The protector (Tom Yum Goong)
di Prachya Pinkaew, 2005
Spiace dover aspettare a parlare del film per mettere chiarezza sul trattamento che al film stesso è stato riservato, ma è necessario: Tom Yum Goong ha subito grossi tagli "autorizzati" per la distribuzione internazionale (la versione "europea", curata da Pinkaew, è più breve e meno violenta), ma quello compiuto dalla Weinstein Company per l’uscita negli USA è un vero e proprio stupro che ha accorciato il film di mezz’ora, modificandolo profondamente nelle sue linee artistiche, narrative, e persino morali: potete leggerne accuratamente qui.
Al momento, non mi è dato sapere quale sia la versione distribuita in Italia ma, da alcune voci giuntemi dalle sale, è fortissimo il sospetto che sia proprio l’orrida versione americana. Bisogna tenere quindi conto che vedere The Protector può essere un’esperienza molto diversa a seconda della versione che ci si trova tra le mani. Indispensabile, da parte mia, recuperare quella originale (lunga 108 minuti e parlata sia in inglese che in thailandese), e di quella parlerò.
Detto questo, il film. Chiunque abbia visto Ong-bak (il film precedente di Pinkaew) sa cosa aspettarsi, approssimativamente: ovvero, un film scritto sul corpo sovrannaturalmente atletico di Tony Jaa, intorno a cui il resto appare come un mero pretesto, e nemmeno dei migliori. Ma – oltre al fatto che basti Jaa a tenere in piedi il film, e lo fa, il che non è affatto poco – la regia di Pinkaew, oltre a essere tecnicamente su un altro livello, è innegabilmente molto più consapevole che nel film precedente, sfrutta ogni movimento di Jaa a suo vantaggio, continuando a rifiutare i "trucchi" del montaggio e mettendoci pure dentro (forse inconsapevolmente, ma l’impressionante e ormai notissimo piano-sequenza sulle scale fa pensare esattamente il contrario) una riflessione autogenerante sullo stesso modo di rappresentazione della lotta.
Non si arriva comunque a cose come una trama vera (c’è più una concentrazione sui moventi che non una decorosa consequenzialità), un ritratto completo dei personaggi coinvolti (anche se il villain transessuale è davvero un colpaccio, e forse meritava più spazio), un controllo totale dell’operazione che prescinda dai balletti di Jaa (ne è dimostrazione l’imbarazzante sequenza onirica animata in un preistoricissimo 3D), e The protector è pur sempre un film in cui un tizio spezza le braccia a tutti i 100 tizi che lo assalgono uno alla volta perché gli impediscono di piangere il suo elefante morto.
Ma di roba così, in giro, ce n’è sempre meno: The protector è un film dove fai sanamente il tifo per il protagonista, e ti sbracci e urli verso lo schermo sperando che li atterri uno per uno, fino alla risoluzione finale. Ed è quasi tutto merito di Tony Jaa, che combatta contro il gigantesco Nathan Jones oppure contro una trentina di teppistelli armati di bici e pattini. Uno come Tony Jaa (che non per niente "sbatte" letteralmente contro Jackie Chan all’aeroporto di Sidney) dobbiamo tenercelo stretto. Quando non mettere delle icone pagane del suo corpo danzante nella nostra cameretta, e adorarlo come un dio.
http://cineb
[..] The protector Kekkoz [..]
L’ho visto qualche mese fa ma non ne ho mai scritto.
Il film tutto sommato è quello che è, ma Tony Jaa è superiore. Con una produzione più importante potrebbero venire fuori cose interessanti..
Magari la prossima volta senza elefanti!
Discordo. The Protector è una mezza schifezza, mentre Ong Bak era di un altro livello. Siccome in entrambi i film l’unica cosa che val la pena di vedere è Tony Jaa in azione, è molto meglio vederlo in piano sequenza e cafonissimi ralenti in Ong Bak che non con il montaggio adrenalinico e bessoniano di The Protector. L’unico piano sequenza del film fa pure schifo.
Per quanto riguarda la sceneggiatura siamo in entrambi i casi su bassissimi livelli; la cosa non mi preoccupa, però noto che i momenti comici di Ong Bak funzionavano molto meglio.
P.S. Il film l’ho visto al cinema e riguardato a tratti in video vos. Il montaggio mi pare essere lo stesso,e il montaggio è il difetto peggiore del film; mancano diversi elementi narrativi, atti di violenza sull’elefantino e cose così.
Io sono andato a vederlo al cinema. Il pubblico si lanciava in gioiose esclamazioni e yuhù, e quando è entrato in scena Nathan Jones, in sala volavano le BESTEMMIE. Sono esperienze che al cinema credevo non mi sarebbero più ricapitate. Bello.
posso capire tutto, ma davvero ti ha fatto schifo quel piano-sequenza?
