Strawberry shortcakes
di Hitoshi Yazaki, 2006

Quando si cerca di stare dietro a certe cinematografie, è bene avere dei punti certi a cui appoggiarsi nel momento del bisogno. Nella maggior parte dei casi si trovano facilmente, a volte meno. Nel caso del Giappone, uno dei perni saldi è da tempo Midnight eye, webzine specializzata sull’argomento e capitanata dai bravissimi thirtysomethings Tom Mes e Jasper Sharp. Ed entrambi, nell’abituale recap del meglio (e del peggio) del 2007, hanno indicato Strawberry shortcakes come miglior film dell’anno. Ci sarà una ragione.

Effettivamente il film di Yakazi è molto bello, anche se non propriamente diretto e immediato come potrebbe sembrare dalla trama, adattata da un josei manga di Kiriko Nananan: vengono raccontate le alterne vicende sentimental-sessuali di due coppie di amiche single a Tokyo. Da una parte, una bellissima escort ossessionata dalla morte (dorme in una bara) e innamorata del suo migliore amico, e la sua amica, centralinista dell’agenzia, che sfugge alle vessazioni della realtà (è stata appena scaricata, si sente piccola e brutta, viene molestata dal suo capo) pregando una piccola pietra in cui dice di vedere il volto di dio. Dall’altra parte, una pittrice bulimica in crisi creativa e la sua coinquilina, una bella impiegata che insegue soltanto il sogno di realizzarsi come moglie.

Ma le quattro storie sono raccontate con toni inediti ed estremamente intimi, Yazaki si allontana da tendenze modaiole, facili retoriche di ordine sociale o ideologico, intenti pruriginosi che verrebbero quasi naturali, scegliendo di tematizzare il nocciolo della questione nel modo più chiaro ed esplicito possibile (ricorrendo anche a metafore, lievi simbolismi, oppure giochi di parole o vere e proprie "etichette") e di prendersi poi tutto il tempo necessario per lasciare che i personaggi si rivelino e si descrivano da sé, osando molto (soprattutto nel doloroso personaggio di Toko, ma anche nella rappresentazione dell’atto sessuale) nel cercare di decifrare il cammino delle quattro donne verso una sorta di autoconsapevolezza. Aiutato dall’intelligente struttura duale ma non "episodica" – e riunita da un finale fuoricampo davvero strabiliante -, da un’ironia delicatissima e sempre ben contenuta tra le righe, e dalla bravura straordinaria delle quattro attrici, tutti volti relativamente nuovi del cinema nipponico.

In definitiva, nonostante qualche perdonabile impaccio di ordine ritmico, un film coraggioso e stimolante sull’incrollabile speranza dell’animo e sull’accettazione di sé a prescindere dal trascendente.

Per acquistarlo? Su Yesasia, l’edizione coreana costa 23 euro.
L’edizione giapponese c’è, ma come al solito costa di più.

13 Thoughts on “

  1. Mmmhh, non l’ ho trovato così particolare.

    Al Far East si è visto roba migliore di questa…

    Sono contento che comunque ti sia piaciuto, dai, non è proprio da buttare.

    Torakiki

  2. Non mi sembri particolarmente entusiasta. Non mi hai fatto venir voglia di vederlo. Hm.

  3. Cosa devo dire per convincerti?

    C’è un facial.

    Davvero.

    Poi fai tu. ^^

  4. utente anonimo on 5 febbraio 2008 at 16:33 said:

    scusate ma tutti questi film su che siti li comprate? O li scaricate?

  5. Ok, adesso ho aggiunto un link dove si può acquistare il dvd.

    Però, che domande.

  6. Oltre al facial muore pure un criceto.

    Basta? ^^

    Tora

  7. Muore anche un pesce.

    Credo che sia la prima volta che vedo morire un pesce sullo schermo.

    Se si esclude Kevin Kline, ma lui se li mangia, non vale.

  8. nominescion per te, caro kekkoz, spero tu nn me ne voglia troppo

  9. Ma non sarà un VERO facial

  10. Non lo so, ma SEMBRA vero.

  11. “Credo che sia la prima volta che vedo morire un pesce sullo schermo.”

    …e kill bill?

  12. Lo vidi al Far East qui da me a Udine lo sorso Aprile, e non me lo ricordo neppure, perciò non credo valga granchè

    JakeLaMotta

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