Non è un paese per vecchi (No country for old men)
di Joel e Ethan Coen, 2007
Ci sono film che stimolano logorree, altri che innescano infinite discussioni, altri ancora che, nel bene o nel male, lasciano che il discorso su essi si fermi ad un nulla di fatto: No country for old men appartiene invece alla rara categoria dei film che strappano proprio le parole di bocca, lasciando quest’ultima spalancata e le prime disperse a vagare convulsamente al di fuori del cervello. Perché se da una parte è vero che sono centinaia, migliaia le cose che si vorrebbero dire sull’ultimo film dei fratelli Coen, altra cosa è – anche se dubito che i Coen ne abbiano bisogno – riuscirci davvero.
Mettiamola così: No country for old men è il miglior film dei fratelli Coen – almeno – dai tempi de L’uomo che non c’era, e questo è un dato quasi incontrovertibile, e – perdiana – augurabile e prevedibile. La cosa che invece è più difficile da esprimere senza sembrare uno che la spara sempre grossa è che – in barba ai malinconici passatisti ancora incollati al loro DVD del Grande Lebowski – No country for old men è uno dei migliori film dei fratelli Coen tout court. E se questi ultimi sono stati tra i maggiori registi dello splendente cinema americano degli anni ’90, beh, fate i vostri calcoli.
In fondo, a conoscere anche vagamente la traccia narrativa del libro di Cormac McCarthy, ce lo si poteva aspettare: quello del romanzo omonimo è un mondo che si riallaccia alla perfezione alla poetica che i fratelli di Minneapolis portano avanti, in buona parte del loro cinema, fin dai tempi di Blood simple. E i due non fanno che ribadire quanto già detto in passato sul caso e sul caos, sul libero arbitrio, sulla causa e sull’effetto. Ma lo fanno con un’asciuttezza e un rigore che lasciano stupefatti, se si pensa che il loro cinema era spesso e volentieri identificato (in modo limitativo) con un uso estremamente mobilista della macchina da presa, e con il loro modo smaliziato e "cinefilo" di frullare generi, stili e riferimenti.
Qui la regia mantiene invece un registro secco e implacabile: e non sbaglia un colpo, confezionando una serie impressionante di sequenze instant classic che farebbero impallidire qualunque forzato tentativo altrui (immediatamente nel cuore il primo "testa o croce" di Chigurh con il negoziante e il duello verbale tra Bardem e Harrelson, ma potrei andare avanti fino a notte fonda) che non si fermano però mai al mero giochetto (cinefilo) né alla burla né al virtuosismo gratuito (nonostante il virtuosismo ci sia ancora, eccome, anche se ben nascosto: basta pensare alla brutale sequenza dell’inseguimento con i cani), ma fanno il gioco dei Coen nel restituire una visione del mondo in cui in un’ideale battaglia tra il bene e il male, quest’ultimo ha trionfato senza possibilità di replica, lasciando i cavalieri del bene e gli angeli a bocca asciutta, e gli uomini immersi nel fango, con un lungo rivolo di lacrime e sangue.
Molto del lavoro sporco lo compie però l’impressionante terzetto di protagonisti: se Josh Brolin è la sorpresa del 2007, e lo sappiamo bene, e per la performance cinica e sotto le righe di Tommy Lee Jones parlare di un’ennesima conferma è davvero fuori tempo, è l’Anton Chigurh di Javier Bardem a lasciare il segno più di tutti. Entità malefica assoluta, vera e propria "morte al lavoro", demone claudicante creato dall’avidità umana e impossibile da sconfiggere, acquista con il suo passo e la sua cadenza una statura quasi metafisica (e non lo si dice a caso), entrando immediatamente nel pantheon dei migliori cattivi degli ultimi (molti) anni. E a differenza dell’altro Anton del 2007, qui non c’è spazio per alcuna madeleine di redenzione.
Il cinema dei Coen, insomma, pur essendo sempre nerissimo e conservando un taglio sardonico che spesso si tramuta in sberleffo (ma più spesso in rassegnata e dolorosa empatia), si è definitivamente trasformato dall’eccellente giocattolo barocco che era, in un qualcosa di perfetto e allo stesso tempo inafferrabile che, possiamo dirlo con tranquillità e con senno, ha davvero pochissimi eguali, nel cinema contemporaneo non solo, e che si pone definitivamente al livello dei grandi classici del cinema americano. Compresi quelli a cui si rifà. Se credevamo che fosse L’uomo che non c’era a segnare la definitiva e inarrivabile maturità dei Coen, ora dobbiamo ricrederci.
Una cosa, però, almeno voi: la prima volta che vi capitasse di trovare un valigia piena di soldi, per cortesia, lasciatela lì dove sta.
perché la locandina è uguale a quella dell’ultimo re di scozia?
io il film lo vedo subito perché sono una svergognata come te e non resisto, però bisognerebbe anche andare al cinema, ogni tanto.
@MissV: hai anche ragione, cavoli, ne hai da vendere.
Ma bella forza, tu vivi in una città dove proiettano i film anche in lingua originale, e io no.
E io Kelly Macdonald che parla con l’accento di Odessa, scusami, ma non me la potevo perdere.
Le tue parole mi confermano, dopo quelle di Trino, che la potenza asciutta del libro di McCarthy (che non hai letto) è rimasta intatta (già il trailer era una dolce promessa). Alla faccia di tutte le teorie sull’adattamento, ciò mi basterà. E mi avanzerà.
No, non l’ho letto.
E mi sa che ormai è troppo tardi, vero?
Dovrei dire “ma no, non è mai troppo tardi” ma penso di sì.
