Alpha dog
di Nick Cassavetes, 2006
Va bene, cercherò quanto possibile di prescindere dalla presenza nel film di Justin Timberlake, a cui renderò giustizia brevemente dicendo che sì, in effetti, è proprio bravo: prima divertente guasconcello e poi paradigma della paranoia e soprattutto della debolezza, è tra le cose migliori del film. Anche il suo personaggio, forse l’unico del cast a smuovere un briciolo di empatia spettatoriale per il destino che lo attende. Forse perché appare in scena sollevando dei pesi con dei grossi tatuaggi cinesi finti?
Il film di Cassavetes invece, preso nella sua interezza, potrebbe essere purtroppo riassunto nelle seguenti linee cardinali: se sei giovane e benestante a cavallo del millennio sei sicuramente sempre ubriaco e drogatissimo, e se non sei già un delinquente sei sulla buona strada. Mancano solo le corse con le macchine. Punto di non ritorno delle Cattiive compagnie degli sfavillanti eighties: la tua è una triste generazione di cani che scodinzolano e seguono il carisma del maschio alfa, e non conta se costui assomiglia ad una versione sfigata di Jack Black. Non ci sono ripensamenti, non ci sono leggi morali. Sei condannato, punto.
Una visione così semplificata, non solo di una vicenda storica realmente accaduta (e riportata con una certa fedeltà) ma di un’intera disgustosa generazione, ritratta in modo giustamente impietoso ma alquanto banalizzante (non esistono eccezioni alla regola, e non mi si venga a tirare in ballo la "realtà" o la ristrettezza del campo d’azione), può risultare abbastanza fastidiosa. E così il film. Che però tutto sommato starebbe in piedi: non manca qualche bel momento, soprattutto grazie al cast (Ben Forster è sopra le righe ma promette bene, e poi appunto, come non detto, c’è Justin Timberlake), e l’idea lievemente sadica di cazzeggiare per un’ora e mezza sulle premesse per poi concentrare il climax in pochissimi minuti non è affatto malvagia.
Non sono nemmeno la musica nigga a manetta, le inside joke colorite, il sesso in piscina, a infastidire. Semmai è la pretesa di Cassavetes di fuoriuscire dal recinto del buon racconto (per esempio, è intelligente il modo in cui il fato nerissimo del finale è segnato durante il film dal conteggio numerico dei testimoni del processo) e cercare nell’ultima lunghissima parte una dimensione d’autore, con sequenze interminabili (e inessenziali, dal momento che il climax è stato ormai doppiato, se non per tirare moralette troppo esplicite), tra cui l’incriminato (e incriminabile) monologo di Sharon Stone.
Frignante e truccata (malissimo) da neo-cicciona, la Stone fa una tirata primadonnale capace, tutta da sola, di rovinare gran parte di ciò che avremmo salvato del film. Pensate voi, che roba. Che poi no, c’è anche altro, ma ormai ci siamo già stufati. Non ci caschiamo più.
nuuu dunque scèèron mi affossa maggiormente il film?
e io che speravo in una interpretazione magnifica… sob.
@noodles: guarda, è una presenza abbastanza marginale e appare poco. almeno, prima di fare quel monologone imbarazzante.
(e notare, a me la scèron piace molto, quando ce la fa. qui non ce la fa.)
e secondo te in Bobby ce l’aveva fatta?
sì avevo intuito che apparisse poco.
(la mia passione per scèron sfocia nell’idolatria pura!).
quoto, non ce la fa.
Se la cava meglio persino la giovinetta biondina isterica. Forse
La vera chiavica di sto film è il protagonista, che poi tanto protagonista non è nemmeno. Però vabeh. W Justin.
@jeffbuck: più o meno no, ma meglio che qui, sicuro.
@desmentera: per “giovinetta bionda isterica” intendi la ex-Lolita Dominique Swain, che non fa che urlare?
invece Amanda Seyfried (ex-MeanGirl) può creare dei seri problemi, se ti piace il tipo barely legal.
@jecke: se intendi Emile Hirsch, credo che come Jack Black mapiù sfigato renda l’idea.
K., un’altra para-recensione (a parte la tua) che sottoscriverei col sangue è quella di Filippo Mazzarella su “Linus”.
Ma anche quella dell’altro Filippo (Morelli) sul suo sito:
http://www.morellismovieguide.com/php/mostra.php?tabella=recensioni&id_recensioni=706
(Violetta, esegeta dei tatuaggi a pennarello di Justin Timberlake)
posso fotterti i bottoni?
mi piaciono così tanto che questi mi distoglievano l’attenzione dalle tue ottime recensioni.
posso posso?
iSleepy
@iSleepy: prego, accomodati pure! e grazie!
(io stesso ne ho rubato qualcuno in giro, ma non credo che nessuno si offenderà…)
Io ho trovato Sharon splendida… forse è troppo amore, ma il suo modo di rendere la disperazione di quella donna è l’unica cosa che salverei di sto film. Si, il trucco è veramente, ma veramente brutto, ma lei doventa davvero una donna disperata: quelle risa, il sorriso, le lacrime… perfetta!
Emilie Hirsch non è proprio da buttare via, dai… si, è stato molto più bravo in Lords of Dogtown, ma qui d’altronde che doveva fare? E poi e’ stato diretto male, ma proprio male…
Emile Hirsch, cocco della critica americana e Grande Speranza Bianca di alcuni filmaker, a me è sempre parso un grosso bidone (cit.).
Molto ma molto meglio Anton Yelchin, che si farà, e al limite Shawn Hatosy, che avrebbe potuto essere e invece.
Secondo me Emilie ha una fotogenia giusta da filmaker bianco ammerigano, quindi avrà altre chanche.
Su Anton Yelchin sono d’accordo, il ragazzo si farà.
Shawn Hatosy? No, grazie.
solo io ho pensato che Emile Hirsch sembra Brian Austin Green con un metro di altezza in meno?
in ogni caso anch’io ho dovuto ammettere la stessa cosa su Justin Timberlake (che tra l’altro trovo assolutamente inascolatbile come cantante). Però mi dicono che con il doppiaggio italiano ci abbia guadagnato parecchio.
E pensare che in una critica ho letto che il pezzo di Sceron in versione professore matto malriuscito è quello che eleva il film.
Io invece sono d’accordo che sia abbastanza inutile. Resta il fatto che il film non mi è dispiaciuto per niente.
sei sicuro che cassavetes ritragga questa generazione in modo impietoso? mi è sembrato parecchio indulgente invece, secondo me li dipinge abbastanza ganzini…
ma che Emile Hirsch. Il migliore in assoluto è Ben Foster, pochi cazzi, anche se dopo l’ultima sfuriata di lui non si sa più nulla!
boss
date una storia così in mano ad avary e avrete un grande film. In mano a cotanto figlio degenere l’unica salvezza è il gioco dei cliché: chi ne trova cento vince una foto della tettona nazi cogli occhiali.
L’idea di cazzeggiare per un’ora e mezza alla “rules of attraction for dummies” secondo me non è sadismo ma semplice paraculaggine. Salvo solo la stone pappagorgiata male, almeno lei mi ha fatto ridere. Timberlake mi ha fatto l’effetto Luke Perry nel vecchio (e bellissimo) film di McNaughton, il più classico degli “apperò, mica è cane come credevo, anzi…” e nulla più.
ciao kekkoz! anto
confermo, quel monologo finale è OSCENO. E la regia di cassavetes pure quasi. sembra incredibile che sia salvato da giastin timberleic
non ci credo che cassavetes ha fatto blow,ma era un film o un video di mtv?