L’ultimo re di Scozia (The last king of Scotland)
di Kevin MacDonald, 2006
A questo punto, non mi sorprenderebbe affatto che all’impressionante sfilza di premi già vinti da Forest Whitaker per questa interpretazione si aggiungesse anche quello dell’Academy: il suo Idi Amin Dada è un personaggio davvero enorme, diviso tra fascino e follia, intelligenza e spietatezza. E non è solo una questione di accento. Ma che Whitaker fosse un grande attore, ce ne eravamo accorti da tempo. Tutt’altro dire che sia lui il vero protagonista, incarnato qui dall’esecuzione professionale del bel giovine James McAvoy. Ma né gli occhioni blu di quest’ultimo, né l’insospettabilmente bellissima (e inaspettatamente brit) Gillian Anderson, né il formidabile fondoschiena di Kerry Washington, ne oscurano il protagonismo.
Come in ogni situazione normale, questo non giova del tutto al film che, così come è segnato positivamente dall’intepretazione dell’attore texano, così né è in qualche modo ingombrato. Ma tutto sommato il film si regge piuttosto bene sulle sue gambe, e non annoia. Più che altro, non cade nei grossolani errori del recente compagno d’Africa Blood diamond: questo perché la regia decide programmaticamente di non rischiare troppo (ricorrendo però ad arditi e gustosi piccoli movimenti di macchina indugianti sul corpicione di Whitaker) e la sceneggiatura valorizza più il lato individuale (il film come storia di una doppia figliolanza) che quello storico, rinunciando al biopic vero e proprio e a – possibilmente – pretestuosi rimandi politici in vantaggio di un più robusto e collaudato romanzo di formazione.
Anche a costo di modificare il celebre libro di Giles Foden, trasformando il protagonista per rendere più masticabile – e forse banale, o meglio "solito" – il suo processo di redenzione. Ma non rinunciando a rendere violentemente esplicita la sua discesa all’inferno: essere appeso con due ganci nella pelle del petto non si può certo definire una passeggiata, anche se poi hai la tua possibilità di rivalsa (morale). Non che quest’ultima cosa dia valore aggiunto al film, ma MacDonald dimostra almeno una coerenza nell’estremizzare il ribaltamento tra l’Idi Amin liberatore del popolo e lo spietato dittatore. E visto che nessuno di noi può davvero dire di essere passato indenne attraverso l’incredibile fascino del primo, la cosa spaventa non poco.
Poi tanto ci ricorderemo di questo film per l’insostituibile presenza di Forest Whitaker, e non per altro. Ci si può giurare. Ma visti i tempi che corrono, può anche essere abbastanza.
Il film è troppo incerto sulla strada da pigliare (biopic? fiction pura? descrizione della realtà sociale con tratti simil-documentari? analisi introspezione psicologica dei protagonisti?) e alla fine finisce per non approfondire niente e per risultare il solito fumettone hollywoodiano.
Ma mica lo sapevo che il film usciva oggi, su imdb c’era scritto marzo, infatti ho visto il tuo prejudizio e mi sono stranito…
Ciaoo Rob
ci volevo andare stasera ma ha vinto la pigrizia… (niente GdM quindi?)
gillian anderson!
ogni tanto ripenso a quanto mi appassionava x files, e mi vergogno molto.
Questo film continua a non attirarmi per niente, comunque.
Andrea
ma perché dite così di gillian… io l’ho sempre trovata bellissima (anche in x files, ma essendo un disgustoso idolatra della serie la finisco qui).
Io il film voglio vederlo, ma la tua recensione conferma l’idea che il film valga soprattutto per Whitaker e andando al cinema ci perdiamo il 60% dell’interpretazione col doppiaggio nostrano.
p.s. sbaglio o ci son un po’ di refusi nel post? :p
sì, il doppiaggio magari lo penalizza, ma mai quanto Costanzo che gli fa fare le domande da Brooke di Beautiful…
Dici che ti è sembrato meno grossolano di “Blood Diamond”, e sono d’accordo. A me però è sembrato anche terribilmente finto-chic e socialmente utile. Infatti – a parte averlo rimosso quasi del tutto tempo un mese dalla visione – se qualcuno mi chiedesse com’è potrei rispondere solo “ehm, magistrale la fotografia” o cose simili.
(potrei anche citargli l’inutile sottofinale torture porn o la bruttissima scena in cui lui e lei scopano inframmezzati da negri che ballano a una festa, ma restano episodi isolati)
Con immutata stima
v
l’intervista di Costanzo è la classica intervista italica da un po’ di tempo a questa parte: hai l’impressione che abbiano davanti tutte le domande, e che scartino tutte quelle intelligenti e interessanti, per porre solo le più imbecilli -_-”
Applausi for Violetta!
Ciaoo Rob
ciao, ho visto il film e concordo con la tua lode sull’interpretazione strabordante di Whitaker: il film ne risente non adottando una linea netta tra finzione e spirito documentaristico. In questo trovo anche, però, un certo fascino originale e mi ritrovo nell’interpretazione di Close up http://www.close-up.it/page.php?article2441
ciao da antipodi
Il film è invece, a livello di scrittura, molto più politico di quel che dici. I due protagonisti incarnano uno l’occidente, l’altro la faccia oscura dell’Africa. Il personaggio di finzione del medico scozzese è stato scritto e pensato proprio come emblema dell’occidente. Una battuta verso il finale di Whitaker lo risottolinea (ma è più volte lampante durante la visione).
Ot: http://parlardi.splinder.com/
vorrebbe entrare nella connection,ma se non ricordo male (purtroppo il forum di cinebloggers è pieno di spam e non riesco a trovare il topic sul regolamento) bisogna essere aperto almeno da due mesi. Sbaglio?
sì esatto, deve essere aperto da due mesi, proposto da un giudice e appoggiato (tipo nei commenti) da altri due.
[un giorno di questi scrivo delle FAQ...]
questo film è un mezzo miracolo italiano: tutti gli attori sono doppiati bene! (anche se immagino che withaker in originale sia tutt’altra musica).