Rocky Balboa
di Sylvester Stallone, 2006


"Yo, don’t I got some rights?"
"What rights do you think you’re referring to?"
"Rights, like in that official piece of paper they wrote down the street there?"
"That’s the Bill of Rights."
"Yeah, yeah. Bill of Rights. Don’t it say something about going after what makes you happy?"
"No, that’s the pursuit of happiness. But what’s your point?"
"My point is I’m pursuing something and nobody looks too happy about it."

Parlare di Rocky Balboa non è facile. O almeno, non lo è se si vuole mantenere un certo distacco oggettivo. Il film di Stallone, sesto capitolo dell’apparentemente interminabile saga con protagonista il nerboruto pugile di Philadelphia, è un autocelebrazione ai limiti dell’imbarazzante ma è capace di momenti di grande dolcezza e intimità. Tecnicamente vecchissimo e terribilmente ingenuo, ma è capace di far alzare i suoi spettatori in piedi a fare il tifo. Riciclo spudorato di idee vecchie di trent’anni, ma anche consapevole (e scaltro, nel senso buono) tributo a un intero immaginario.

Non è una o l’altra cosa. La proverbiale incapacità dello Stallone regista e l’inspiegabile fascino dello Stallone attore (nell’unico ruolo a lui adatto e che gli rende onore), l’anima pedestre e quella passionaria dell’ultimo Rocky possibile, convivono quasi senza la cognizione del passaggio. Ci si trova a maledire le lungaggini, la bruttissima colonna sonora, Burt Young e Milo Ventimiglia che piagnucolano, Stallone che dice How you doin’ e I appreciate it ogni 2 minuti per far contenti i fan, e in pochi secondi ti perdi a guardare quel corpo imbolsito che si allena, e non ci si crede. Ci si sfida pure, a resistere a sorridere con soddisfazione durante il fatidico montage, che dovrebbe risultare stucchevole, ma non ci si riesce. Nemmeno il cagnolino ci trattiene da uno slancio di entusiasmo.

E tutto il combattimento finale, che occupa un terzo di film, quindi troppo, davvero troppo, è pure brutto, girato come viene, con un montaggio che fa fare un balzo indietro di vent’anni al cinema di boxe, con gli attori che se la divertono e fanno gli imbecilli, con le buffonerie italoamericane. Eppure quasi la pensi come quei telecronisti che rimangono a bocca aperta, e quasi sei emozionato anche tu, perché non pensavi davvero che quel vecchio pugile (o quel vecchio attore, si intende) potesse fare un simile show di fronte ai suoi fan, per i suoi fan. Per noi, tra l’altro. Ma soprattutto per se stesso.

Quando nel finale, stringato e ovvio, Rocky Stallone si allontana da quei fiori, e sfuocato se ne va a vivere quel po’ di vita che gli è rimasta, finalmente rasserenato e finalmente liberatosi dai suoi fantasmi, dovresti essere portato a odiare tutto questo, a tacciarlo di ridicolaggine. E non avresti torto. Invece sei quasi commosso. Incazzato e commosso insieme. Rocky Balboa è un brutto film che non posso che consigliarvi di cuore.

20 Thoughts on “

  1. Esiste una categoria di film che non andrebbe proiettata nei cinema, ma negli stadi o nei palazzetti dello sport. Questo è il capofila. Io lo torno a vedere e porto lo striscione del Fan Club.

  2. “Un brutto film da consigliare”… mmm, riassunto efficace.

    Personalmente, però, tenderei a non consigliarlo affatto: è solo l’ennesimo Rocky che non riserva sorpresa alcuna. Non brutto, non bello: inutile.

    Ciau!

    BenSG

  3. Non ho mica capito… ma lo devo andare a vedere o no?

  4. @simcam: bella domanda. grazie di avermelo chiesto. ^^

    (scherzo, non lo so. dipende.)

