The departed – Il bene e il male (The departed)
di Martin Scorsese, 2006

L’ho detto più volte, quando passano così tanti giorni dalla visione di un film la voglia di scrivene mi passa. Ma pur avendo già espresso sinteticamente la mia posizione, non posso – e in fondo non voglio – esimermi. Dunque, in poche parole:

Se una o più cinematografie appassionano tanto, quanto è difficile accettare che ne venga proposto un rimaneggiamento? Non per una supposta intoccabilità del testo, argomentazione ben situata tra l’inutilità e la stupidità. Il problema è che spesso e volentieri viene dimenticato il mondo da cui un’opera proviene, pure in modo esplicito come in questo caso, da gran parte della stampa e – ancora peggio – dal pubblico. Ed è un peccato. Anche se è un discorso che da queste parti ci si è persino stufati di fare, perché la cosa riguarda non solo Hong Kong, ma anche e soprattutto Giappone e Corea. Tutti conosco Verbinski, meno Nakata. Troppi Jim Sonzero, quasi nessuno Kurosawa Kiyoshi. Per dire, molti conosceranno Yann Samuell, pochissimi Kwak Jae-young.

La preoccupazione aumenta a dismisura per il remake di un film come Infernal affairs che, nel panorama non propriamente idilliaco del cinema hongkonghese recente, era qualcosa di più che un semplice gran-bel-film, ma un’opera capace di coniugare i divi e il grande spettacolo popolare della macchina industriale pancinese, e quindi un film tanto appassionante quanto vendibilissimo, e una qualità (intellettuale ed emozionale) davvero stupefacente.

Ma nelle mani di Martin Scorsese, la storia dei due infiltrati, un poliziotto tra le bande mafiose e un gangster alla centrale di polizia, e del loro rapporto edipico e conflittuale con i loro "padri", grazie ad un tono sofferto, cupissimo e programmaticamente tragico, a una messa in scena incredibile che sa persino sperimentare (con modestia) su moduli e modalità visive e narrative – per esempio tramite i flash improvvisi, le fiammate violente, alcuni fermoimmagine quasi impercettibili – diventa non solo il miglior film del regista dai tempi del sottovalutatissimo Bringing out the dead, non solo un film pressoché inattaccabile se non – appunto – con il senno dell’opera da cui è tratto con una certa fedeltà (ma un confronto simile, finito il divertente giochino, lascia sempre il tempo che trova), ma uno dei film più belli di quest’anno.

Con una certa fedeltà, si diceva: ma nonostante The departed si pieghi tutto sommato a una replica allungata del film di Adrew Lau, è proprio il tono a fare la differenza, e a farla parzialmente in favore del film di Scorsese. Laddove colà vi sono ralenti e carrelli, e un’epica tragica, disperata e spudoratamente struggente, qui si procede agli antipodi, con una secchezza quasi spaventosa (tutti gli omicidi valgano come esempio calzante) e con un montaggio geniale che in barba al melodramma spezza decine e decine di climax (anche quelli acustici: il solito tappeto sonoro scorsesiano in questo fa il suo lavoro alla perfezione) lasciando con il groppo in gola, e portando ad un finale che, pur nel giocoso disascalismo dell’inquadratura conclusiva (vi ricordate Velluto blu?), lascia assolutamente senza parole.

Allora, al di là del fatto che (o proprio perché) dietro la macchina da presa c’è un simile mostro sacro, è così difficile accettare il fatto che il remake abbia superato l’originale? In realtà, questa domanda non me la vorrei porre, non mi interessa, e la ignorerò il più possibile. In fondo, se Infernal affairs fosse uscito in Italia invece che essere relegato agli scaffali delle videoteche, così indiscreti e indistinti, non sarebbe forse anch’esso uno dei film più belli dell’anno? Però, se proprio qualcuno ci tenesse, allora sì: ho l’impressione che The departed, di quel bellissimo film che è Infernal affairs e che ora non vedete l’ora di recuperare, e che amerete, sia un remake superiore, e comunque un magnifico, grandissimo film.

Un film fatto di quieti di sconcerto e di tempeste di meraviglia. Se fossi in voi mi leccherei le dita fino a consumarle.

43 Thoughts on “

  1. ora invece voglio un gelato alla stracciatella.

    [magari funziona anche stavolta]

    scherzi a parte, bel post.