Fammi capire:
per te è superiore a quel maestoso capolavoro de “L’uomo che non c’era”?
Mentre leggevo il romanzo (spinto da un post di UdP, che ringrazio) nn facevo che dirmi, cavolo siamo in piena zona Coen e mi beavo a pensare cosa ne avrebbero tratto i fratelli. Poi vidi il trailer e fui rassicurato e ancor più ringalluzzito. Con la tua recensione ormai l’aspettativa ha sfondato ogni limite consentito!
“Malinconica passatista” dillo a tu moje, va’.
@sarak: non lo so se è superiore. e non mi interessa nemmeno poi tanto. Sono due film diversi, e sono due film enormi, punto.
@noodles: lieto di averla sfondata, dottore.
@violetta: gliel’ho detto giusto poco fa, in tram. Però scherzavo. ^^
io resisterò ancora
sinceramente lo sapevamo (e lo speravamo!) in fondo che sarebbe stato il miglior film dei coen dall’uomo che non c’era (il miglor b/n dell’era contemporanea, non ci sono cazzi), io molti filmacci che han fatto ho evitato di vederli per rispetto nei loro confronti
però, cazzo, addirrittura uno dei miglior film Coen, ho paura!
CAZZOOOOOOOOOOO!!!!!I Coen di nuovo sbalorditivi!e Bardem cattivo!AHHHHHHHHHHH!
oddio, un altro film dei coen!!! dev’essere mio!!!
ti odio perchè lo hai già visto!
una bella attesa.
intanto si fa il tifo per loro ai golden globe.
un abbraccio.
boh, non sono riuscito ad essere COSI’ entusiasta anche io.
Lo considero un buon ritorno alla qualità di un tempo, ma sono convinto che il meglio sia ancora altrove (l’uomo che non c’era, appunto, o fargo, o un altro che non è questo)
Conto di rivederlo, comunque, e magari stavolta con dei sottotitoli, ché con l’accento di Odessa non ho tutta questa familiarità.
Andrea
e io dico: “madò²”! e mi allontano pensieroso…
che poi per trovare il simbolino del quadrato ci ho anche messo tantissimo tempo. ma che davvero?
non è un paese per vecchi?????????????????????aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa suona bruttissimoooooooooooooooooooooo ma quando la smetteranno di tradurre tutto quando quandooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!che amarezza…..=(
-Alessia-
@Andrea: evvabbè andre’, senza sottotitoli nun c’hai capito un cazzaccio. Riguardalo, dai. E poi vienimi a parlare di come ti sei sentito quando Anton esce da quella casa e si guarda le scarpe…
@alespiet: complimenti per l’impegno, io non sarei stato così pervicace. Comunque sì, dai, davéro.
@alessia: effettivamente suona come la merda. La prima volta che l’ho sentito ho detto EWW.
Però in questo caso almeno il film, oltre a condividere il titolo con il libro già pubblicato, è effettivamente la traduzione letterale del titolo. E’ già qualcosa.
Scherzate? Per una volta il titolo italiano mi piace da impazzire. Ma dovrebbero scrivere VECCHI tutto maiuscolo, che si capisca che e’ dispregiativo.
UdP mi hai convinto, resisterò al desiderio di guardare subito il film e comincerò dal libro
Che schifo: sto sbavando
Bè, è anche il titolo italiano del libro, no? Non è brutto.
@ohaesu: infatti, l’ho scritto nel commento #18.
“Tre VECCHI sotto terra”.
Ma anche “3 VECCHI sopra il pelo”, in ossequio alla tradizione.
io a sto punto voglio “la strada” messo in mano a cronenberg
Junkiepop
Adoro i Coen e come dici tu fin’ora per me l’apice l’hanno raggiunto con quel grandissimo film che è L’uomo che non c’era. Attendevo già avidamente la visione di questo film, ma dopo la tua recensione e alcune affermazioni contenute in essa, non sto più nella pelle!
“Fuori dalle palle, VECCHI”
sottoscrivo il post sui cohen. cio’ detto, ho visto sul tumblr che hai capito solo ORA che umbrella parla di contraccettivi. Ecco cosa si perde a non leggere i miei pipponi deliranti che interpretano i testi delle canzoni (in verita’, io sono di altro avviso, su umbrella, ma in una noterella finale adombravo una tale lettura alternativa). http://lookeyinside.splinder.com/post/13583677
attendo molto questo film… speriamo bene
Non ci si può che unire al coro di lodi per questo film. Un altro capolavoro da parte dei Coen, that’s enough.
…da vedere al più presto…
Il film dell’anno.
Gabry
Nei cinema dal 22 Febbraio 2008
[..] John Rambo è il quarto film della saga dell’eponimo veterano del Vietnam, ed è diretto e interpretato da Sylvester Stallone. Ora, la questione del titolo è abbastanza curiosa: il primo Rambo, molti l’hanno dimenticato, si chiamava [..]
Meh. Infine, che c’e’ di cosi’ intelligente in questo film? Cos’e’ che ci dice sul mondo? I Coen, con questo film, sono ‘profondi’ come lo e’ Baricco. SYD
Contento tu.
l’ho visto ieri sera al cinema (!).Ho avuto molte volte una sensazione di già visto cinematografico (hai colto anche tu qualche citazione?).In particolar modo la scena del cane ucciso,quella della valigia nascosta nel motel e il finale.
Posso definirlo con una sola parola: inquietante… Davvero bello, ma creo di avere bisogno di metabolizzarlo un pò.
Silvia
a proposito di citazionismi…avete notato la grafica della locandina? è salvate il soldato ryan.