Apocalypto
di Mel Gibson, 2006

Vorrei sgombrare subito il campo dalle incertezze, perché mi rendo conto che qualcuno ha poco tempo da perdere e vorrebbe leggere subito, o quantomeno nel primo paragrafo, una dichiarazione d’intenti chiara, una presa di posizione decisa, pro o contro diamine!, soprattutto se il film divide così tanto come in effetti ha fatto negli ultimi tempi questa nuova opera del regista di Braveheart e The passion of the Christ. Lo so, certe volte si chiede solo una punta di chiarezza. Mi sembra, per adesso, se non sbaglio, sarà che non ho niente da dire, di non averne affatto.

E quindi, nonostante Gibson azzecchi qualche sparuto minuto in più di quanto io non mi aspettassi seguendo il mio ovvio e negativissimo pregiudizio, per esempio mostrando un brillante paradigma della società di classe mentre i protagonisti legati percorrono la via (crucis, obviously) che porta al tempio, oppure cambiando rotta dall’oscena prima metà preparatoria, girata con i piedi, ripeto: con i piedi, e con un’imbarazzante e ridicola pochade riempitiva, a una seconda metà in cui almeno si spinge sull’azione pura, dove Gibson si muove con più dimestichezza, Apocalypto è proprio brutto. E se vi sembra folle, violento e spregiudicato, vi giuro, non capisco che film abbiate visto. E nonostante le buone intenzioni ci ho messo due paragrafi a dirlo. Ora che l’ho detto potrei ripeterlo per ore. Urlando, per strada.

Si sarebbe tentati, forse proprio per l’estrema ingenuità e per la rozzezza con cui è girato questo mastodontico e interminabile pachiderma da corsa, condito pure dalle risaputissime musiche tribali di James Horner e da dialoghi che (come già fatto notare altrove) nascondono la loro insopportabile banalità dietro il trucchetto del fascino della lingua madre (inutile e perfino dannoso quando non si hanno pretese documentarie bensì idelogiche e/o di intrattenimento), a non demolirlo in toto, a fare in modo che passi inosservato e che qualcuno se ne innamori pure. Che si divertano pure!, a vedere questa cartolina traballante e sentenziosa, questo Rambo dell’isola di Pasqua, questo film d’avventura pura ma ossimoricamente noiosissimo e pretenzioso, quest’opera capace – come già in The passion – di mandare al macero delle buone, o almeno scaltre, idee progettuali.

Lo si farebbe anche, se non fosse per il concetto-chiave che condanna irreparabilmente il film, già espresso nel suo post da UnoDiPassaggio. A cui, se me lo permette, lascerei la parola per chiudere questo post. Non farei che ripetere gli stessi concetti, e sicuramente non con questa sintesi ironica e preziosa.

"Si mormora in giro che in fondo sia solo un film d’avventura. Forse sì ma maledettamente serioso e un po’ disonesto. Perchè non avendo forse la tempra necessaria per sporcarsi le mani col genere nudo e crudo, intontito da deliri autoriali, Gibson ammanta declamatoriamente la sua storia del Grande Messaggio fin dalla didascalia iniziale, nonché di un (presunto) rigore filologico per quanto mi riguarda pleonastico e degno di miglior causa. Le grandi civiltà vengono conquistate dall’esterno solo quando si sono distrutte dall’interno. All’ombra della logica di questa giustificazione ideologicamente discutibile e velatamente interventista, lo sbarco finale degli spagnoli ha ben poco di minaccioso e molto di inevitabilmente necessario. Sono destinati a scomparire questi indigeni marci e in fondo sconosciuti che probabilmente custodiscono all’ombra delle loro piramidi insanguinate armi di distruzione di massa. E se non le hanno, che scompaiano lo stesso. Perchè così è scritto da qualche parte e così ha detto qualcuno. O Qualcuno. Solo al Maya padre e figlio di famiglia, dall’aspetto non troppo "diverso", sopravvissuto e probabile futuro integrato, è concesso un nuovo dubbioso inizio."
(da qui)

17 Thoughts on “

  1. grazie. sono felice di leggere queste parole.

  2. utente anonimo on 24 gennaio 2007 at 14:05 said:

    Io l ho trovato stupendo invece.

    MR.DAVIS

  3. come è bello essere d’accordo ^^

    Io ancora sto cercando di capire perchè è recitato in antica lingua maya sto polpettone…

  4. Se te lo permetto? Arrossisco come una svenevole damigella di campagna per l’onore concessomi. ^^

  5. utente anonimo on 24 gennaio 2007 at 18:14 said:

    Domanda off-topic: hai idea del perché le nomination a “The Departed” e “Little Miss Sunshine” per il miglior film sono state accompagnate dalla precisazione “to be determined”?

    Flavio

  6. @flavio: non ne ho idea. non so nemmeno di cosa stai parlando. ora controllo, grazie della segnalazione.

