Songs from the second floor (Sånger från andra våningen)
di Roy Andersson, 2000

In una plumbea città in cui un inspiegabile traffico e un interminabile corteo di flagellanti sembra aver bloccato ogni via di fuga, alcuni personaggi, con il passo e il colorito dei cadaveri, si aggirano vittime della catastrofe che essi stessi hanno causato, mentre il mondo affoga nella follia e affida le sue ultime speranze alla pura irrazionalità, e mentre il poeta, che con le parole di César Vallejo è "colui che sta seduto" (come la macchina da presa di Andersson), l’unico ad avere il filtro con cui osservare impassibile questo disperato e grigio armageddon, soffoca la sua impotenza silenziosa nel letto di un ospedale psichiatrico, e guarda l’apocalisse tra le lacrime.

Tra citazioni inaspettate (quella esplicita del pythoniano Senso della vita) e suggestioni simboliste che si rifanno alla satira surrealista di Luis Bunuel, con la sua terrificante coerenza stilistica (il film è un alternarsi di "quadri", a camera fissa – con l’eccezione di un carrello all’indietro sulla banchina di una stazione – e con una profondità di campo prospettico portata spesso al parossismo) e la resa scenografica e fotografica che lascia senza parole, il film dello svedese Andersson è sì un oggetto "strano e curioso": ma non si ferma affatto a compiacersi della propria bizzarria, anzi riesce a trasformare la sua complessa visionarietà in un acceso pamphlet sulla contemporaneità di fronte a cui è difficile rimanere indifferenti.

Comunque la si veda, che si apprezzi o meno il suo spirito caustico, saggiamente sornione nonostante tutto, a suo modo poetico, divertito ma profondamente crudele nei confronti di un’umanità (nordeuropea, ma non specificamente) condannata all’apocalisse dalla loro stessa disumanizzata società capitalistica, Songs from the second floor è un film che va assolutamente recuperato, non fosse altro che per la maestosità visiva, che è quasi ingrato riprodurre sugli schermi casalinghi. Ma c’è molto altro.

Ne parlò poco tempo fa il magnifico Contenebbia in questo post.

13 Thoughts on “

  1. Qusto post mi commuove: il giovane cinefilo più fico della via Lattea ha fatto per l’ennesima volta centro. “Songs” è davvero un film di culto, ma sotterraneo, quasi esoterico. la sua palese “eccentricità” ha sempre allontanato i più. pensa che quando venne proiettato al Mifed, nel 2001, in sala c’eravamo io e due giapponesi che se ne andarono dopo mezz’ora…Citando il Kekkoz: “va assolutamente recuperato”!!!

  2. la ringrazio, conte. Sapevo di farla felice.

    (a chi volesse recuperarlo davvero, mi offro volentieri per il “come”. Ovviamente in forma privata)

  3. dev’essere davvero magnifico questo film.

  4. Sì, credo che ti piacerebbe.

  5. videonote a margine:

    uno spot del ketchup diretto da Roy Andersson:

    http://www.youtube.com/watch?v=S5AlxCP3RSg

    la favolosa scena della metropolitana:

    http://www.youtube.com/watch?v=so5M8Mgf50c

    qualche giorno fa è stato creato questo profilo di youtube con degli “extra” del film – non so se sia “ufficiale”, ma è senza dubbio materiale interessante:

    http://www.youtube.com/user/royanderssons

  6. Pvt su concerti!

  7. utente anonimo on 24 ottobre 2007 at 18:18 said:

    sapere dove eventualmente recuperare dei sub ita sarebbe cosa buona e giusta :) mi hai incurisiosito.

    Vespertime.

  8. Per spalleggiarti nel Teatrino ho appena postato la sequenza del tram!

  9. @conte: grazie! E che scena, eh? Cineblog proud!

    @vespertime: trovi i sottotitoli qui:

    http://tinyurl.com/3ycrp5

    (in italiano non ci sono, ma magari in inglese…)

  10. svezia nuova norvegia?

  11. @missv: LOL!

  12. Come hai fatto a ritorovare questo film? Vabbè. Se per caso ogni tanto scrivi anche recensioni di colonne sonore e vuoi provare con le nostre,mandaci tutto via myspace, lo pubblicheremo sul nuovo blog che stiamo per aprire!

  13. http://giova

    [..] You, the living di Roy Andersson, 2007 Sette anni dopo Songs from the second floor, il regista svedese ritorna al suo cinema fatto di pochi e interminabili quadri a camera fissa, e di personaggi fantasma che girovagano tra le ultime vestigia della nos [..]

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