[corti dagli Stati Uniti di oggi: seconda parte]
[Milano Film Festival 2007 - Godless America]
Have You Ever Heard About Vukovar? di Paolo Borraccetti
Un soldato americano, sconvolto dall’Iraq ma in procinto di tornarci, empatizza con un autista di Vukovar, anch’egli in fuga dalla guerra. Ben scritto e realizzato, un po’ vecchiotto ma molto professionale. Particolarmente azzeccato il rapporto tra il titolo e la sceneggiatura.
Death, Destruction & The Weather Coming Up Next di Emery C. Martin
Un altro cortometraggio fatto con sequenze di immagini questa volta per riflettere sui media e sulla loro rappresentazione della guerra. Il linguaggio scelto è particolarmente pregnante, in questo caso, ma ciò, e nemmeno il fatto che io non riesca mai nemmeno a concepire che si riesca a realizzare una roba così complessa, non ci impedisce di trovarlo estremamente noioso.
Cough Drop di Kristina Lear
Una bambina molto sveglia ma non particolarmente entusiasta dei propri genitori accetta un passagio da uno sconosciuto. Prodotto di un corso tutto al femminile dell’America Film Institute (un’idea come un’altra per ovviare alla scarsità di registi donna negli States?), il film è davvero molto interessante: non tanto per la tematica affrontata, che è comunque sempre delicata e rischiosissima, ma per il modo in cui gestisce la tensione, mai banale e con un understatement invidiabile. Finale aperto e imprevedibile: ne sentiremo parlare?
Business Johnson di Casper Frank e Talia Raine
Semplicemente, una barzelletta raccontata da un gruppo di irrestitibili attori comici di colore in un patio. La barzelletta è pure vecchia, ma la bravura del cast è talmente coinvolgente che ci si sganascia a prescindere. Non so che darei per rivedermelo dieci volte.
The Oates’ Valor di Tim Thaddeus Cahill
Il corto di esordio di un ventottenne con un nome bellissimo è una delle cose più indie che io riesca a immaginare. Non solo perché in 14 minuti riesce ad infilare pezzi di Animal Collective, Devendra Banhart, Calexico e Beirut, ma anche perché il suo personaggio, giovanissimo trombettista spettinato, deadpan e vagamente emo, in conflitto con un padre che lo vuole mandare in guerra, è una sorta di epitome di un intero immaginario. Gradevolmente surreale, piacevolissimo, e – a riconoscerci dentro un briciolo di sé – quasi commovente. Forse il corto a me più gradito tra quelli presentati in questa piccola rassegna.