Stardust
di Matthew Vaughn, 2007

Mi rendo conto di quanto sia una pratica antipatica, ma ci sono delle volte in cui è davvero difficile parlare di un film prescindendo dall’opera letteraria da cui è tratto. E non è una questione che riguarda il valore intrinseco dell’opera, bensì il rapporto soggettivo tra le due opere e il fruitore e/o amatore. In questo caso specifico, per esempio, Stardust è un romanzo breve di Neil Gaiman che ho letto in tempi molto recenti e che ho particolarmente amato. Da una parte è quindi possibile, soprattutto perché il film stesso è prodotto (ma più che altro patrocinato) da Gaiman stesso, intravedere quanto del libro sia rimasto nel film, e dall’altra parte farne del tutto a meno. Esercizio probabilmente spregevole, si diceva: ma utile per vedere, come si noterà più avanti, che i risultati sono più imprevedibili di quanto di creda.

L’introduzione a questo breve testo serve in realtà, più che a identificare un metodo, a trarre la metà delle conclusioni già implicite: chi vi scrive è ben lungi dall’affermare che il testo letterario sia sempre migliore del testo visivo (perché ne va dell’immagine vulgata del cinefilo, e perché è una banalità intrisa di menzogna che a volte sfocia nella superstizione medievale), e se in questo caso si può dire con facilità che tra Stardust e Stardust ci stiano interi pianeti è per una quantità di considerazioni e non per credenza aprioristica. I fatti principali sono due, piuttosto evidenti agli occhi: il primo è che un testo che doveva il suo fascino maturo soprattutto al recupero di una tradizione dimenticata, rifacendosi alla letteratura fantastica pre-tolkeniana, è divenuto con la sua trasposizione un mero film per ragazzi – magari maturi, ma non per forza sveglissimi – che ha dalla sua la naivite della bedtime story (e ben venga) ma più come ammiccamento superficiale (postmoderno, ahinoi) che come gusto narrativo. Cinema per ragazzi, poi, si diceva: di un certo livello, con un buon cast, ma è pur sempre un’altra faccenda rispetto all’avventurosa, romantica e malinconica cupezza del libro. Secondo fatto, l’evidente fretta con cui gli autori del film hanno desiderato liberarsi del fardello del libro stesso, con parti spesso irrappresentabili o poco funzionale a una resa visiva, per potersi dedicare ad altro – scelta che fa il paio con quella di ridurre drasticamente il tempo della fabula (da molti mesi a sette giorni) e persino lo spazio e le distanze all’interno di esso.

E qui avviene il passaggio a quello di cui ci saremmo dovuti dedicare da principio, saltando a pié pari l’intero paragrafo precedente. Ovvero: ora che si è detto che il film tradisce in parte, e sfavorevolmente, lo spirito del libro, e – accompagnato da un coro di chissenefrega – che non è alla sua altezza, cosa rimane di questo film, come oggetto a sé stante? Mi ricollego a quanto appena detto: se da un lato le parti tradotte con una certa fedeltà risultano frettolose e sbrigative, persino fastidiosamente, e immagino che l’effetto sia notabile anche da chi non ha fruito del libro (e si sta parlando di quasi tutta la prima metà, e del brutto finale in cui gli autori hanno tagliato la testa al toro con una specie di riassuntino), dall’altro lato è proprio il numero di libertà prese da Vaughn e soci a rendere piacevolissima tutta la seconda parte. E chi l’avrebbe detto: è proprio accantonando il testo gaimaniano che si sono raggiunti i risultati migliori, alla faccia di ogni possibile affezione o fanatismo. E così, a parte eccezioni come i fratelli fantasma, resi in modo eccezionale e perfettamente in sintonia con l’umorismo nerissimo di Gaiman, sono le cose più apparentemente posticce (come il De Niro en travesti, la comparsata di Ricky Gervais, i lunghissimi e coinvolgenti duelli finali – con eccezionali trovate visive) ad essere le più divertenti e coinvolgenti dell’intero baraccone.

Probabilmente a questo punto ci si può chiedere anche perché spendere tutte queste parole: Stardust è un film meno soddisfacente di quanto avremmo sperato, narrativamente un po’ involuto, produttivamente un po’ cheap: ma vale assolutamente una visione, anche solo per quei (non pochi) tratti da cui fuoriesce, o si intuisce, la voglia di immergersi nel più autentico gusto del racconto, di scansare con una spallata le riletture critiche, le parodie, gli omaggi, giù giù fino ai canoni prestabiliti del fantasy e di nuovo su su fino al pesante macigno jacksoniano, il tutto in nome del potere della magia e dell’amore. E anche se è ci si è riusciti così così, pazienza: qui si è disposti benevolmente a perdonare.

15 Thoughts on “

  1. ho l’impressione che quando vedrò la bussola d’oro potrò comodamente copincollare il tuo post

  2. Non ho letto i libri in quel caso, ma il trailer della Bussola è orripilante.

    Ti sembra proprio di sentirla, la puzza di Narnia.

  3. Consigli prima il libro o il film?

    (di stardust, intendo)

    (Bella domanda della minchia, eh?)

  4. Hai detto egregiamente quello che ho pensato anch’io. E che sono riuscita ad esprimere solo con un Bof. Ti quoto in toto (rima).

  5. la puzza di Narnia! oddio! se l’orso è doppiato da Omar Sharif non rispondo delle mie azioni

  6. Insomma, una mezza delusione mi sembra di capire. Recupererò il racconto!

    Su La bussola d’oro concordo in pieno con Miss Vengeance..

    Comunque è appena uscito un nuovo fumetto di Gaiman targato Marvel. Se dovesse interesare, si intitola “Gli eterni”.

  7. va bene, lo leggerò, lo vedrò, e farò sapere

  8. Già che ci sono, se ne avete la possibilità, consiglio caldamente di leggerlo in inglese.

    (è breve e il vocabolario non è affatto impegnativo)

  9. disposti a perdonare, ok, ma solo per De Niro e per il suo pirata travestito… ;-)

    Alteredo

    p.s.

    Ho messo su tre nuove recensioni

  10. [OT]Prova per veri cinefili su Stanley Kubrick. Dimostra la tua conoscenza del grande regista.

    Ciao!

    QUIZ SU STANLEY KUBRICK

  11. @Amosgitai: purtroppo non posso aprire alcuna pagina di blogspot… è possibile accedere al quiz per cinefili kubrickiani su altre pagine?

    ciao

    Alteredo

  12. utente anonimo on 17 ottobre 2007 at 02:05 said:

    x Alteredo:

    Sei la seconda persona che me lo dice… ma come mai???

  13. una visione gliela concederò, ma per gaiman nutro una passione sconfinata che mi farà essere molto protettivo rispetto a stravolgimenti e decadimenti, dunque, credo, anche più cattivo.

    ho molto apprezzato il cappello iniziale che mette i giusti paletti rispetto alla ‘caccia alle streghe’ del rapporto film/libro o racconto (basti pensare a shining – è difficile dire che sia superiore il racconto…)

    cmque davvero un bel blog, tornerò spesso

  14. Amos, lo ignoro. Sono mesi che provo a scoprirne il motivo

  15. hai visto mirrormask?

    Costato un decimo, con un risultato 1000 volte migliore!

    Se vuoi ti procuro dvd e filmbook, meravigliosi entrambi!!!

    Baci baci

    LaGiulia

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