Secret sunshine (Milyang)
di Lee Chang-dong, 2007
Una giovane donna, rimasta vedova, si trasferisce da Seoul alla Milyang del titolo (secret sunshine è il significato etimologico), piccolo centro periferico di centomila abitanti dove suo marito era nato e cresciuto, per elaborarne la perdita e per ricominciare una vita differente. Verrà trafitta presto da un’altra tragedia, le cui reazioni la travolgeranno attraverso la crisi mistica, l’aggressività, l’autolesionismo, la rinuncia.
Al suo quarto film dopo Green fish, Peppermint Candy e Oasis, il celeberrimo romanziere e regista, nonché ex ministro della cultura sudcoreano, Lee Chang-dong torna a raccontare una storia che, nel contesto più collettivo possibile (qui il contrasto relazionale tra città e provincia), va in verità a scavare nell’intimità più profonda dell’animo umano. Secret sunshine è infatti un film sull’accettazione del dolore e sulla sua impossibilità, più antologico che antropologico nel tentativo di rappresentarne le manifestazioni, le reazioni, l’epifania e l’abbandono.
Un film ondivago e trasversale (ondivago nella rappresentazione e trasversale nella narrazione, e viceversa) girato per solenni accumuli (con una divisione in “settori” che tradisce l’amore di Lee per il racconto scritto) e poi per impietose sottrazioni (come il finale tronco), che sfrutta la straordinaria prova della protagonista Jeon Do-yeon per tracciare un percorso, umanista nel migliore dei sensi (ovvero di chi coglie non solo la profondità ma anche la contradditorietà di essere umano) e intellettualmente impagabile. E’ anche però un film che richiede allo spettatore una pazienza maggiore che in passato, per apprezzarlo in pieno.
Non perché sia noioso, nonostante la lunghissima durata: piuttosto perché non è così facile – per una certa benvoluta negazione, quando non un ribaltamento, dei crismi del melodramma – entrare, a piè pari, nella sfera emozionale della protagonista. La struttura ambigua e ricercata, che fa terminare il melò tradizionale dopo poco più di un’ora, per poi allungarne le conseguenze nella seconda metà, non aiuta a buttarci il cuore. A meno, ovviamente, di abbandonarsi del tutto nella vicenda, che di per sé è assolutamente straziante, anche se corretta e misurata grazie al contraltare recitativo del solito incredibile Song Kang-ho, e a inaspettati tocchi (mai ridicoli ma) ironici – magistrali quando vanno impietosamente a colpire la tentazione dell’uomo di pensarsi superiore al proprio dolore, per intervento divino – che cozzano volutamente con l’abisso di disperazione che coinvolge la sua protagonista.
Secret sunshine è forse, insomma, il film più difficile, complesso, stratificato, ma soprattutto il più disperatamente coerente, di Lee Chang-dong: il che non significa affatto che non si possa amare alla follia.
lunghissima durata + qualità video scarsina = aspetto fiduciosa il dvdrip.
non si dice dvdrip in pubblico!
(mi sa che hai capito male comunque, ma te lo spiego in chat ^^)
Domanda fuori tema: ma solo io oggi non riesco a postare??? Che succedenin quel di Splonderopoli???
Ha avuto una mezz’ora no.
Ora sembra essersi ripreso.
ma ehm, no! io intendevo dire solo “DVD” il resto è uscito per sbaglio.
(ho capito. sono amareggiata.)