L’arte del sogno (La science des rêves)
di Michel Gondry, 2006
"Will you marry me when you are seventy and have nothing to lose?"
Attendevamo così tanto il terzo film di Michel Gondry dopo le meraviglie di Eternal sunshine of the spotless mind da non poter non avere qualche paura. Per l’assenza di Charlie Kaufman in sede di sceneggiatura (qui tutta farina del sacco di Gondry), per lo spostamento eurocentrico e paneuropeista (il film è ambientato in Francia e recitato in francese, inglese e spagnolo), per mille altri irragionevoli motivi. Ma, sempre se vi fidate, potete stare tranquilli: La science des rêves è un film magnifico.
In fondo lo spirito (romantico, romanticissimo) che lo muove è lo stesso del precedente: una storia tanto ironica e divertente quanto sottilmente disperata sull’impossibilità di amarsi e sull’incontro e lo scontro tra la realtà, la memoria e il sogno. Ma questa volta, invece che sottolineare l’irresistibile ma irriproducibile cerebralità kaufmaniana, Gondry decide di raccontare la sua storia d’amore con un’incredibile leggerezza, a volte davvero commovente in modo inspiegabile (perché gli basta una frase, o uno sguardo), che ha le sue radici più profonde nella tradizione della Nouvelle vague, ma che va anche oltre.
Perché è vero che il piglio registico è più tradizionalmente "europeo" che in ESOTSM (predilezione per la camera a mano, apparente predominio del piano diegetico su quello visivo), ma lo è solo in apparenza: perché quando la fantasia e l’estro del quarantatreenne regista versaillais prendono forma, ogni struttura implode, ghiaccia, esplode, prende fuoco, riconfermando Gondry come uno dei massimi affrescatori di sogni del cinema contemporaneo. Sogni che sono i nostri desideri, ma anche le nostre più profonde paure. Come quella di affrontare un mondo che alterna noia e avversità, e a confronto del quale la fase REM è un giaciglio ben più comodo e poetico su cui costruire la propria identità.
Quindi, quando la storia di Stéphane e Stéphanie si è dipanata, non ci importa quasi più lo spassoso e complicato rimescolamento della realtà compiuto da Gondry, che pone l’ultima parte del film – quasi irraccontabile, e sicuramente non razionalizzabile – e su un piano altro rispetto al mondo a cui il cinema ci ha abituati. Rimane piuttosto nel cuore quella vita vera da ricostruire a partire da, e abbandonando, i propri sogni. Una foresta in una barca bianca che cerca il suo mare. E una carezza, una tiepida e dolcissima speranza.
Nei cinema dal 19 Gennaio 2007
Nota: questa volta siamo sfuggiti al disastro del titolo. Bene. Speriamo solo che la Mikado (nella nuova gestione De Agostini) lanci il film in modo decente e faccia realizzare un doppiaggio quantomeno intelligente. Inutile dire che L’arte del sogno andrebbe visto nella sua versione originale, visto il crogiuolo di lingue coinvolte, ma sapremo accontentarci. Ci contiamo.
il classificone è pronto, prontissimo, persino graficamente.
però sarà pubblicato da queste parti non prima di stanotte, perché diavolo, questo film merita pur qualche ora di “prima pagina”.
baci e abbracci.
Godo anticipatamente.
Buon anno, se si usa ancora augurarlo.
Effettivamente verrebbe snobbato per la solita sfilza di commenti a proposito di numeri, posizioni e frivolezze varie.
Gondry comunque lo aspetto con ansiosa curiosità…
Ora che ho commentato, me la fai vedere sta classifica? ^_^
grande la politica pubblicitaria del kekkoz.
ma non stiamo già, in fondo, anche qui, dimenticando Gondry e ciarlando solo dell’attesissimo classificone?
Niente di più fastidioso dei tuoi commentini da “tizio che si vede le cose in anteprima”. Abbiamo capito, sei figo e privilegiato. Puoi non ricordarcelo in chiusura di praticamente ogni post e metterti a livello (o almeno, provarci) di noi comuni mortali non blogger che magari vorremmo evitare di ricordarci ad ogni post “uh ma quant’è figo questo!”?
gran film. l’ho visto tre mesi fa al festival di Sitges, in versione originale sottotitolata in spagnolo. E in effetti rende il triplo.
Ci avevo pure scritto qualcosa:http://macondoblog.splinder.com/post/9514294/The+science+of+sleep
Ciao!
@lulu: grazie, buon anno anche a te! sì, si usa ancora. chediocelamandibuona.
@jecke: ahah! suvvia, fammela tirare un po’, che poi vado in vacanza!
@noodles: in effetti. mannaggia a chi l’ha inventato, ‘sto maledetto classificone.
@anonimo#5: prima di tutto,
la frase in neretto è a titolo meramente informativo, e basta.
ma soprattutto: tu pensi sul serio che i blogger abbiano dei privilegi sui film in anteprima? ahah! magari.
