Lettere da Iwo Jima (Letters from Iwo Jima)
di Clint Eastwood, 2006

L’ultimo film di Eastwood, "seconda parte" di un dittico dedicato alla celebre battaglia che nella WWII coinvolse americani e giapponesi nell’isola che dà il titolo al film, l’hanno visto approssimativamente tutti, e tutti ne hanno scritto, e tutti hanno apprezzato. Chi più chi meno, forse, ma due sono le cose che saltano agli occhi: che è abbastanza difficile trovare un parere che non sia molto positivo, e che chi si fosse ritrovato parzialmente infastidito o semplicemente annoiato da Flags of our fathers (come me, tra gli altri) ha apprezzato in maniera decisamente maggiore il suo "controcampo nipponico".

Dunque, seguendo queste due Oltremodo Ovvie Osservazioni, questo post potrebbe funzionare in due diverse modalità, come lo svolgimento di un temino proposto da un professore particolarmente esigente.

Prima modalità: spiegare brevemente le differenze tra Flags e Letters, due film che pur condividendo molto da un punto di vista tecnico-formale sono profondamente differenti. Frammentazione – dicono postclassica – da una parte, linearità estremizzata dall’altra. Manfrina antibellica a sostituire una guerra sul campo che dopo un po’ non ha più niente da dire da una parte, cupa e pura battaglia e buio e nascondersi e caverne e rumore di bombe dall’altra. Ryan Philippe da una parte, Ken Watanabe dall’altra. Una volta compiuto ciò, attraverso un’analisi comparata spiegare per quale motivo Letters sia un film mostruosamente più riuscito di Flags, più soddisfacente, interessante, stimolante, o semplicemente "bello, punto". Perché, intendiamoci: lo è.

Seconda modalità: analizzare con attenzione i trecentoventidue post su Letters presenti sulla cineblogosfera – che fino ad oggi sono stati perlopiù ignorati dal sottoscritto – con particolare attenzione a quelli situati nella zona quattro-palle-e-mezzo o cinque-palle, e cercare di trovare elementi ed esemplificazioni che girino attorno al versante emozionale del film. Una volta compiuto ciò, cercare di spiegare come sia possibile che un film così oggettivamente "bello, punto", pur nella benedettissima assenza dell’insopportabile boriosa ridondanza di Flags e nel chiaro apprezzamento nei confronti di un cast eccezionale, soluzioni fotografiche entusiasmanti, una compattezza di racconto di cui sentivamo la mancanza nel grosso cinema americano, sia capace di lasciare in uno spettatore mediamente preparato a tutto e avulso da preconcetti una scia di emozioni, appunto, pari – circa – alla lunghezza zero.

Svolgimento.

27 Thoughts on “

  1. Ciao!

    Passa a trovarci.

    Se ho disturbato scusami!!!

  2. e adesso? Vespay?

    (il prossimo che tira fuori Orizzonti Di Gloria gli mozzo le braccia. con affetto, si intende. ^^)

    (ah, gli spam che mettono le mani avanti mi divertono sempre molto)

  3. insomma, non inutile come The Good German, ma ugualmente freddino ?

  4. no, un attimo, fermi tutti: questo film E’ BELLO, the good german fa schifo.

    e non è freddino, semmai è rigoroso. il che va bene, benissimo.

    il problema emozionale sarà probabilmente mio, non altrui.

    il mio post è solo semipolemico nei confronti di tutti quelli che si sono messi – passatemi il francesismo – a sborrare sui soffitti tirando in ballo il capolavoro di qui e il capolavoro di lì. con tutto il rispetto, mi sembra alquanto esagerato.

    poi ovviamente ognuno ha il diritto di pensarla come vuole, grazie al cielo.

  5. Non ho ancora visto Letters (“ma che aspetti visto che c’avevi la hype”, lo so, lo so…), ma intanto ci tengo a dirti che questo post è un meraviglia

  6. Forse questo è l’unico post possibile dopo che ne hanno/abbiamo scritto tutti in effetti.

    Fa uno strano effetto pensare a se stessi come cinefili sborratori verso il tetto, però. LOL

  7. Ecco, ora mi tocca ridipingere il soffitto. (E comunque, sempre con grande affetto, quello di Orizzonti di gloria è solo un espediente tecnico: non è che Letters sia pari al

    film di Kubrick (anche se poi le somiglianze ci sono, eccome; ma è meglio sempre giudicare in absoluto, senza rimandi o relativismi critici), piuttosto si voleva sottolineare che

    esso occupa un posto di rilievo nella cinematografia del suo autore come Orizzonti di gloria in quella di Kubrick: i due grandi capolavori (sul “capolavori” si può certamente discutere) sulla guerra (e tutto quello che comprende) di due dei massimi registi della storia del Cinema. Il paragone è quindi solo “bio-storiografico” (potrebbe essere anche formale: ma di questo non mi sono occupato. Non ancora, s’intende).)

  8. caro kekkoz, in effetti io ho “sborrato” sul soffitto (i commenti sono sempre più triviali) e non vedo perché non avrei dovuto. poi forse mi sono lasciato trasportare anche dal fatto che negli ultimi due mesi non avevo visto una cippa di davvero memorabile, cosa che invece si può ben dire di Letters.

    Detto questo, sei vecchio e inacidito dall’età! :)

  9. degna di nota anche la risposta in fila di tre eiaculatori. :D

  10. non credo che il problema sia tuo, perché anche a me ha fatto lo stesso effetto, lasciandomi confusa tra pensieri come “cazzo, bello!” e “si però boh”.

    e dire che di solito riesco a commuovermi anche guardando kiki consegne a domicilio.

