Memories of Matsuko (Kiraware Matsuko no isshô)
di Tetsuya Nakashima, 2006

Provate a immaginare la formula narrativa melò declinata al femminile più tragica che vi possa venire in mente. Poi riempitelo di canzoni e canzonette, colori ipersaturi e fantasmagorie visive, cartoon e manga, uccellini disneyani e corvi della spazzatura, scarpette luccicanti e carceri ballerine. Memories of Matsuko è così: un film in cui in cui il dolore e la sua sublimazione vanno a braccetto, completandosi e annullandosi a vicenda, in un equilibrio, sulla carta, davvero difficilissimo da ottenere.

Ma il film funziona, e funziona che è una meraviglia. Non solo per l’innegabile bellezza delle canzoni: ad aiutare il film ci sono la compiutezza della struttura detection (alla Citizen Kane, per intenderci) e la gustosa rappresentazione naif del Giappone degli ultimi trent’anni, affrescati in modo completamente antistorico e antitemporale – ribaltando se vogliamo la tendenza di un’opera apparentemente non lontanissima come Always di Takashi Yamazaki. Ma soprattutto, c’è – principalmente durante i numeri musicali – un’incredibile consapevolezza, anche ironica, dei linguaggi di molto cinema "barocco" e non solo, con riferimenti che vanno dal melodramma classico americano (il lettering dei titoli in questo è più che esplicito) al cinema di Jean Pierre Jeunet, mescolando classicismo e avantpop in un turbinio di danze e colori che lascia senza fiato.

Bisognerebbe forse chiedersi quanto tanto splendore visivo (che conferma il talento eclettico dell’autore del(l’ir)resistibile Kamikaze girls, al suo quarto film) possa mettere da parte la discussione su una visione dell’universo femminile tendenzialmente conservatrice, magari non deprecabile di per sé (anche perché fa perfettamente il paio con molti dei riferimenti di cui sopra) ma sicuramente discutibile in seno ad una riflessione sul cinema nipponico degli ultimi anni. Come dice Tom Mes nella sua bella recensione (solitamente acuta, quanto trattenuta) su Midnight Eye, "c’è molto per cui godere in MOM, ma se fossi una spettatrice e avessi pagato 1800 yen per sentirmi dire che ho bisogno di trovare il mio posto in questo mondo, sarei fortemente arrabbiata".

Dal canto mio, non essendo io ancora una spettatrice, ho deciso – per la maggior parte del film – di tralasciare questi dubbi (risollevati poi a posteriori dal sovracitato pezzo di Mes), immergendomi più che altro nel ludibrio plastico della – spessissima – superficie del film, e nella profonda commozione che la storia di Matsuko – e l’interpretazione magistrale di Miki Nakatani, premiata un po’ ovunque – non può, e dico davvero, non può non suscitare. E sto parlando di lacrime vere. Vi invito a fare altrettanto, al più presto.

Pompini a vicenda
Ne hanno già parlato i bellissimi e bravissimi Hellbly, Murda, Rob.

Su Youtube, i titoli di coda

11 Thoughts on “

  1. amo questo genere di film, ma questo proprio non l’avevo sentito…. ultimamente mi sento sempre più ignorante!

    (grazie per aver citato Jeunet, io ho amato amelie e la lunga domenica di passioni (questo in misura un po’ minore, ne ho scritto proprio ieri, tra l’altro))

  2. Eheh mi avresti dovuto ringraziare in apertura pezzo :P scherzo.

    Gioisco alquanto del tuo post.

    Aggiungo che l’interpretazione in chiave maschilista mi pare un po’ forzata. primo perché si potrebbe dire la stessa cosa per molti altri film giappi (è una convenzione che -ahimè- fa parte di quella società). Secondo perché Matsuko alla fine si dimostra molto forte pur nella sua intrinseca debolezza.

    P.S. Il film sarà al Far East di quest’anno.

    Ciaoo Rob

  3. Ce l’ho, ce l’ho! Questo non mi manca. Ce l’ho. Evviva. Ma non l’ho ancora visto. E’ lì, accanto al Mostro Grosso. Se entrambi non mi piacciono in modo esagerato (non vale il piacermi e basta, deve esserci l’esagerazione) sfascio casa. Dunque raccolgo l’invito ma in apertura (o chiusura) pezzo mi toccherà ringraziare compare Rob, il cui post mi convinse in un battito di ciglia al reperimento immediato dell’opera. ^^ E il tuo, ovviamente, mi fa sbavare nell’attesa ancora di più. Mi porto avanti col “lavoro” e comincio a singhiozzare silenziosamente.

  4. (io metto le mani avanti, però: The Host è davvero un altro pianeta…)

  5. utente anonimo on 29 marzo 2007 at 13:20 said:

    Essendo in asia dico:

    Miki Nakatani ha vinto il premio come migliore attrice agli appena consegnati Asian Film Awards, che hanno visto la stravittoria di The Host nelle categorie maggiori (film e attore). Regista invece ha vinto il cinese di Still Life. L’ho letto due giorni fa sul giornale.

    baci

    Oh

    (quanto torno a casa me lo vedo anche io questo film, finalmente)

  6. Arigato Gozaimasu

  7. esiste pure il film… per un attimo leggendo il titolo pensavo tu parlassi del drama ^^; che per altro e’ anch’esso recente ma a ben pensarci non esiste sottotitolato… mi piacerebbe vedere entrambi…

    Misato-san

  8. Aggiornamento. Ho pianto, e molto. Ed entrambi (The Host e Matsuko) mi sono piaciuti in modo esagerato. Alleluia.

  9. merda domani lo danno a Udine, di mattina…ma io arrivo nel primo pomeriggio.

    Era uno di quelli che ci tenevo a vedere..uff

  10. utente anonimo on 28 aprile 2007 at 21:57 said:

    non posso che essere d’accordo con le tue parole riguardo questo film che a volte sconfina nel surreale e che di certo anche a me ha fatto piangere lacrime vere. consiglio a tutti, maschietti e non, di andare a vadere questo film nella speranza che venga distribuito…

    P.S. se qualcuno sa qualcosa in riguardo lo ringrazio

  11. Disgrazie dei fiori

    [..] Similitudine: Matsuko è un asinello. Per anni, questo asinello viene caricato di otri su otri pieni di lacrime. Alla fine, l’asinello muore schiacciato dal peso della sua soma. Triste. Però questo asinello è il ciuchino di Shrek. T [..]

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