Before the devil knows you’re dead
di Sidney Lumet, 2007

Qualche tempo fa, Lumet ha dichiarato in un’intervista che girare in pellicola è "a pain in the ass", e che si augurava una diffusione del digitale e la sostituzione totale del buon vecchio formato 35mm. Possiamo non essere d’accordo con un’opinione così radicale, ma è certo che l’entusiasmo con cui l’ottantatreenne regista di Philadelphia ha affrontato il mezzo – ottenendo un film che visivamente, a parte qualche scontata ingenuità e il solito problema delle focali lunghe, ha poco da invidiare ai suoi colleghi analogici – dimostra che non c’è un’età in cui si può o deve smettere di sperimentare.

Tornando a BTDKYD, il film è tratto da uno script dell’esordiente Kelly Masterson, sceneggiatrice e studiosa di teologia: ma quello che colpisce è in realtà soprattutto la sua dolorosità profondamente laica, che pur ponendosi come ulteriore tassello dell’usuale mosaico del genere "colpo andato male" e non dicendo nulla di nuovo o di rivoluzionario (il riferimento più diretto è Fargo), riesce a essere insieme un’amara riflessione morale sulla famiglia e sulle sue gerarchie, e un sonoro pugno nello stomaco. E come si può vedere nell’incipit quasi hard, nelle trovate narrative (la struttura è a incastro, e incastratissima), nella stessa violenza mai del tutto mostrata ma glacialmente esplicita, Lumet non ha certo paura di dimostrare la sua personalità.

Ne esce un film lucidissimo, rigoroso, spiazzante, con una storia che affonda le sue radici nella tradizione della tragedia, e che risulta per alcuni versi scioccante per la freddezza inquieta e ormai disillusa con cui Lumet guarda agli esseri umani e alle loro alterne sfortune.

Il film, che negli States ha avuto un’uscita limited ma con un grande successo di critica, uscirà nelle sale italiane nell’Aprile 2008 con il titolo idiota e fuorviante di Onora il padre e la madre, che non solo non possiede un briciolo dell’efficacia del titolo originale (tratto da un proverbio irlandese), ma dimostra che nessuno di loro ha visto il film. Oppure sì, e non hanno capito un cazzo. Forse siete ancora in tempo a fargli cambiare idea.

7 Thoughts on “

  1. Che bello leggere questa recensione. Uno dei film che più attendo. Ma con quel titolo maledizione… meglio che non parlo…

  2. Lanciamo una petizione perché cambino il titolo italiano in “Il ciccione nudo”

  3. “Prima che il diavolo ti sappia morto” – troppo difficile? Il congiuntivo spaventa le giovani generazioni?

    Comunque, anche io me l’ero appuntato sulla scia di recensioni post-Festival di Roma e spero di vederlo presto anche se non capisco perché non l’abbiano fatto uscire subito con quello che c’è in giro… In Francia è già uscito e in UK a gennaio.

  4. sono d’accordo sostanzialmente con tutto. però il titolo italiano, insomma, poteva essere peggio.

  5. utente anonimo on 11 febbraio 2008 at 22:29 said:

    Veramente un bel film, anche se molto cupo. Molto bello anche il motivo musicale riccorrente della colonna sonora. Per fortuna vivo in Irlanda e me lo sono visto in inglese e col titolo in originale: ma come cacchio fanno a decidere traduzioni del genere?!

  6. Philip Seymour Hoffman trascolora dal viscidume che incarna come di consueto benissimo alla dolorosa contemplazione delle radici del proprio male e ad un’acre compassione per se stesso che si sublima in dolore purissimo e carnale, un grumo che implode mentre esplode nei colpi disperati della sua pistola. Una prova scioccante e superlativa a cui il film – bello – deve moltissimo. Tra l’altro si esce con l’idea che tra il texas anni 80 dei Coen e la New York 2007 dell’ex illuminista Lumet le cose siano ulteriormente peggiorate, le ossessioni moltiplicate, la fuga imprescindibile cominci già da se stessi, da una coscienza originariamente marchiata dal rancore, dall’errore, da uno stupefacente vuoto etico.

  7. Ecco, l’ho trovata! Che dire, assolutamente e indissolubilmente d’accordo con te! Soprattutto con la postilla finale…

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