Piano, solo
di Riccardo Milani, 2007
A differenza di ciò che qualcuno potrebbe pensare, le memorie che danno il titolo a questo blog sono proprio, letteralmente, memoria. Tentativi di recupare estratti di ricordo per strapparli alla fugacità del tempo. Sono centinaia, migliaia, le cose, i dettagli del passato, che ricordo proprio grazie a questo blog. Ma è una cosa pessima, davvero, la mia memoria: tanto che a volte guardo un film e me ne scordo. Non è la prima volta, anche se il blog dovrebbe aiutare. Si direbbe che se ci si dimentica è colpa, o può esserla, del film, ma in questo caso è un peccato, perché non lo è.
Recuperato diversi giorni fa grazie alla segnalazione nelle classifiche dell’anno passato da parte di qualche blog (che ringrazio e invito a palesarsi eventualmente nei commenti), tratto dal romanzo di Walter Veltroni sulla vita di Luca Flores, pianista morto suicida nel 1995 a meno di 40 anni, il film è il racconto di un’ossessione vividamente sonora e della sua sublimazione musicale, dove le dita che corrono sui tasti non sono che la fuga da un qualcosa che è sempre dietro l’angolo, e soffia sul collo. E lo sguardo triste del solito eccellente Kim Rossi Stuart non fa che trasmettere la rassegnazione, da principio, di fronte a questa ineluttabilità. Dal canto mio, Piano, solo è stata un’esperienza difficile, toccante per alcuni versi, ma immagino di poter dire con tutta tranquillità che l’impressione sia assolutamente positiva a prescindere da questioni del tutto personali.
Se alcuni dei caratteri del cinema italiano che generalmente snobbiamo rimangono incastrati nella rete, per esempio sul piano della direzione d’attori (e in questo senso la prova d’attrice di Jasmine Trinca stona assai con quella sorprendente di Paola Cortellesi), è davvero ammirevole il tentativo di Milani di rifuggirli con le armi della sintesi e dell’asciuttezza, relegando il melodramma nei visi dei suoi personaggi e trasformando Piano, solo in un film di rara compattezza, che rimane miracolosamente in bilico, ma dal lato giusto, sul rischioso filo teso dalla rappresentazione della malattia sullo schermo. E regalando, nella scena perforante del flashback "rivelatore", uno dei momenti più intensi del cinema italiano degli ultimi tempi.
Urca! Dopo mesi e mesi
I commenti di Splinder vedo che non funzinano granché bene.
Volevo dire comunque che dopo mesi e mesi ci troviamo nuovamente d’accordo.
http://www.smeerch.it/2007/09/18/piano-solo/
Bella recensione.
“Piano Solo” è nella mia top ten 2007, quindi mi paleso! ^^
Mi fa piacere ti sia piaciuto e permettimi di quotare due tue frasi: “il film è il racconto di un’ossessione vividamente sonora e della sua sublimazione musicale, dove le dita che corrono sui tasti non sono che la fuga da un qualcosa che è sempre dietro l’angolo, e soffia sul collo” e “…relegando il melodramma nei visi dei suoi personaggi” Ecco, questi due aspetti mi hanno fatto amare il film di Milani. Ho apprezzato infatti che si sia cercato di parlare di quell’ossessione che diventa in qualche modo un’ancora di salvezza (aspetto ben distribuito nel film che ha una struttura da classico film biografico), e che il peso emotivo dello storia non sia mai “urlato”, ma trasmesso attraverso silenzi, sguardi e espressioni degli attori. Ottimo tutto il cast, davvero.
Ho tenuto il banner del film, copiato da qualche sito, per più di un mese sul mio blog, quindi mi paleso anche io anche se non scrivo classifiche. E nemmeno scrivo di tutti i film che vedo e che mi piacciono, chissà poi perché poi.
Un saluto.
Stasera Woody Allen.
P. S. Mi è piaciuto l’attacco del post che parla delle memorie.
Rob.
il film non l’ho visto, è tratto da un romanzo di Ueltroni e non lo guarderò mai, però mi domando, perchè intitolarlo così quando in italia c’è un ben più famoso e più importante piano solo?
Questo sarà uno dei prossimi che guarderò.