Superbad
di Greg Mottola, 2007

Vale il solito discorso, sul titolo italiano: sto facendo finta di niente. Ma in questo caso si è già detto tutto, tanto da renderlo il meme cinematografico dell’anno.
Nascondersi non serve:
Suxbad – Tre menti sopra il pelo.

Uno dice peste e corna per mesi del clan di Judd Apatow, e poi si ritrova di fronte a una delle sue ultime creature, forse alla più celebrata, tenendosi lo stomaco per le risate?

Facciamo dei distinguo, subito: si tratta di una commedia grevissima e volgarotta, evidentemente scritta da due eterni adolescenti, basata su opposizioni semplici e palesemente debitrice di una lunghissima tradizione (il clan del National Lampoon, la saga dei Nerds, e via dicendo – autori e cast stessi vengono dal SNL), e con una notevole parabola discentente nella seconda parte: almeno da quando appaiono i due poliziotti, che senza la verve dei due protagonisti rallentano molto il ritmo rispetto alla prima parte. Ma non si pensi che questa sia una notazione snob: no, anzi, va bene così: Superbad mi ha fatto ridere rumorosamente, con dei vertici (uno a caso, la prima scena sul documento falso) in cui credevo di sentirmi male. E non è nemmeno tutto qui.

Greg Mottola dimostra di avere la giusta umiltà per assecondare lo script ondulante e piacevolmente immaturo (solo all’apparenza) di Seth Rogen (uno dei due poliziotti) e Evan Goldberg: il film possiede infatti per buona parte un ritmo assolutamente invidiabile, addirittura schiacciante se confrontato con i film diretti da Apatow. Trova riscontro forse quello che si diceva riguardo all’ideologia nel cinema del produttore-demiurgo: qui in Superbad, che ci sia o non ci sia una visione del mondo amorale e sballata (posto che non c’è), non ci importa nemmeno più: non ci si fa caso. Questo perché l’ideologia non inficia affatto la qualità del film.

E ogni tanto si riesce a infilare, all’interno della colorita sceneggiatura (quelli di The Onion l’hanno definito "il Quarto Potere delle battute sui cazzi") persino qualche perla inattesa, come il magistrale flashback sul talento del piccolo Seth nel disegnare uccelli (che poi riempiono i titoli di coda, come se non ne avessimo avuti abbastanza), o la sequenza (citata un po’ ovunque, ed effettivamente bellissima) in cui lo stesso Seth progetta di derubare il supermarket immaginandosi una serie di irresistibili bivi narrativi – prima, ovviamente, di rinunciare all’impresa.

Gran parte del merito va comunque alla coppia di attori, Jonah Hill e soprattutto il magnifico diciottenne Michael Cera, che nella rivisitazione (anche fisica) dei due sceneggiatori si rendono capaci di duetti davvero stupefacenti (a voi la scelta sull’immedesimazione, io sono Evan), e di una celebrazione finale dell’amicizia, unico modo per sopravvivere a quell’orribile, infernale esperienza che è la pubescenza, spudoratamente sincera. E che è andata a tanto così dal farci commuovere davvero.

Sono davvero contento: sbugiardarsi da soli non è poi così brutto come lo si dipinge.

14 Thoughts on “

  1. utente anonimo on 12 dicembre 2007 at 20:06 said:

    Da recuperare.

    Danni da adattamento/doppiaggio in italiano?

  2. l’ho visto in lingua originale.

    sennò, ciao, sono sicuro che si perde tutto.

  3. vogliamo il prejudice 99!!!!!!!!!

    -alessia-

  4. ma è mercoledì!

  5. utente anonimo on 12 dicembre 2007 at 23:45 said:

    i am mc lovin

    lillo

  6. Un’altra silenziosa vittoria per il fronte-Apatow

  7. hai vinto una battaglia, non la guerra! ^^

  8. you are mclovin, lillo!

  9. utente anonimo on 13 dicembre 2007 at 03:41 said:

    Ecco sì, immaginavo che l’avessi visto in originale.

    genna (anonimo di prima)

  10. film mostruosamente folle.

    mclovin presidente.

    e la bottiglia-osso??

  11. i due sbirri sono i meglio

  12. Mi ripeto, ma qua Apatow funziona soprattutto perche’ i suoi protagonisti, per una volta, hanno tutti il diritto anagrafico di essere dipinti come bamboccioni immaturi.

    E si’, anche perche’ in sceneggiatura succedono molte piu’ cose del suo solito.

  13. A me è sembrato terribilmente funereo e triste.

    Forse è quello che voleva essere: un segno dei tempi.

    Di fronte al carattere scanzonato e divertente dei suoi fratelli maggiori degli anni ’80, qui si è di fronte a gag che hanno una certa potenzialità ma che si riducono ad un nulla di fatto.

    Forse questo film segna un epilogo.

    Può darsi che l’aspetto del film rispecchi la crisi “morale e di valori” (non pensavo avrei mai usato parole del genere) della nuova generazione di 18enni.Non so.

    Però mi pare ci sia un abisso tra la gag del sangue mestruale sui pantaloni (fredda come un pezzo di ferro) e quella dello sperma sui capelli di Tutti pazzi per Mary.

    O forse è solo che sono “troppo vecchio per queste stronzate” (action cit.).

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