con un lieve imbarazzo da recita scolastica, cercando in tutti i modi di parlare un toscano quantomeno credibile, alcuni facendosi perdonare (Monica Bellucci, che a quanto pare si è inventata un mischiotto di accenti tutto suo, è parecchio divertente e – come spesso accade, forse inconsciamente – autoironica), altri assolutamente no. Come Sabrina Impacciatore. Non vorrei aggiungere altro, se non che invece Massimo Ceccherini è di una bravura quasi miracolosa.

Ma questo Ceccherini straordinariamente moderato, quasi poetico (il suo incontro con Mirella fuori dall’uscio – "bisogna resistere" – giusto un attimo ma che lascia stupefatti), non basta certo a risollevare del tutto un film davvero deboluccio. Un film passabile se vogliamo. Forse anche piacevole, suvvia. Ma all’altezza di nessuna delle sue ambizioni. E poi, va da sè, in un’ottica ipersoggettivista, l’attualità e il postberlusconismo trovateveli pure voialtri. Per me è semplicemente e profondamente un film di Virzì, e sta al finale dimostrarlo fino in fondo. Insomma, gli ideali e le utopie, individuali politiche o collettive che siano, alla fine dei giochi sono schiacciati sempre dalla dolcezza delle cose quotidiane. Dalla semplicità e dalla bellezza del compromesso con se stessi. E che due palle.

Prima che qualcuno me lo chieda: le bocce della Inaudi non si vedono, quelle della Bellucci sì.

16 Thoughts on “

  1. A me è da mo’ che sto livornese Virzì non m’incanta più.

    Ed è un peccato perchè apparterrebbe quasi di diritto a qulla scuola di regia toscana che ha toccato vette inesplorate con Pietro Germi.

    Virzì forse vorrebbe emulare quei maestri … ma riesce solo a convincere una critica schierata che assume le solite posizioni di comodo, perchè il film è di quelli presentati alla Festa del cinema di Roma. Cioè voglio dire mica pizza e fichi.

    Ma quel tipo di cinema ha altri riferimenti. Vogliamo citare, e citiamolo, L’ultimo imperatore, di Bernardo Bertolucci, vincitore non so più di quanti premi Oscar, tutti strameritati?

    E che dire della Bellucci così fiera d’interpretare una nobile un po’ mignotta come le piace (?) dire …

    Povero Vincent Cassel. Ovviamente si fa per dire. Ma la vera domanda, dopo la lettura del tuo post, è la segunete:

    “Le bocce della Bellucci valgono il prezzo del biglietto?”

    Io dico di no … ma un po’ a malincuore, si poteva fare di più …

    Che ne pensi del programma di Gigi Marzullo dico Gigi Marzullo? Facciamo tutti una proposta in Rai per fare invitare i cinelbogger, io la butto lì.

    Un saluto.

    Rob.

    Feedback non richiesto: con IE il template ha qualche problema con firefox no.

  2. grazie del feedback, era colpa della chart di Last.Fm, che ora ho dovuto togliere.

    IE sucks.

  3. Dù palle sto film…

  4. utente anonimo on 17 ottobre 2006 at 06:38 said:

    Ma le bocce di Scarlett in scoop si vedono?

  5. io non l’ho trovato così male. al contrario tuo l’ho trovato abbastanza equilibrato, ben montato e anche ben raccontato. non è un capolavoro ovviamente ma rende bene.

    e all’elba era difficile non avere dei toscani toscani..

  6. Di berlusconista non c’ho trovato un bel niente se non due chiacchiere in conferenza stampa per fare un po’ di notizia.

    Che il compromesso con se stessi poi sia “bello” ho invece qualche dubbio.

    Per il resto, da oggi non ci parliamo più.

  7. secondo me lui il paragone berlusconi-napoleone lo ha tentato, soprattutto come oggetto di adorazione del cialtrone medio italiano, ma la statura dei due personaggi è talmente diversa che non regge neppure un secondo..

  8. utente anonimo on 17 ottobre 2006 at 16:33 said:

    un film che non si capisce dove voglia andare a parare, appena appena gradevole in qualche punto ma perlopiù poco divertente e alla fine molti del pubblico avevano la faccia da ” e allora” ?

    Germano è bravo, fa più di quel che può, Ceccherini non l’ho trovato per nulla rilevante, d’accordo invece sulla Bellucci e su Auteuil- alp

  9. adesso voglio fondare un movimento per la rivalutazione di monica bellucci.

    poi passiamo a muccino.

  10. utente anonimo on 17 ottobre 2006 at 23:24 said:

    Io voglio fondare un movimento per lo svelamento delle tette di Scarlett.

  11. Firmo. (per le tette si Scarlett)

  12. Io dico: basta così poco.

    I registi italiani dovrebbero imparare dai loro maestri.

    Tu hai una attrice di scarso valore recitativo? Spogliala! In Italia si può siamo cattolici, mica evangelici.

    Scopri una tetta, fai vedere il culo, e un pubblico numeroso affollerà il cinema, fingendo di non avere visto mille volte quelle tette e quel culo su Internet/giornali/satelliti.

    Zeffirelli fa Romeo e Giulietta e spoglia da par suo il bellissimo Leonard Whiting, di cui vediamo bene e a lungo in culo sodo da adolescente. Nessuna attenzione, giustamente, per la scipita Olivia Hussey. Franchino sa quello che vuole vedere al cinema e gliene saremo sempre grati.

    In Black Dahlia, De Palma ci regala il magnifico culo di Josh Hartnett, coprendo bene Scarlett Johansson, una che non si capisce bene cosa abbia di figo (culo grosso, denti in fuori, viso irregolare).

    Virzì ha due donne che coprono benissimo i target ragazzini (Inaudi) e uomini maturi (Bellucci). Dico, sfrutta la situazione, hai una storia che non sai se sfonda o meno? Cosa t’inventi un riferimento a Berlusconi, che non attira al cinema oramai neppure i nostalgici della Guzzanti e gli affamati di girotondi.

    Buttala sulla tetta! Che tira sempre. Sopratutto gli incassi. Ah! Se ci fosse ancora Spinola!

    Oscar

  13. utente anonimo on 19 ottobre 2006 at 16:03 said:

    eddai, non è così male….

    lonchaney

  14. a me è piaciuto, anche se “caterina va in città” resta inarrivabile.

    sarà anche vero che Virzì sta calando ma resta anni luce avanti alla media del cinema italiano, rivedetevi ad esempio l’ultimo Tavarelli o l’ultima Comencin….e non so che ridere o piangere.

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