(comunque, per dire, anche nel combattimento con le bici – forse è il migliore del film – c’è pochissimo montaggio…)
P.P.S. Leggendo su wikipedia le modifiche dell’edizione americana, direi che la versione da me vista al cinema non è quella, perché le “Scenes of Sgt. Mark handling robbery and releasing the would-be assassin” ci sono. Però il padre viene ucciso dalla pistola, la trasessualità di Madame Rose è solo accennata (“Non si sa se sei maschio o sei femmina”), Madame Rose muore dopo la caduta ecc. Boh. La differenza principale da me notata è che nel film originale le scene dei guerrieri Thai sono sequenze normali, mentre nella versione italiana sono state sostituite con delle scene in CGI di pessima fattura.
ecco, mentre scrivevo il commento gokachu ha fatto luce. mi ha letto nel pensiero? bella lì.
io però credo di aver visto il film originale, e almeno UNA delle sequenze dei guerrieri è quella in un brutto CGI di cui parlo nel post…
Montaggio: Boh, m’è parso lo stesso ma non son sicuro. Dovrei ricontrollare la vos ma l’ho cancellata. Ehhhh. A me è sembrato eccessivo, non si vedeva mai un colpo di Jaa completo, dall’inizio alla fine, specie nella scena delle bici (che m’è piaciuta pochissimo). Voglio un film di Jaa girato come i primi film di Jackie Chan. Si risparmia anche sulla pellicola eh!
Uh, e non toccatemi gli elefanti, sono la cosa piu’ bella dopo Jaa stesso. Tutti i suoi film dovrebbero avere la stessa non-trama. Il prossimo potrebbero chiamarlo direttamente “…and they keep on stealing Tony Jaa’s fuckin’ elephant”.
I film porno hanno subito un’evoluzione secondo me positiva, passando da trame ridicole a assenza di trama e sesso-e-basta. Speriamo facciano lo stesso con Jaa. Botte e basta.
botte botte botte da orbi, calci e pugni, sputi!
Gokachu: per quello hanno gia’ fatto “Born to fight”
ecco, forse è giunto il momento per me di recuperare Born To Fight.
Si ma in Born to fight non c’è Jaa, io ci voglio Jaa. Ah, sempre seguendo l’evoluzione del porno, sono anche per l’introduzione della macchine digitali a mano che girano il film con Jaa intermanete in piano sequenza, o con al massimo tre stacchi a film.
Il piano sequenza ha lo stesso problema dei videogame: i cattivoni vanno uno alla volta contro il nostro eroe, invece che avventarsi in quindici contro uno. Prima o poi bisognerà spiegarglielo…
(mi spieghi la “riflessione autogenerante eccetera”? ^_^)
Dopo il film, con amici ipotizzavamo i discorsi che i cattivi fanno tra loro quando stanno in fila per uno, in attesa di avventarsi contro Jaa.
“Che faccio, vado o non vado?”
“Ormai sei qui, vai”
“Devi andare”
“Ma li sta massacrando tutti! Che sono, matto?”
“Guarda là!”
“Qui va a finire male, lo sapevo io, lo sapevo”
“E un altro è andato. Ne ho ancora dieci davanti”
“Allora, ci muoviamo o no?”
e poi pretendono che la gente non glieli scarichi
merde
Dice che stanno lavorando ad una nuova tecnologia per i dvd che permette di vedere qualsiasi film con e senza Jaa. Attivando il marchingegno è tipo possibile vedere Jaa pestare de Sica mentre si guarda natale a miami.
E’ uscito l’anno scorso, io ho una copia di Apocalypse Now Redux dove è possibile far uscire Jaa che mena a mani nude la tigre del cazzo.
pienamente d’accordo con la recensione.
e born to fight vale la pena, perchè dà l’impressione che gli attori si facciano involontariamente malissimo.
Non ho visto il film per cui sulla pellicola non mi pronuncio. Ho visto però il piano sequenza da te linkato e sono d’accordo che è pessimo, dal punto di vista puramente cinematografico.
O, meglio: è portatore di una ideologia “cinica” che segna la morte del cinema in favore di qualcosa d’altro.
La mdp diventa uno spettatore in campo non giocatore, con sospensione della sospensione dell’incredulità, anticipa spesso le successive sequenze (per cui sappiamo già che succede dopo) e per questo ci (mi) provoca una noia mortale: nessuna sorpresa.
L’unico modo per leggerla è nella logica del videogame (logica sulla quale mi pare costruita). Ma, in questo senso è, a mio sommesso parere, assai poco interessante (un po’ come guardare qualcun altro che gioca).