Spider-man 3
di Sam Raimi, 2007
Una volta realizzato che non sarei riuscito a vedere il terzo film della saga in una sala di prima visione, e che praticamente chiunque (o quasi) gli si era solennemente scagliato contro (almeno in senso relativo), in quei giorni mi ero messo a leggere quanto più possibile a riguardo, almeno per convincermi che non stavo perdendo nulla di che. Ma non avevo capito come fosse potuto accadere, e in che forma, ciò che veniva descritto nei post che parlavano del film. Non erano cose belle, per capirci.
Ritrovatomi finalmente di fronte al film stesso, ho potuto constatare con i miei occhi cos’era accaduto, o almeno una sua interpretazione: se Spider-man 3 non è forse davvero il più brutto sequel possibile del magnifico Spider-man 2 (e cercherò in seguito di dire brevemente perché, forse per capirlo io stesso), quello che viene dimostrato di certo è il desiderio di Raimi di scartare di lato il racconto superomistico come ci viene presentato dal cinema negli ultimi anni, in modo non dissimile – anche se il confronto non regge – dal metodo applicato da Newell al "suo" capitolo della saga di Harry Potter.
Insomma, se Spider-man 2 era stato forse il punto più alto di un determinato modo di fare cinema-fumetto negli Anni Novanta e soprattutto negli Anni Zero, con questo film Raimi dà un’evidente sterzata, e cerca di fare qualcosa di vistosamente opposto. Piaccia o meno: e infatti la scontentezza è di molti, ed è anche del tutto comprensibile. Perché il grosso problema del film che hanno descritto in moltissimi – non faccio che ripeterlo per unirmi alla mischia – sussiste eccome: ed è la sua totale incapacità a gestire la quantità di materiale presentato, in un turbinare eccessivo di personaggi, situazioni, cattivi, evoluzioni, ripensamenti, eccetera. Ce n’era per almeno altri due film, e la sensazione di tutta la prima metà, talmente palpabile da sfiorare l’evidenza, è quella di un film – usando una suggestione più che una descrizione – completamente privo delle sequenze di raccordo. Le scene ci sono tutte, ma il modo in cui sono separate tra loro lo fa assomigliare perlopiù a un lunghissimo (e noioso) trailer di un’intera saga.
Finché Parker non cambia pettinatura e se ne va in giro per la strada a fare il deficiente, mettendosi il ciuffo davanti agli occhi e sparando alle ragazze con le dita: è proprio in quella sequenza che ti rendi conto che Raimi non sta sbagliando affatto. No, Raimi lo fa apposta: il tono strafottente di tutta l’operazione è troppo sotto gli occhi di tutti per non essere programmatico. A questo punto, bisognerebbe scegliere da che parte stare. Oppure non scegliere affatto, come faccio io nel mio risaputo cerchiobottismo. L’importante è lasciare a casa le proprie aspettative su quello che Spider-man 3 avrebbe potuto o sarebbe potuto essere. Quella straziante epopea dark di cui rimane quasi solo il volto mostruoso di Venom e il malinconicissimo abbraccio finale.
L’altro argomento discusso è la fortissima tentazione dei fratelli Raimi (Sam con Ivan che co-sceneggia) a spostare il baricentro del film dai dilemmi tragici dello sdoppiamento, della scelta, del sacrificio, dell’arbitrio, del perdono, eccetera, a problemi ben più terra-terra, che ne fanno una sorta di via di mezzo tra uno sceneggiato "in costume" per teen-ager e un horror adulto dai contorni semi-auto-parodistici: il dramma vero è che dei dilemmi sentimentali di Peter Parker ci interessa davvero poco, la sublime Kirsten Dunst è ridotta all’insopportabile macchietta di una postadolescente (così come Bryce Dallas Howard, poverina), tutto il tempo risparmiato nel modo descritto sopra viene sprecato nelle ritrite sequenze sentimentali (però la comparsata di un Bruce Campbell che sembra John Cleese la salviamo anche qui, applaudendo) (nota a margine: niente contro le sequenze sentimentali di per sé, ma contro quelle ritrite sì, appunto), e passare dall’incredibile e cupa solennità del capitolo precedente a Parker che se ne va in giro per la città a fare il fonzie in versione emo ci fa un po’ male.
Ciò nonostante, a difesa del film ci sono diverse cose: la prima è che Raimi invece che appiattirsi su crismi action hollywoodiani (come fa in realtà con tutto il combo combattimento finale, e ben venga a quel punto) dimostra un coraggio incredibile, o se volete una notevole spavalderia. Perché propinare questa roba, quasi indigeribile per una buona metà (la prima), e probabilmente solo per dimostrare di avere ancora una personalità di fronte alla critiche (di pochi, in realtà) ci vogliono dei voluminosi testicoli, ed è difficile non provare simpatia per uno che ha trasformato un film quasi impossibile da sbagliare in un oggetto così assolutamente squilibrato e bizzarro.