  7. Come film d’avventura è perfetto. Intrattiene per il tempo necessario. Semplicemente.

    Fastidioso che Gibson (discutibile come uomo prima che altro), cerchi di dargli un’importanza che non ha ed è pure fastidiosa. Sono sulla tua stessa lunghezza d’onda.

    Con un distinguo. Gibson non gira per niente con i piedi, tutt’altro. Mette a frutto il lavoro imparato sotto Donner e Weir. È lampante.

  8. utente anonimo on 24 gennaio 2007 at 20:57 said:

    Beh ma importa che un film sia bello, non che Gibson sia un santo,no?..Per il resto, sono qausi d’accorto con PogoOpussum, con la differenza che a me i vari significati del film sono arrivati, soprattutto nella seconda parte:il èprotagonista matura, domina le sue paure e cresce.Un bel film di formazione anche .e Girato davvero magnificamente.

    MR.DAVIS

  9. Salve kekkoz.

    Abbiamo gusti molto differenti (eccezion fatta per quelle poche cose che nel cinema sono davvero indiscutibili) ma ti seguo abbastanza spesso.

    Questo commento è una richiesta di aiuto: molti miei lettori mi implorano di mettere i FEED, e io credevo pure di averlo fatto, ma evidentemente non ci ho capito niente. Vedo che tu hai dimestichezza con la faccenda, in quanto hai due tipi di feed (addirittura col bottone figo), più technorati (che magari non c’entra nulla, ma pure quello pare serva).

    Se mi volessi spiegare come si fa ad attivare e mettere questi feed (in messaggio direttamente sul blog , in MP, o alla mail che trovi sul blog stesso) mi faresti un notevolissimo favore.

    Grazie in anticipo,

    Sarmigezetusa/Vanni.

  10. @Sarmigezetusa: ti ho mandato una email. ciao e grazie.

  11. Mi dispiace che tra le critiche al film compaia l’ideologia di Gibson, fatalista e cinica.

    Personalmente non credo che l’ideologia dell’opera debba influenzare il suo valore. Chiaramente uno prende posizione, ma quale che sia il valore del film è altra cosa.

    Poi è chiaro che si è capito che il film non ti è piaciuto per tantissime altre ragioni extra-ideologiche, che rispetto pur non condividendole. Ma proprio non mi va giù l’attacco condiviso con UnoDiPassaggio, basato sulla presunzione di un implicito appoggio addirittura all’interventismo…

  12. Sono d’accordo praticamente su tutto. Il film è brutto. Forse anche peggio che brutto.

    Un saluto!

  13. grazie mille di nuovo

  14. Sì, l’aggettivo che meglio definisce Apocalypto è “brutto”.

    Segue “Palloso”

  15. quello che c’è di buono, leggendo il tuo blog, è che ho eliminato gran parte dei film che sarei voluto andare a vedere. E mi hai fatto risparmiare un sacco di soldi!

    Ma apocalipto mi incuriosisce… sarà che la passione mi è piaciuto da morire (A te è piaciuto?).

    Ma “un’ottima annata” l’hai visto? me lo consigli o è una vaccata? Normalmente non meriterebbe la mia attenzione… ma il gran nome del regista mi fa sbigottire… non può essere una commediola da quattro soldi…

  16. a me apocalypto è piaciuto per la sua capacità di intrattenere, anche se in alcune parti risulta veramente calcato e palloso..

    però non sono mica tanto d’accordo sulla questione ideologica.. il protagonista se ne va con la famiglia, e cerca un nuovo inizio, non cade tra le braccia degli spagnoli salvatori della civiltà decadente.. a me pare sia un voler sottolineare una possibile alternativa.. insomma, volendo gibson avrebbe potuto fare un film sulla conquista spagnola, mostrando il marcio dei maya e l’arrivo dei cristiani a rimettere ordine, invece si è concentrato su una civiltà e ha mantenuto (quasi) tutto il film al suo interno..

  17. Io l’ho trovato molto bello se preso per quello che è: pura avventura. Difatti dopo la prima mezzora di visione ho cambiato totalmente l’ottica con cui lo stavo guardando e alla fine della fiera ne sono rimasto soddisfatto. Gibson senza troppi giri di boa seppur in pieno delirio alcolico ha fatto un film che mangia in testa a una buona percentuale delle produzioni odierne. Il problema è che la critica s’ aspettava tutt’altro e Mel gli ha dato corda con le sue visioni lisergiche e le altrettanto allucinanti dichiarazioni. Da qui ne viene tutta stà faccenda. Riguardo al fattore violenza ci scappa solo una grassa risata. Apparte (ma nemmeno tanto) le scene di sacrificio non c’è proprio nulla da inquietarsi, alcuni l’hanno pure avvicinato al “gore”, pfhh…

    E’ il mio primo commento qui, è davvero un ottimo blog, ci sono arrivato tramite FilmTv dove eri stato linkato. Complimentsss.

    9mmS.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>

You can add images to your comment by clicking here.

Post Navigation