La ricerca della felicità (The pursuit of happyness)
di Gabriele Muccino, 2006

L’esordio americano di Gabriele Muccino è forse la storia di un uomo che si convince che, non solo per "trovare la felicità" o per uscire dai casini, ma proprio per fare successo, per sfondare, l’unico modo – anzi, il modo necessario e sufficiente – è saper conquistare le persone con un sorriso e una decorosa parlantina. Con sincerità o meno, non importa: quello che conta è fare buon viso a cattivo gioco, stringere i denti, e far finta di niente se tutto va in pappa. Sciolto, sorridente, giacca scura, via, e poi a dormire nel cesso di una stazione, tra le lacrime. Tieni duro. Prima o poi ce la farai, botta di culo permettendo. Forse, eh. Un intero paese che la sera si toglie la cravatta – e quel sorriso che fa alle telecamere di tutto il mondo – e va a dormire sotto il suo ponte?

Questo è l’aspetto di The Pursuit che in qualche modo sfugge alla vista – o non c’è – ma che sarebbe più stimolante, più che l’edificante e prevedibile – anche se entusiasmante nelle sue pieghe più sadicamente kafkiane – racconto di una tenacia che se perseguita con correttezza porta, da power-of-a-dream copione, ad ogni risultato immaginabile. Perché sotto alla serie di sfighe – sterminata, davvero da record – reinventate e riassunte da Steven Conrad a partire da un fatto – deo gratias – verissimo, può giacere un’immagine assai poco rasserenata della società americana, dove è vero che i sogni possono diventare realtà, ma dove è vero anche che spesso, se ti abbandona la dea bendata, ti ritrovi in un incubo bello e buono. Quelli a cui va come Gardner – e negli States sono tantissimi, più di quanto ci vogliano far credere – generalmente, senza un pupattolo dalla faccina dolce per cui lottare, sul marciapiede finiscono per rimanerci a vita. Altro che broker.

Libertà interpretative, perlopiù. No, diciamo piuttosto che ci piacerebbe pensarla così. Perché The pursuit of happyness è invece un film abbastanza ordinario. Onesto magari, quello sì, ma scritto e girato senza andarci troppo di fino, con qualche piccolo tocco personale (sia in fase di scrittura – "this part of my life is called" – che in cabina di regia – qualche movimento di macchina ben compiuto, ma i quasi-virtuosismi de L’ultimo bacio sono lontanissimi), che appena appena si vede. Comunque, molto pacato per essere un film di Muccino: per dire, gente che corre e urla ce n’è – nonostante il successo gli americani sulla stampa si chiedono com’è che Will Smith si dimena così tanto, ehy guys THAT is Muccino – ma in alcuni momenti rischiosissimi (il campo di basket, l’abbandono della sfattissima Thandie Newton) i climax vengono tagliati con un certo garbo, e come eccesso emozionale, signora mia, le basti questo chilo e mezzo di mala suerte.

Infatti, come già accennato più volte, l’impronta sadica del film è preponderante, ma non per forza in senso negativo. Se siete disposti a vedere due ore di discesa all’inferno senza pensare di avere nulla in cambio, tipo che so, una catarsi esplicita, e se non siete dei precari o in difficoltà lavorative, altrimenti ve lo assicuro, vi arrivano delle mazzate nelle ginocchia senza precedenti, avrete anche di che divertirvi. In fondo The pursuit of happyness è, a tutti gli effetti, una pursuit. I risultati, e il riscatto, se vi aggrada, ve li potrete godere, mediamente soddisfatti (e affaticati, non c’è che dire: Gabriele non ha proprio delle manine di fata), tornando alla vostra bella casa o al vostro amato ponticello.

 Magari ripensando pure alla quantità vergognosa di denaro che il signor Gardner possiede a tutt’oggi. Senza contare gli introiti della sua autobiografia "The pursuit of happyness", e ovviamente i diritti di sfruttamento cinematografico della stessa. Questo sì, diavolo, che si chiama riscatto. Evviva l’America.

12 Thoughts on “

  1. eh, si, che bello il sogno americano!

  2. utente anonimo on 15 gennaio 2007 at 00:25 said:

    muccino è satana

  3. utente anonimo on 15 gennaio 2007 at 09:42 said:

    Ciao!!!

    Sai per caso se il film “Goya’s Ghosts” di Milos Forman uscirà al cinema?

    Adry

    P.s: Ti ho aggiunto su msn

  4. qualcuno ha beccato gondry e il bernal nel weekend? pare che oltre alla conferenza stampa a porte Serrate abbiano fatto una veloce sortita dalle parti di fogazzaro street sabato scorso….ma? peccato esserseli persi,f

  5. …il gondry e il bernal li beccai…davvero simpatici in conferenza stampa in fogazzaro anche se, al solito, domande, traduttrice e moderatore erano il top dell’idiozia italiana che si crede figa…brr, che vergogna…poi michel in giro per la sua mostra a fare foto delle sue opere…insomma…son due brave persone, intelligenti che si divertono e fan divertire: proprio belli…e c’era pure Sascha! un escalation di simpatici nanetti per dirla come delle mie amiche…comunque, questa opinione su muccino m’intriga.sto film lo voglio vedere. mi sembra di capire che il nostro eroe nazionale non abbia mollato la stronzaggine dei suoi film precedenti, il cinismo nel raccontare vite di sfigati che non arrivano alla catarsi..e a me la cosa interessa..spero di vederlo presto…di trovare qualcuno con cui andarlo a vedere visto che qua in italia sembra che tutti lo odino…

  6. tutti lo odiano ma tutti lo guardano. magari dicendo “mi ci hanno portato con la forza che io già lo sapevo prima che sarebbe stato una merda”.

  7. @adry: Goya’s Ghosts in teoria esce il 13 aprile con Medusa.

    staremo a vedere.

  8. Hehehe, adesso però ve le ciucciate voi le aziende che vi dicono “ma sì, non si preoccupi, venga a lavorare da noi sei mesi gratis, ha visto cosa succede nell’ultimo di Muccino?”… (ovvero: quello che dicono già, ma con l’irritante citazione di Muccino in più)

  9. guarda valido, non dirlo a me.

    NON DIRMELO.

    ^^

  10. utente anonimo on 15 gennaio 2007 at 21:43 said:

    secondo me hai speranze di trovare lavoro…. se muccino è riuscito a fare un film in usa….

  11. Muccino mi ha piacevolmente stupito.

  12. stupito anche mi, ma non eccessivamente.

    La doppiatrice di Thandie Newton voglio conoscerla

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