  11. Il fatto che a me Letters ispiri ma non abbia voglia di vederlo è più vicino a un coito interrotto o a un voto di castità?

  12. Io continuo a pensarci e ho polluzioni notturne. Perdonatemi, laverò le lenzuola. ^^

  13. d’accordo. Non capolavoro. Ma con una tematica così complessa e una prospettiva cosi ampia era (quasi) impossibile. Mi accontento di un ottimo e rigoroso film.

    Ciaoo Rob

  14. utente anonimo on 8 marzo 2007 at 00:24 said:

    Mah…per me e’ noioso. Punto. Tutto era prevedibilissimo. Anche la scena quando i due marines uccidono i due prigionieri. A parte l’inversione del sogetto, il film non propone niente di ‘mai visto’, e poco di drammatico. Le scene di backstory che tentavano di dare una terza dimensione a questi personaggi erano puro cliche’. Secondo me Eastwood voleva fare un film come l’avrebbe fatto Terrence Mallick, ma non ce’l'ha fatta, non ne e’ capace. Paul Bradshaw, su The Guardian, ne ha scritto molto bene.

    Sorry, in inglese ovviamente http://arts.guardian.co.uk/filmandmusic/story/0,,2018698,00.html)

    (….sono d’accordissimo sulla scena della lettera trovata sul marine che stava morendo, quella scritta dalla mamma…per favorrrrrrrreeeeee!!! )

  15. a me è piaciuto a livelli spropositati, forse perchè da quasi una decade non usciva un film di guerra così bello… magari mi sono esaltato troppo, ma mi ha trasmesso qualcosa, quel qualcosa che uscito dal cinema ti fa dire “cazzo”

    non tiro fuori paragoni perchè ci tengo a non farmi mordere il braccio :D

  16. utente anonimo on 8 marzo 2007 at 01:12 said:

    sentiamo kekkoz, cos’ha Orizzonti di Gloria in più di questo? Ma come si fa a trattare Eastwood come un autore? Già il concetto di autorialità regge davvero per pochi ormai, ma tanto meno per i film di sto vecchio, suvvia. Spiegatemelo. Questi film sono tutti uguali. Lui non ci mette nulla. Nulla. Se li girava un altro era la stessa pippa di du palle. Come hai detto te, semplicemente un controcampo, venuto meglio certo dell’orrendo Flags

  17. bello, ma innocuo (cosa già grave), e fondamentalmente inutile.

    Andrea

  18. Aldilù dei Vespay (che sembra il titolo di un film di Von Trier), hai visto
    Heroes 18? No dico, lo hai visto? Eh?

    Facciamo ciao a Lost con la manina..

  19. Non ho visto né l’uno né l’altro.Inspiegabilmente (?) non ne ho sentito la necessità :)

  20. Altro che Iwo Jima, ad aprile esce THE MARINE! (è da gennaio che tento di montare l’hype, ora che arriva in Italia non avete scuse)

  21. Allora, già non capisco come si possa criticare Soderbergh (uno degli individui più antipatici – forse anche di più – del circo cinema, ma che con la macchina fa cose a dir poco irraggiungibili per il 95% degli altri); criticare Eastwood è ridicolo.

    Il tizio anonimo che lo paragona a Malick, poi, ha del parossistico ridicolo.

  22. utente anonimo on 9 marzo 2007 at 06:46 said:

    Sono io il tizio anonimo. Ripeto…la lettera della mamma trovata sul marine che sta morendo…noooooooooo Clint, noooo!

  23. Ok, la lettera è un conto. Dici che non ci sta affatto (a parte che se ti informi un po’ sulla seconda guerra mondiale scopri quanto sia reale) o, che – mi par di capire – ha dell’inutile strappalacrime. D’accordo. Questo è un legittimo tuo dubbio.

    Non è per questo che ti ho attaccato…

  24. utente anonimo on 9 marzo 2007 at 12:07 said:

    Mi spiego…per me lo sguardo umanistico di Eastwood soffre per colpa di momenti prevedibili come quello della lettera. Non intendevo paragonare Mallick con Eastwood stilisticamente…guardavo Lettere e mi veniva in mente La Sottile Linea Rossa, che c’e’ di male? Mi pare un film di guerra (umanistico) molto piu’ riuscito. Tutto li’. :-)

  25. utente anonimo on 10 marzo 2007 at 02:35 said:

    STRITOLATO IN UN CASSONETTO KILLER! Andate sul mio blog e aiutatemi a firmare la petizione contro la Caritas!

    Grazie e scusami il disturbo.

    http://www.acmedelpensiero.blogspot.com/

  26. Ciao Kekkoz,

    OT: http://movies-home.blogspot.com/

    entra a far parte della connection, come puoi vedere nei commenti di qui:

    http://whoframedrogerrabbit.splinder.com/post/11157907/Segnalazione%3A+L%27antiCristo . Puoi aggiornare te in cinebloggers?

  27. l’ho visto ieri, e in effetti bello lo è davvero. e non è nè freddo nè esercizio-di-stil-istico, però è vero che emoziona molto meno di quanto, in teoria, dovrebbe.

    per favore, kekk, spiegami perchè, chè oramai m’hai messo la pulce e i miei studi di pissicologia si sono fermati al secondo anno!

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