4 mesi, 3 settimane e 2 giorni (4 luni, 3 saptamani si 2 zile)
di Cristian Mungiu, 2007

Qualche giorno fa è stata pubblicata una delle prime list cinematografiche di quest’anno ad avere una qualche rilevanza culturale: quella del Times. Secondo i critici del quotidiano britannico (e della sua versione domenicale Sunday Times) sono due i film di prima visione a meritarsi i "pieni voti", nell’anno del signore duemilasette. E se uno è Babel, scelta che prevedibilmente preferisco non commentare affatto, non lascia sorpresi che l’altro sia il film di Cristian Mungiu, trionfatore dell’ultimo festival di Cannes.

Non sorprende anche perché, in tempi recenti, sono pochi i film che hanno messo tutti d’accordo quanto quello del regista rumeno. Che riesce in ciò che naturalmente manda in visibilio tutti, proprio perché rarissimo da riscontrare, almeno con tale incontrastata purezza: ovvero, saper raccontare una storia profondamente radicata nei problemi del presente, mescolando sullo stesso livello i modi del cinema d’Autore europeo con i mezzi del cinema popolare. 4l3s2z è infatti sì una storia ambientata nella cupa Romania di Ceauşescu, ma – anche grazie alla scelta progettuale di evitare ogni tentazione di period-film, scelta per cui è difficile cogliere l’ambientazione, almeno fino alla sequenza della cena – anche e soprattutto un film su due ragazze costrette al trauma e al sacrificio, inermi nelle mani di un uomo nero, in una Bucarest nera e minacciosa come una foresta nera.

Il resto è tutto quello che avete letto dappertutto: in alcuni casi, di più. E al di sopra di tutto, la regia perfetta, magistrale e terrificante, del trentanovenne Mungiu, che gioca con sapienza per tutto il film, in modo consapevole e teorico ma non "glaciale", con il contrasto tra, da una parte, l’ostentato, il palese (gli infiniti piani sequenza, quello sguardo insistito sul feto che si è accollato non poche critiche) e, dall’altra parte, il celato (la violenza che annichilisce proprio perché solo gli "atti" sono solo accennati, attraverso un uso del sonoro e del fuoricampo che viene dritto dritto dal cinema horror).

Un film sensazionale ma non sensazionalista, che inchioda alla poltrona e colpisce sempre nel punto giusto, con coerenza e correttezza, ribadendo la vitalità crescente del cinema rumeno, e che si conclude con un debrayage spettatoriale, genialoide nonostante il sapore di beffa, ma che aiuta a rimettere i piedi a terra e a ricordarci, per un istante, che siamo ancora vivi.

9 Thoughts on “

  1. ottimo!

    devo recuperarlo prima della fine dell’anno che mi sa che nel classificone non potrà mancare, così a naso ^^ (è piaciuto proprio a tutti!)

  2. una ventata di leggererezza in un week end di festa *_*

    -Alessia-

  3. La cena, la scena della cena… fantastico, lo sguardo di lei, il fumo davanti al suo viso. Imperdibile.

    Il feto, beh, tante critiche ma a me non fece ne caldo ne freddo.

  4. utente anonimo on 10 dicembre 2007 at 12:06 said:

    Infatti anche per me i film da pieni voti sono due: questo e Ratatoulle

    alp

  5. secondo me questo non è da pieni voti, ma – dico, probabilmente – da top10: l’annata è deboluccia ma tra i numeri 8 e 13 – circa – c’è una battaglia all’ultimo sasso.

  6. Grandissimo film quello di Mungiu. Babel sicuramente da top ten…

  7. utente anonimo on 11 dicembre 2007 at 18:44 said:

    esimio kekkoz, esplicito tutta la mia ignoranza: debrayage spettatoriale che vuol dire? (ho anche cercato, salti fuori sempre tu).

    il film piacque molto anche a me,

    sig.frollo

  8. in realtà non credo che debrayage spettatoriale esista, infatti… ehm ehm… ma debrayage sì.

    (*)

  9. drammatico choc con brivido : voto 7

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