Guida per riconoscere i tuoi santi (A guide to recognizing your saints)
di Dito Montiel, 2006

Ci possiamo permettere di guardare con sospetto a parte del cinema indie statunitense, tanto più se il film in questione è passato dal Sundance (dove ha vinto per la regia e il cast) e dalla discutibile Settimana della Critica veneziana (vinta anch’essa), tanto più se a scrivere e dirigere il film è un esordiente, è autore e protagonista principale del libro da cui è tratto, e fino a poco fa si è occupato di musica più che di cinema. Eppure, nonostante tutti questi dubbi, ci troviamo di fronte ad un esordio indiscutibilmente compiuto. Oppure, più personalmente, struggente fino alla vergogna.

Saints non è un film particolarmente originale, né tantomeno è un prodotto raffinato: primo, perché si rifà esplicitamente a molto cinema di "formazione urbana", cogliendo a piene mani – fin dall’ambientazione – dalle atmosfere e dalle storie raccontate da altri registi italoamericani (e non solo). Secondo, perché cerca di andare dritto al cuore senza passare dal "via", spingendo moltissimo sul pedale del melodramma, e utilizzando di conseguenza i suoi attori più con singoli pezzi di bravura che con una vera struttura pienamente coesa. Ma se qualche volta vi capita di piangere al cinema, e qui non buttate una lacrima, nemmeno – che so – durante il dialogo in macchina tra Dito e Nerf, allora siete davvero senza cuore. Oppure avete già trovato un posto nel mondo e la vostra vita ha una dimensione definitiva: in tal caso, mi tocca odiarvi. Perché io ho proprio frignato.

Forse con un cast diverso (sono tutti spaventosamente bravi, con il nostro sempre amato Robert Downey Jr e Chazz Palminteri in cima – e picchiatemi forte se oso parlare di nuovo male di Channing Tatum) o con una fotografia meno splendente (ennesimo ottimo lavoro del francese Eric Gautier), o una colonna sonora meno coinvolgente, oppure – ancora – se fosse stato privato di alcuni singoli momenti topici (l’attacco di cuore del padre, risolto pudicamente con una serie di blanks ritmici) il risultato sarebbe stato diverso. Ma è inutile porsi queste domande: il film è bellissimo così com’è, ingenuità narrative, "fuck" e "you know" profusi, e chiacchiericcio a voce alta compresi.

Se diventasse un piccolo cult qui anche da noi non potrei che esserne felice.

Nei cinema dal 9 Marzo 2007

12 Thoughts on “

  1. aggiungo solo che il giovane protagonista sarà prossimamente il figlio di un celebre archeologo, ma non prima di aver cercato di difendere la sua preziosa maglietta degli Strokes dall’attacco dei cattivi mostri grossi che si trasformano.

  2. “Oddio, ma chi, Shia ? ”

    (vb)

  3. Che bello. Tra l’altro è un tipo incazzoso.

    ” Dito Montiel was reluctant to cast Shia LaBeouf in the role of young Dito because Montiel was intent on casting an unknown. After the first rejection, however, LaBeouf pushed for one more audition. He came into the casting office, punched a hole in the wall, and convinced Montiel that he could bring a requisite amount of anger to the role.”

    (true story)

  4. beh anche Channing Tatum non è uno a cui presterei la macchina:

    “In the scene where Chazz Palminteri has a stroke, Channing Tatum throws a table through the glass window of a door. This was improvised by Tatum, who got so wrapped up in the scene he nearly lost control. The rest of the cast stayed in character and finished the scene, and the director liked it so much he kept it as the final version.”

    (true story?)

  5. Sono un branco di incazzosi, questi artisti americani usciti dal Disney Channel e/o dai paginoni di PlayTeen. Who would have thought ?

  6. utente anonimo on 9 marzo 2007 at 14:57 said:

    Peccato la versione italiana con le figure negative tutte doppiate in un mero accento sudista (senza nulla togliere al nostro sud) ma porca pupazza possibile che sti stereopiti non muoiono mai ???

    Paperolibero

  7. vado stasera…

    e sull’accostamento con scorsese che ho letto in giro…?

  8. Si frigna, eccome. Ma il doppiaggio, porca miseria, e se possibile, ti fa piangere ancor di più.

  9. secondo me Scorsese c’entra fino a un certo punto.

    ehm, tra l’altro io non mi sono commosso tanto… mi scuso :(

  10. Secondo me il film è uno scialbo tentativo di rieditare classici film sulla gioventù bruciata del bronx, con tanto di classicissimo ritorno del figliol prodigo da adulto. Macchiette, che parlano con battute degli anni ottanta, e raccontano la stessa storia che tutti i film dai quali questo ha attinto, nello stesso identico modo. Mi spiace, ma non salvo nemmeno le soluzioni registiche, narrative, e montaggistiche. Esercizi di stile fine a se stessi, quasi sempre fuori luogo. Anche il buon RDJ l’ho visto sottotono, quasi svogliato.

  11. Visto ieri, figata. Sembra Saturday Night Fever senza discoteca.

    E ok, e’ venialissimo, ma vogliamo parlare di come gli attori che interpretano i protagonisti da grandi siano stati scelti completamente a casaccio? Eric Roberts ha almeno il doppio degli anni di Rosario Dawson, e Robert Downey Jr sta praticamente in mezzo ai due…

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