febbraio 2007

You are browsing the site archives by month.

The devil and Daniel Johnston
di Jeff Feuerzeig, 2005

Il film di Jeff Feuerzeig racconta in modo apparentemente ordinario la vita e l’arte di Daniel Johnston, artista e musicista di Austin con una stuola di fan (anche dai nomi altisonanti), dai primi corti e dalle canzoni scritte e registrate nella sua cameretta all’amicizia con i Sonic Youth e gli Half Japanese, dall’ossessione per Laurie alla breve ma significativa apparizione su Mtv e al piccolo culto seguito alla passione di Kurt Cobain per le magliette con i suoi disegni, fino ad arrivare (abbastanza in fretta) alla certezza – e alle conseguenze – che quella sua stranezza, quella naïvité che rendeva così speciale lui e la sua musica, era una vera e propria malattia.

E proprio per la particolarità della vita di Johnston, ma anche per l’abilità di Feuerzeig (premiato al Sundance), The devil and Daniel Johnston è tutt’altro che ordinario: è anzi bellissimo e molto curato, struggente, intimo e "sentito" ben oltre la riproduzioni di una bizzarra carriera artistico-musicale, lineare nella struttura ma intelligente per come mescola la dimensione pubblica e "mitica" di Johnston – legata soprattutto alle sue canzoni e alle sue incredibili e deliranti opere d’arte – a quella più profondamente privata (molte le interviste con i genitori e i conoscenti, tra cui spicca il personaggio "alleniano" del suo agente), aiutato in questo dall’abitudine di Johnston di registrare su cassetta quasi qualunque cosa: non solo musica, ma anche conversazioni e confessioni, che rendono questo film uno sguardo inedito e completo all’interno di una mente in cui genio e follia vanno a braccetto, e sono separati da un sottilissimo strato di carta velina.

Assolutamente da recuperare.

Così come sono da recuperare le splendide canzoni di Johnston, soprattutto se – come me – non lo conoscevate affatto. Particolarmente consigliato il meraviglioso doppio cd con molte versioni originali e con altrettante cover – fatte da gente che solo a leggere i nomi gira la testa. Don’t let the sun go down on your grievances.

E visto che sono in vena:
Daniel Johnston su Youtube,
su Myspace, Sito Ufficiale.

Grazie a Andrea, che non ne ha scritto, ma me l’ha consigliato in forma privata. Bella lì.

[pregiudizi una fava]

Il nuovo svogliato episodio di Friday Prejudice.

Severance
di Christopher Smith, 2006


- There are no bears in Hungary. Unless we’ve crossed the border into Romania, in which case there ARE bears. If we’re in Serbia, then… I don’t know.
- That’s really interesting, Richard. Tell me something: are bears required to stop at borders? Is there some sort of, I don’t know, passport control for bears?

Un gruppo di rappresentanti di una multinazionale delle armi, durante un weekend di ritiro aziendale nell’Est Europa, si ritrova vittima di una sanguinosa vendetta. Dopo il successo internazionale di Shaun of the dead, da noi letteralmente insultato con una vergognosa release in DVD, è evidente che molti nel Regno Unito si devono essere resi conto della possibilità – anche economicamente fruttuosa, perché no – di fare delle horror comedy di qualità, dove i due generi si possano mescolare convivendo, senza schiacciarsi a vicenda, mentre altrove la tendenza è quella della più semplice e banale parodia.

Pur non condividendo l’incredibile risultato finale di Shaun, Severance non fa eccezione, anche se il delizioso umorismo british è predominante nella prima parte (abbondante: incipit a parte, per 50 minuti non accade quasi nulla di horrorifico) mentre quello che aspetta i Nostri è ovviamente un bagno di sangue che non ha nulla da invidiare ai più colleghi del gore più serio. Anzi: Chris Smith non nasconde una sorta di divertito sadismo nell’irridere e demolire a tutti i costi il mito tutto inglese del team-building e dell’efficenza impiegatizia.

Nonostante qualche perdonabile caduta di ritmo, Severance è un film davvero divertentissimo, e che soprattutto si può pregiare di un paio di sequenze finali davvero da brivido: non anticipando niente (anche perché nel classico gioco slasher di "who dies first" i risultati sono assolutamente imprevedibili, e sarebbe un peccato spoilerare), lo sono sia nella gestione della tensione (che Smith, al secondo film dopo Creep, gestisce da vero professionista), sia nell’ironia sempre presente, che porta a un vero e proprio stato dell’arte della mescolanza dei due generi.

Per tacere di una delle punchline più incredibili degli ultimi tempi.

Nei cinema dal 16 Marzo 2007