Vero come la finzione (Stranger than fiction)
di Marc Forster, 2006
Mi sembra proprio che le cose più interessanti da dire su Stranger than fiction, più che sul film in sè – piacevole e innocua variazione sul tema della della narratività, già indagato da Forster stesso nell’orribile e imperdonabile Finding Neverland, altrove con corde vagamente onanistiche, qui con toni ben più leggeri e ambizioni ribassate – riguardino il finale, o meglio il secondo finale. Perché il primo è proprio bello bello, e quindi non è necessario passarci un minuto di più in questa sede.
Insomma, non solo ricordo davvero pochi finali autenticamente paraculi come questo: a ciò si aggiunge l’autogiustificazione sui cui l’intelligente e/o scaltro script di Zach Helm si dilunga negli ultimi minuti della pellicola. Come a dire: scusate se questo finale fa sensazionalmente schifo, ma vi assicuriamo che non è una necessaria scelta di produzione. C’è sotto una necessità narrativa. Ancora di più: una ragione morale. E tutta questa baggianata è messa in bocca ai personaggi stessi, con frettoloso didascalismo. E noi dovremmo anche credervi?
Ciò nonostante, non sono tipo da rileggere un intero film a posteriori sulla base di un finale così bruttamente conciliatorio, appiccicato lì con una tale faccia tosta. Insomma, passate le tristi trovatine grafiche dell’incipit (tra le più inutili di sempre), il resto del film non è poi così male. C’è una splendida Maggie Gyllenhaal tatuata e in canotta, Will Ferrel sottotono che suona la chitarra, Emma Thompson emaciatissima e che si sbraccia, e Dustin Hoffman che dice un tot di cose sostanzialmente intelligenti, almeno considerando la media culturale del cinema statunitense.
Emma Thompson è spaventosamente uguale a mia madre. Il che significa che io, essendo uguale a mia madre, dovrei essere uguale a Emma Thompson. Aristotelicamente parlando. Non so chi, ma dovrei avvertire qualcuno di tutto ciò.
Son d’accordo, quel finale è davvero scandaloso, eppure anche così a me questo film non è dispiaciuto così tanto, forse proprio per gli attori. Hoffman finalmente sembra risalire un po’ la china, ultimamente s’era appannato parecchio.
Non sono riuscito ad andare oltre alle prime righe di questa recensione dopo che hai dato dell’orribile a FINDING NEVERLAND.
MR.DAVIS
il cast è buono e se non fosse per il finale orrendo sarebbe un film discreto.
Lo sceneggiatore si chiama Zach Helm. “Matt Helm” sembra un po’ un nome da succedaneo di James Bond anni sessanta/settanta, e forse lo è.
(Will F. + Maggie G. = coppia dell’anno, e di tutti gli anni a venire)
@vio: ho corretto, grazie.
Non concordo sul finale orrendo, secondo me è stato scritto con la giusta (e paracula, ok) ironia.
Ciau!
BenSG
L’ho visto l’altro giorno e non mi è dispiaciuto, anche se era, si dice cosi?, un po’ molto “telefonato”. Gli attori erano giusti al posto giusto, e questo già fa arrivare il voto al sufficiente e con un po’ di sceneggiatura arriviamo al 7. La destinazione migliore per questo film mi sembra la proiezione da parte dei professori di italiano per gli studenti, spiega bene tante cose che spesso a scuola non si imparano. Francesco
Se tua nonna somiglia (o somigliava, non si mai) a Phyllida Law, devi davvero avvertire qualcuno.
il fatto è che il secondo finale è talmente posticcio che si può tranquillamente ignorare, e godersi tutto quello che c’è stato fino a quel momento.
Andrea
L’ho visto ieri sera,sono quasi d’accordo su tutto, anche perchè è difficile separare il “secondo” finale dal resto del film. Mia recensione qui http://popcornslurp.altervista.org/vero-come-la-finzione/