Monster house
di Gil Kenan, 2006

Quando uscì The polar express evitai di uscire di casa e feci finta di niente, perché volevo troppo a Robert Zemeckis e desideravo continuare a volergliene. Nel caso di Monster House, secondo esperimento di film d’animazione prodotto con la tecnica della performance capture, dal momento che alla regia c’è il giovane esordiente Gil Kenan ho fatto finta di niente. Anche se è il film è evidentemente farina del sacco di Zemeckis e Spielberg.

Il film è infatti un tipico prodotto Amblin, la principale casa di produzione di zio Steven, si vede ed è un bene: infatti possiede tutta la freschezza e la piacevolezza dei film per ragazzi – e non per bambini – "di una volta": una casa infestata, lo spettro dei Goonies che si aggira senza sosta per tutta la pellicola, citazioni autoreferenziali, due coraggiosi ragazzini emarginati, Jason "Earl" Lee in versione rocker-fattona, e un incredibile flashback timburtoniano: se si riesce a sopportare la più brutta tecnica d’animazione mai inventata – si fa fatica nonostante la regia curatissima, e non si capisce perché zio Bob tenga tanto a questa robaccia – c’è davvero da divertirsi.

L’imbarazzante risoluzione dei titoli di coda ha graziato il film dalla minaccia di un piccolo divieto. Ci tappiamo il naso.

3 Thoughts on “

  1. Ma la Amblin esiste sempre?

    Non ho minimamente capito il significato del paragrafetto finale.

  2. la Amblin Entertainment esiste ancora, eccome, e produce ancora un sacco di roba.

    qualche info qui

    riguardo al paragrafetto… non volevo spoilerare.

    SEGUE SPOILER

    semplicemente, durante i titoli di coda i personaggi che si pensava fossero rimasti uccisi nella casa… non erano morti. secondo i criteri della MPAA questo ha permesso al film di passare da un probabilissimo PG13-Rating all’effettivo PG-Rating.

  3. Mandate Borat a intervistare quelli dell’MPAA. Subito.

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