  2. utente anonimo on 6 novembre 2006 at 10:29 said:

    alla fine mi sembrava le iene…cmq continuo a pensare sempre di più che di caprio sia un grande attore. questo è un film fatto di tempi eccellenti.

    lillone sotto valium e senza identià

  3. Visti uno dopo l’altro (Infernal l’avevo mancato all’epoca e l’ho recuperato in extremis pochi giorni prima di vedere The Departed) mi hannodato l’impressione di avere ben poco a che fare. Forse The Departed è uno dei remake meno uguali all’originali mai visti.

    Benchè la storia sia quella (altrimenti che remake sarebbe) il senso è deviato, l’interesse contenutistico e soprattutto formale (e su questo concordo con te) è proprio altro.

    Ma Al di là della vita è piaciuto solo a me e a te?

  4. È il remake di Oldboy?

  5. @lillone: mi spiace non aver parlato del cast, Nicholson luciferino compreso. Di Caprio si sta facendo perdonare sempre di più tutto l’odio che provavo per lui ai tempi del liceo. grandissimo.

    @gparker: aldilàdellavita su rottentomatoes ha un pomodorometro al 73%, che non è male (ma non è abbastanza) (e in più pare che molti di loro l’abbiano scambiato per una commedia…)

    @ohdaesu: ahah!

  6. Al di là della vita è l’ultimo capolavoro di Scorsese Martin

    deliriocinefilo

  7. la tua recensione fuori dal coro (almeno, dal coro che io avevo ascoltato) mi fa ben sperare.. ora però mi e vi chiedo: visto che ho lì “infernal affairs” ad aspettarmi, che faccio, lo guardo prima o dopo aver visto “the departed”?

  8. @visionidistorte: ovviamente guardati prima infernal affairs!

    (comunque se dai un’occhiata alla cinebloggers connection vedrai che c’è moltissima gente da queste parti a cui è piaciuto quanto – e più che – a me)

  9. utente anonimo on 6 novembre 2006 at 15:56 said:

    Di caprio era già grande ai tempi di Titanic (che rimane un capolavoro)…e pure prima…

    lonchaney

  10. utente anonimo on 6 novembre 2006 at 15:59 said:

    io avevo sentito che Scorsese non aveva neanche voluto vedere Internal Affairs prima di girare, per non rimanere influenzato, e così è stato.

  11. Ottimo post.Il film migliore dell’anno

  12. @lonchaney: su Titanic, mi spiace, ma discordiamo PESANTEMENTE.

  13. @alp: intese le uscite italiane, secondo me il miglior film dell’anno è un altro, e pure il secondo.

    the departed per ora si piazza al terzo, ma tra i film del 2006 probabilmente è il migliore.

  14. @anonimo: “internal affairs” mi fa molto ridere. sembra un porno.

  15. @kekkoz: uno dei primi tuoi due è lady V vero….?

  16. LadyV è l’unico film a cui ho dato 5 pallette nel 2006. va da sé.

  17. utente anonimo on 6 novembre 2006 at 17:38 said:

    Ma Scarlett Johannson fa vedere le tette?

  18. comincia a essere poco divertente, eh.

  19. utente anonimo on 6 novembre 2006 at 18:54 said:

    eheh, kekkoz, non sai con quanta gente ho discordato in questi anni su Titanic…sono corazzatissimo…

    lonchaney

  20. caro kekkoz tevoggliobbene!

    la reine

    ;)

  21. @kekkoz anche il mio l’ho scelto ancora in gennaio…il quarto capitolo del mostro sacro terry.

  22. il titanic lo possono affondare tranquillamente. vogliamo mettere il poliziotto schizzato e paranoico con il pittore povero e belloccio?

  23. lo vedro. e, ne sono quasi sicuro, mi piacerà.

    eppure è proprio l’idea stessa del remake che mi impedisce di correre al cinema e che probabilmente mi impedirà di goderne a pieno una volta noleggiato in dvd.

    Passi il remake quando è un modo per compensare lo scarso budget dell’originale, passi il remake per riadattare ai tempi un idea ancora valida. ma pensare che un film recente, una megaproduzione già di per se validissima debba essere girata di nuovo senza cinesi mi fa incazzare.

    Solo per la cronaca, nessuno ha accennato ai due seguiti, altrettanto ben fatti.

    ichi

  24. @ichi: io non ho accennato ai due seguiti perché non li ho visti, e perché tutto sommato il film è solo il remake del primo…

    (tra parentesi, i cinesi in Infernal Affairs ci sono – anche se non ci fanno una figurona).

