Mirrormask
di Dave McKean, 2005
Ultimamente mi sono appassionato, senza alcun completismo ma con estrema curiosità, all’opera dello scrittore britannico Neil Gaiman: naturale sfociare, soprattutto dopo l’indecisa reazione a Stardust, nel recupero delle cose da lui fatte per lo schermo. Mirrormask è il primo vero progetto cinematografico di Gaiman: lo scrisse insieme al regista Dave McKean, disegnatore geniale (celeberrime le sue copertine) e socio abituale di Gaiman (nelle graphic novel Signal to noise e Mr Punch e come illustratore di molti suoi libri), e insieme lo produssero grazie all’intervento di Lisa Henson, figlia di Jim.
Mirrormask è, da principio e senza dubbio, un progetto ammirevole, soprattutto se i disegni di McKean e le storie di Gaiman vi affascinano, ma non solo. Entrambi gli artisti fanno di tutto per tradurre in immagini le loro ossessioni e il loro mondo, le loro inquietudini e il loro bizzarro e irresistibile senso dell’humor. Ci riescono alla perfezione, con un invenzioni visive che spesso lasciano a bocca aperta, e in modo assolutamente sincero, dando moltissima libertà ai singoli animatori e – facendo di necessità virtù – traendo uno stile originale anche dalle loro ristrettezze di tempi e di budget, non facendosi schiacciare del tutto da queste ultime. E tirarne fuori una robaccia trash era davvero un rischio reale.
Però Mirrormask è anche un film, soprattutto sotto l’aspetto narrativo, che definire irrisolto è dire poco. Al di sotto delle favolose fantasmagorie di McKean (e del fotografo Antony Shearn), c’è putroppo un pasticcio confuso e confusionario che tende all’eccesso entusiasta: ci si sbatte dentro di tutto e di più (dal fascino biecamente tribale del mondo circense, a riflessioni junghiane sulla coscienza, a un’opaca variazione sul tema del doppelganger), ma in questo modo si rischia di intrecciare pericolosamente l’onirismo con il colpo di sonno, anche per colpa dei limiti portati dall’inesperienza dell’esordiente McKean in un progetto complesso come un lungometraggio.
Ciò nonostante, la dedizione dei due è encomiabile, e non c’è alcun dubbio che le loro stesse ambizioni siano state rimodellate da un modello economico e tecnologico del tutto inadatto alle esigenze del caso. Vedremo, in futuro (chissà), se ci sarà per loro una seconda occasione.
Ignorato (ingiustamente, suvvia!) dalla distribuzione per sala, il film è uscito in Italia direttamente in DVD. Generalmente, ve lo tirano dietro. Per dire, io l’ho pagato sette euro da Saturn. Se siete anglofoni, su Play.com tra un po’ vi pagano per comprarlo.
ah! mi era stato consigliato qualche settimana fa e credo anche di, ehm, averlo già da qualche parte. che faccio, passo?
Se ti aspetti che dopo questo io ti faccia ancora il caffè la mattina, sei un illuso.
Tsk.
Che gente.
@MissV: no no, guardalo. Probabilmente è stata colpa della cena pesante.
Il commento della Compagna Di Divano qui sotto (sopra) lo testimonia. ^^
Mio giovine amico, una domanda mi sorge spontanea: avete letto “American Gods”? Io sbrocco per questo romanzo
“American Gods” mi ha fatto innamorare perdutamente di Gaiman (con una devozione che non ho per nessun altro autore).
Il fatto che Kekkoz l’avesse già letto e molto apprezzato quando ci siamo conosciuti ha contribuito un po’ a farmi innamorare perdutamente anche di lui (con una devozione che non ho per nessun altro, uhm, giovine amico).
C’è solo una parola per definire tutto questo, ed è PUCCI.
L’endorsement romantico dell’anno.
Che meraviglia.
Voglio proprio vedere che mi dici di Beowulf.
Io che amo molto Gaiman per il suo modo di raccontare (indipendentemente dal mezzo che usi) ero rimasto deluso da Stardust e ancora prima affranto da MirrorMask. Ma finalmente con Beowulf ho rivisto il Gaiman che piace a me, capace di raccontare storie complessissime e cercare di parlare di tantissime cose diverse…