Blades of glory
di Josh Gordon e Will Speck, 2007


"They’re laughing at us."
"Hey. They laughed at Louis Armstrong when he said he was gonna go to the moon. Now he’s up there, laughing at them."

Accade una strana cosa, in Blades of glory, a costo di considerarlo il "capitolo terzo" nella virtuale trilogia ferrelliana iniziata da Anchorman e Talladega Nights: e cioé che la regia, tolta ad Adam McKay e data in mano a due persone perlomeno capaci di gestirne vagamente i ritmi, rischia di rovinare tutto proprio perché lo professionalizza. Che brutta parola. Gli altri due film erano deliziosi – ok, prima di tutto per tutti i caratteristi e le figure di contorno, dico, nel primo c’era Steve Carell che urlava "Loud Noises!" e nel secondo il vecchio rimbambito che urlava "He had a beard!" – ma sto divagando – erano deliziosi anche perché era proprio il loro ritmo catatonico e sornione a rendere tutto (paradossalmente, deh, ancora non me lo spiego) così incisivo.

Poco male, comunque, perché Blades of glory è ancora un film davvero divertente: Will Ferrell, se lasciato a briglia sciolta in questo modo (altrimenti, apriti cielo) è sempre eccezionale, Jon "Napoleone Dynamite" Heder è una spalla apprezzabile – anche se a volte sembra un Owen Wilson senza fascino, considerazione scevra da qualunque riferimento alla cronaca recente, ché sono un po’ cazzi suoi – ma sto divagando – e Jenna Fischer – che poi è quella che nel The Office americano fa il ruolo che in quello britannico è della Nostra Sempre Adorata Lucy Davis, il che fa automaticamente di lei come di chiunque si sottoponga al ruolo di "Dawn di The Office" una sorta di versione un tantino asessuata della Donna Dei Nostri Sogni, e figuriamoci Lucy Davis, appunto, e in Studio 60 poi, non ti dico – ma sto divagando – Jenna Fischer, dicevo, è una roba.

L’impressione, o il rischio se vogliamo, è che queste siano le ultime cartucce che Ferrell, ormai inchiodato a una formula di successo – e non parlo di pubblico, parlo di rendere narrativamente vendibile questa roba qui di loro che ballano sul ghiaccio vestiti di lustrini e fanno il finale del balletto con la forbice, sì, ho detto proprio la forbice – ma sto divagando – le ultime cartucce che Ferrell ha da sparare prima di una relativamente precoce demenza senile. Il fatto che osino usare la bella faccia di William "Inchioderò Michael Scofield anche a rischio di rendere poco credibile il mio personaggio" Fichtner e poi me lo lascino fuoricampo a imputridire non è un buon segno. Oppure.

Tutto quanto scritto finora è a uso e consumo di quelli a cui interessi in qualche modo il tessuto sottostante i film con assoluto protagonista – tanto che il suo nome prima del titolo, e il Signor Heder che è teoricamente il vero protagonista del film no, come ai bei tempi del Joker di Nicholson, ah bei tempi quelli – ma sto divagando – insomma, i film con il Signor Will Ferrell. Per chiunque trovi invece ridicola la stessa idea di usare il termine "ferreliano" come ho fatto al the very inizio di questa pappardella, leggete il prossimo paragrafo e basta.

Ehi, guarda qui! Guarda qui! Senza mani! Basta dire questo: qualunque scena di questo film in cui Heder e Ferrell discutono, e dico una a caso, rende il film assolutamente imperdibile.

"The night is a very dark time for me".
"It’s dark for everyone, moron!"
"Not for Alaskans or dudes with night-vision goggles"

8 Thoughts on “

  1. Confermo. Guardate le scene in cui Ferrell parla, skippate le altre.

    Insomma, la stessa cosa che facevate con “Il bambino d’oro” di Eddie Murphy.

  2. Valido è un PROFETA !

    - vb –

  3. Non so perché, ma Talladega nights m’era sembrato più riuscito. Più cattivo, volgare e con una spalla migliore. Non che Heder non sia un grande (Napoleon dynamite rimane sottovalutatissimo, come pure The benchwarmers), ma non è una spalla. John C. Reilly è una spalla. E grande.

  4. infatti Talladega Nights E’ più riuscito, chi ha mai scritto il contrario. :-)

  5. Ho male interpretato quel ” la regia, tolta ad Adam McKay e data in mano a due persone perlomeno capaci di gestirne vagamente i ritmi”, in realtà controbilanciato da “… rischia di rovinare tutto proprio perché lo professionalizza”. Comunque, glory to Will Ferrell! (ogni riferimento a l’ultimo Kitano è puramente casuale…)

  6. Urca, quand’e’ che The benchwarmers ha fatto l’enorme balzo da “impresentabile” a “sottovalutato”? Se c’e’ davvero il rischio di ridere anche a una sola gag corro a recuperarlo

  7. io non ci ho mai neppure provato.

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