  25. @lonchaney: se t’interessa qui c’è uno che difenderebbe “Titanic” contro tutti gli iceberg del mondo

    @kekkoz: non ho ancora visto Scorsese ma ho visto Infernal Affairs. Che è bellissimo, non ci son cazzi. Ma mentre lo guardavo a volte pensavo “Chissà cosa ne avrà fatto Scorsesuccio mio” e sbavavo preventivamente nonostante l’immenso Tony Leung davanti ai miei occhi.

  26. utente anonimo on 7 novembre 2006 at 12:25 said:

    Kekkoz: non è vero che è il remake del primo, piglia pezzi anche del secondo e del terzo (ma non hanno pagato i diritti).

    unodipassaggio: bei ricordi, le battaglie giovanili protitanic…eravamo convinti che sarebbe diventato un classico, e non se lo ricorda più nessuno.

    sigh

    lonchaney

  27. sarebb’ora ch’io li vedessi, diavolo.

  28. @kekkoz: beh, questo mese danno tutta la trilogia su Sky, se può interessare…

  29. utente anonimo on 7 novembre 2006 at 15:59 said:

    la trilogia di Titanic?

    Un prequel sulla fomazione dell’iceberg e un sequel sulla corruzione rugginosa dello scafo?

    lonchaney

  30. @udp: grazie mille, ma – a parte che non ho sky – ho già la trilogia in mano da mesi.

    (e sarebbe il caso che io la vedessi, visto che il celebre ex-cineblogger che me la prestò prima o poi la vorrà indietro…)

  31. utente anonimo on 7 novembre 2006 at 18:12 said:

    è incredibile quanto l’odio del Di Caprio giovanile si sia trasformato in sincero apprezzamento

    è un pò come robbie quando era nei take that.lillo

  32. a proposito di Take That, oggi ho finalmente visto il loro nuovo video.

    eccolo:

    http://www.youtube.com/watch?v=JFhkhRZhDas

    cazzo che commozione.

  33. @lillo: obbie williams almeno coi take that faceva i balletti e potevi tacciarlo di omosessualità.

    per me è peggiorato.

  34. utente anonimo on 8 novembre 2006 at 18:07 said:

    il mio odio era supremo nei confronti di mark owen e gary barlow, mentre Robbie Williams mi è stato simpatico al di là delle sue sicuramente dubbuie performance canore. di Caprio lo ho odiato solo perchè sentivo le ragazzine che andavano a vedere Titanic 2 volte a sera mentre quando faceva la particina nel mitico genitori in blue jeans lo sopportavo volentieri.

    in più kekko assomiglia vagamente a Di Caprio e infatti lo piglio spesso in giro…in fatti prima di conoscerlo non lo potevo vedere…poi l’ho apprezzato sempre di più (a kekko e a Di Caprio).

    Viaggiano in simbiosi

    lillo

  35. dio mio lillo, me fai mori’.

  36. utente anonimo on 8 novembre 2006 at 19:34 said:

    Concordo in pieno!!!complimenti per il “pezzo”.

    MR.DAVIS

  37. Devo dire che considero questa una delle tue più belle recensioni.

    Mi trovi non d’accordo, d’accordissimo.

    Del resto il cinema è sempre il rimaneggiamento di qualcosa.

    Io comunque ho ordinato il DVD di Infernal Affairs appena uscito dal cinema, e tornerò con un’analisi comparata, ah se lo farò.

    Però, sia chiaro, sono d’accordo con te anche senza avere visto il film di Wai Keung Lau.

    Stammi bbuono.

    Rob.

  38. Complimenti per la RECE, davvero!!!

    Però posso dire una cosa? Secondo me sono due film completamente differenti, trama a parte, e questo per la forte personalità di tutti gli autori.

    Ciau!

    BenSG

  39. a me infernal affairs era piaciuto ma giusto abbastanza, una bella idea ed una bella atmosfera ma tante (troppe) cadute di tono patinate. quindi si, il remake è molto meglio, e mi è piaciuto molto. anche il cambiamento nel finale mi ha lasciato un po’ così (e mi ha fatto pensare che il personaggio di whalberg sia stato aggiunto con quell’unico scopo, e insomma…)

  40. corego erore: “anche SE il cambiamento nel finale ecc ecc”

  41. utente anonimo on 10 novembre 2006 at 13:34 said:

    no no, il finale è davvero orripilante…

    lonchaney

  42. altrochè se non mi son leccata le dita.

    E sto amando alla follia il pezzo dei Dropkick Murphys. E ho ri-amato Di Caprio. Già.

  43. c’è un patto sociale tra regista e spettatore, in certi generi.

    Romperlo significa tirare giù l’intera statua, e quella si rivela pure di cristallo.

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