Infine, problema mio, non riesco ancora a provare disgusto per l’impianto estetico-spettacolare che Raimi è riuscito a infondere alle (si diceva qualche anno fa) irrappresentabili avventure dell’uomo-ragno: quello sì assolutamente coerente con i due film precedenti, e ancora decisamente appassionante. Nonostante zia May e tutto il resto, tutto sommato ci si diverte ancora. Ma siamo sul filo, sul limite: e non possiamo negare che, alla fine di tutto, qui si era piuttosto imbestialiti, almeno per le potenzialità bruciate. Con affetto, si intende, ma sempre imbestialiti.
Molto semplicemente: nel 2 Michael Chabon ha scritto parte della sceneggiatura. Nel 3 no.
“Quella straziante epopea dark di cui rimane quasi solo il volto mostruoso di Venom e il malinconicissimo abbraccio finale.”
quoto e condivido
però zia may doveva morire
la reine
pensa ero convinto che già ne avessi scritto (mi ricordo che da qui, sul friday tuonasti di lasciar perdere tutto quel fatidico giorno di maggio – era maggio? – e fiondarsi a vedere l’ometto in calzamaglia).
Io sono tra i detrattori, l’ho trovato davvero brutto e l’ho bocciato proprio perchè ha fallito volendo mettere troppa carne a cuocere.
“fonzie in versione emo” oltre a essere un ossimoro è un’espressione che spero di non sentire mai più! ^_^
Finalmente questo fatidico post, ma il mio pragmatismo mi impone di chiedere… Quante pallette?
Bel tentativo, ma no.
(la recitazione del Grosso Cane in questo capitolo comunque ha dato il via a tanti di quei frizzi e lazzi che in totale fanno ORE di intrattenimento gratuito. Grazie, Grosso Cane !)
- vb –
io l’ho trovato abbastanza discreto
ovviamente lontano dal secondo capitolo, che resta la vetta più alta toccata dalla trilogia
se togliamo il finale, che comunque proprio non ho digerito, il resto è più che accettabile, non chiedevo molto di più (certo, avrebbe potuto essere molto meglio, ma tant’è..)
il parker emo l’ho trovato di cattivo gusto, così come le sequenza in cui spiderman passa davanti al bandierone deglo states
tutto sommato siamo curiosi delle pallette in effetti… che brutte cose mi hai ricordato… soprattutto la noia cosmica di questo film… il fastidio ne vedere Peter e MJ che quando finalmente si erano trovati sembravano usciti da Star Wars episodio 2 (la qualita’ infima dei dialoghi e delle situazioni amorose e’ la medesima), i quindicimila nemici risolti tutti inequivocabilmente alla cavolo… buuuuu T________________T
Misato-san
@darkripper: non scarterei l’ipotesi. tra l’altro, sai di questo?
http://www.imdb.com/title/tt0366165/
@reine: ti ispira siffatto odio o è una questione filologica? sono appannato.
@noodles: vero, ma era un post puramente pregiudiziale, se non ricordo male. come pregiudizio era una BOMBISSIMA.
@vb: tra l’altro mi piange il cuore di non aver scritto nulla sulla sua incredibile interpretazione del Demente Di Turno. potrei fare un post SOLO sul Grosso Cane, per esempio. è un’idea.
@honeyboy: stride il bandierone, vero?
(però, in un certo senso, ci sta. mh.)
@jecke, misato: ero contento di essere libero da “l’obbligo” di spallettare, ma voi… voi… voi siete dei maledetti materialisti! ^^
(dipende dai minuti. viaggiamo tra le due palle e mezzo e le tre palle, comunque. né più né meno.)
Se scrivi un post filologico sul Grosso Cane ti passo tutta la bibliografia essenziale più un paio di esilaranti testimonianze di come reagisce davanti a lui il Pubblico In Sala.
- vb, completista di Grossi Cani –
nessuno può uccidere la zia May.
ci ha provato il fior fiore degli sceneggiatori iconoclasti d’America, ed è sempre risorta.
manco gli scrittori macellai inglesi come Mark Millar o chi per lui hanno potuto abbatterla.
anzi, l’hanno pure ringiovanita ultimamente.
Sta sul culo a tutti da sempre, ma sono 45 anni che sta lì, statuaria, a pronunciare sempre le stesse battute sulla salute cagionevole del nipote.
Mi inchino ammirato.
Lonchaney
le nonne o le zie fan quello che debbono fare;
lonchaney ha praticamente esplicato quello che mi è rimasto dietro la tastiera;
non sarebbe morta invano sacrificandosi alla trama, per dire…
la reine
qui in america stanno tutti impazzendo per il misterioso trailer che precede transformer. pare sia il nuovo progetto di jj abrams. tutto tace però.non si sa il titolo (?? The Parasite o Cloverfield ??). Il trailer spiazza davvero. Ritirato da youtube dalla Paramount itself! viral marketing e mistero alla LOST, ovviamente. saluti cari da los angeles
Troppa carne al fuoco…e purtroppo niente trattato a dovere…ma era difficile competere con un secondo capitolo così bello e un antagonista così ben delineato come octopus…il cammeo di Bruce Campbell (immancabile) però è esilarante…speriamo si fermino quì…
Grande recensione… Onestamente mi è piaciuto, malgrado gli errori commessi (voluti e non)…
La mia opinione la conosci già, credo: non è che mi sia piaciuto, ma mi piacciono le apologie…