(o mi stai solo prendendo in giro?)
(e se usi un tono così a casetta mia, fammi almeno la cortesia di trovarti una firmetta tutta tua. ecco. bluto tu. bluto e cativo. buh.)
@pinuxbussu: ecco, invece TU sei un figo e un privilegiato. tu eri al Sitges, diamine. invidia invidia invidia.
[kekkolo, ma dove diavolo l'hai trovato?]
fantastico gondry…l’attesa è alle stelle…almeno quanto quella del classificone…hai ragione un pò di prima pagina se la merita tutta…
“…ogni struttura implode, ghiaccia, esplode, prende fuoco, riconfermando Gondry come uno dei massimi affrescatori di sogni del cinema contemporaneo…” ora piango maledetti portatemi un fazzoletto…chiamiamo tony scott e catapultiamoci al 19 gennaio maledizione!!!! fammi sto deja vu!
allora ? allora ? il classificone ? dai!!!!
lo vogliamo!!!! capito? scusa no no no si lo vogliamo!!! ho già capito…anche stanotte non si dorme…
dunque….come dire. ho da sempre apprezzato molto il genio di gondry. al punto di arrivare, in alcuni momenti del mio passato, credo a quella che si potrebbe dire una sorta di ossessione. eh già, perché il buon michel era proprio riuscito a colpirmi. col suo virtuosismo onirico, sempre però così concreto. invenzioni in camera e mai un effetto a sproposito. tutto questo per dire che forse in the science of sleep avevo messo troppa aspettativa. l’assenza di kaufman ha avuto su di me conseguenze peggiori di quanto sperassi…e insomma, alla fine…uscito dal cinema..sono rimasto un po’ così…come quando ti fanno un bel regalo ma non è proprio esattamente come se te lo avessero fatto anche del colore che ti piace (chissà se rende il paragone). mi è sembrato un gran esercizio di stile che però anziché evolvere finisce ciclicamente per parlare di se stesso…un po’ ridondante per i miei gusti…eppure c’era gael…eppure c’erano tutti gli ingredienti per l’ennesimo colpo di genio. probabilmente lo è…ma io no l’ho capito molto. non ti preoccupare michel, resti il mio preferito. (ps:confermo la quasi “necessità” di vedere il film in lingua originale. pieno di succulenti dialoghi multiculturali)
…
sul listone avrei tanto da dire…ma mi batti troppo facilmente sul piano culturale quindi nessuno mi ascolterebbe.probabilmente neanche io. hai decisamente un bel modo di parlare di cinema però.
f
ciao kekko, posso utilizzare parti del tuo post per una recensione sul film di Gondry che deve uscire nelle mie rubriche molto friday prejudice?
ti pago
lillo
passami quel lavoro.
poi magari ne riparliamo.
comunque, i contenuti di questo blog sono pubblicati sotto licenza.
quindi no.
tiè.
(scherzo, però cavoli, certe cose non puoi scrivermele per email?)
lo aspetto con ansia. e lo dico perchè ne ho finalmente visto il trailer al cinema. il che mi porta alla seconda parte del commento, ovvero,commentare quello che ho visto al cinema.
Insomma il senso era er dire che deja vu è tutt’altro che male…
Incipit grandioso, trovate geniali, solita regia di tony scott.
e non venirmi a dire che la sola idea di un serrato inseguimento in autostrada con le due macchine a quattro giorni di distanza non è una figata:).
non ti ho convinto eh?
ci ho messo una virgola di troppo. e forse anche altro. non dovrei scrivere dopo una certa ora.
…ti ho linkato il post. Giusto per dirtelo. Attesa spasmodica per questo film !!!
visto (originale sottotitolato), assolutamente unico e geniale. Ma non un capolavoro, verso la fine avrei tagliato un quarto d’ora di scene, ad ogni modo a tutt’oggi è già in lizza per i migliori dell’anno solare 2007…e pazienza se è del 2006…
Non sono d’accordo sulla faccenda del titolo: l’arte del sogno è cosa ben diversa da “la scienza del sonno”
Sì, andava DECISAMENTE visto nella sua versione originale. Ma ci siamo accontentati.
UnPluraleMajestatisDiPassaggio. ^^
A questo punto visto che m’ha lsciato un po’ interdetto vorrei davvero ri-vederlo e in originale, per scoprire se mi riesce di riconciliarmici a pieno.
io l’ho trovato un film senza dubbio bello, estremamente razionale pur nella sua rappresentazione surreale. un film che indaga la mente nella sua complessità, nella capacità di sognare e astrarre la realtà. Senza dubbio una scienza del sogno e non un senso (inteso come sentire, emozione) del sogno. si può dire forse che manca di cuore è vero, ma sovrabbonda in razionalità. inutile ricercare sensazioni istintive, piuttosto sarebbe meglio guardare al generarsi di quello stupore nei confronti della nostra razionale, seppur caotica, complessità. molto cerebrale.
Film adorabile. C’è di che contentarsi.