  5. Il vero problema di questo film è trovare qualcuno che ti accompagni al cinema per vederlo.

  6. Che bello, quello che avrei voluto sentire…sapevamo tutti che era così, ma non ne potevamo fare a meno…

    Ma credo che pochi (noi e giù di li) ne godremmo, per l’effetto che fa.

    Voglio vederlo ora:)

  7. utente anonimo on 18 gennaio 2007 at 17:28 said:

    Esiste una categoria di film che non andrebbe proiettata nei cinema, ma negli stadi o nei palazzetti dello sport

    hai veramente ma veramente ragione.

    lillo

  8. When Lillo Met Valido

  9. Io speravo morisse. Era giusto così. J.

  10. Rocky è la Speranza incarnata, e come tale sarà l’ultimo a morire.

  11. secondo me senza la sequenza finale il film ne avrebbe giovato, e di molto. Ma è ovviamente un paradosso: e che facciamo, un Rocky senza il ring finale? eh no.

  12. utente anonimo on 23 gennaio 2007 at 11:23 said:

    La proverbiale incapacità dello Stallone regista???

    Ma che cazzo dici? Sei un po’ coglione.

    Proverbiale nel senso che quello che dici è talmente di pubblico e comune dominio che si fa proverbio? In questo senso? Se è in questo senso allora ti sbagli perché nessuno ha mai detto che Stallone non è un discreto regista.

    Coglione.

    Il tuo pensiero è soggettivo. Il proverbiale rispecchia l’immaginario. E se il tuo pensiero non è ancora parte del mio/nostro immaginario allora hai detto una stronzata.

    Scemo.

    sc

  13. bentornato, S.C. (mh)

    si sentiva un po’ la tua mancanza, il tuo tono educato e pacato, il tuo sagace senso dell’humor.

    bah.

    (dai, però. gli insulti a casa degli altri no. conosco modi migliori per smaltire i postumi di una sbornia.)

  14. Però, nemmeno il fatto che Kekkoz sia un coglione è un dato oggettivo e/o “di pubblico e comune dominio”; converrebbe quindi aggiungere sempre, dopo ogni insulto, un “secondo me” tra parentesi.

    Esempio: coglione (secondo me).

    Oppure: maleducato (secondo me).

  15. signori, la parolaccia è donna

    e la donna qui presente dice: che il pensiero è fortunatamente soggettivo, la critica è soggettiva. Chi sostiene a fasi alterne e a seconda del comodo – non citeremo il dove e il come nello specifico perché bastano due cliccate nel web eppoi, perché dar troppo spazio a chi se lo prende in modo così singoril isterico – il contrario mente ed è dai tempi di Jung che l’immaginario collettivo è morto. Sveglia numero 12!

    la reine

  16. Al di là del caso specifico, chiunque adoperi l’argomento “(tu non capisci perché) tu sei un po’ coglione” durante una discussione e non lo faccia con un ENORME sorriso sulle labbra perde automaticamente il diritto a ricevere una risposta.

    Lo stesso vale quando qualcuno tenta paragoni tra un comportamento umano e “i nazisti” come categoria, cosa che, per la legge di Godwin, più un thread è lungo più rischia di verificarsi:

    http://encyclopediadramatica.com/index.php/Godwin%27s_Law

  17. La signorina Bellocchio ne sa sempre una più del diavolo! :)

  18. Jecke, troppo buono.

    Sono solo una che porta i segni di anni passati a suon di “(dici così perché) non scopi”, “(dici così perché) sei acida”, “(dici così perché) sei lesbica” etc.

  19. le mie preferite sono “(dici così perché) sei frocio dentro”, la condivisa “(dici così perché) non scopi”, e (dici così perché) hai il materialismo storico nel sangue”

    [quest'ultima era una inside joke per pochissimi eletti]

  20. utente anonimo on 24 gennaio 2007 at 20:33 said:

    crisco!

    gli eletti amano rocky

    e i templari.

    cmq pochi sono autorizzati a insultare kekko.

    gli eletti appunto

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