Caos calmo
di Antonello Grimaldi, 2007
Quando ci si affeziona ad un libro, se si escludono scelte di conduzione palesemente imbarazzanti, si è sempre contenti di vederlo tradotto sullo schermo. Ci si può confrontare tra l’immaginazione soggettiva e "libera" creata nella propria mente durante la lettura, e un’immaginazione "istituzionalizzata" qual è quella dell’adattamento cinematografico. E in questa sede, questo è quanto di più si vuole scrivere sull’argomento: Caos Calmo è un film estremamente fedele al libro da cui è tratto.
Non tanto per il fatto che le situazioni del libro vengono riproposte in modo attento e quasi del tutto compiuto (con i limiti posti dalle due ore della proiezione), quanto per l’indole che contraddistingue la narrazione: Caos Calmo è un film che racconta il suo percorso di elaborazione del lutto con una varietà di toni davvero inusuali per il contesto un po’ mortificante del cinema "leggero", in cui il film si inserisce con evidente volontà. Toni che vanno da un’ironia attenuata e coivolgente a una capacità di raccontare il dolore della perdita senza insistere sui soliti dettagli ombelicali, mantenendo sempre un ritmo eccellente, e molto adeguato alla durata del film. Non limitandosi a una replica del testo, però (evitando per esempio di accasciarsi pigramente sulla voce over: era un rischio su cui temevo scivolassero col culo a terra), e osando qualcosa di più.
Osando nel raccontare il conflitto tra il dolore e la sua presentazione sociale, prima di tutto, e nel rappresentare – a prescindere dagli strascichetti polemici del caso – la riscoperta del desiderio, e del suo rapporto con complicità, intimità e senso di colpa – con crudezza e sincerità davvero inedite. Oltre ad essere un film dignitosissimo sotto l’aspetto semplice ma insidioso qual è il gusto della visione, quindi, Caos Calmo cerca anche di fare qualche passetto in più all’interno della psiche del suo protagonista. E lo fa, paradossalmente, abbassando molto le ambizioni del libro, e portandolo ad un livello più medio, rifacendosi anche a precedenti noti quali l’ultimo Moretti (lui stesso fa "suo" il personaggio di Paladini, inserendo anche il suo stile nella sceneggiatura, anche se con umiltà e spesso a schizzi improvvisi) e colpendo per la limpidezza e la semplicità con cui la buona sceneggiatura e l’ottimo cast – tra cui una bambina brava e non insopportabile, e un Roman Polanski che è puro carisma – riescono a conquistare lo schermo.
Invece, se qualche – neppure troppo piccolo – dispiacere c’è, lo si riscontra dal punto di vista estetico e plastico: insomma, Caos Calmo non si divincola da un’insoddisfacente piattezza che tradisce le abitudini distrettesche di Grimaldi, e in cui l’esperienza di Alessandro Pesci alla fotografia (altrove molto bravo) non si riesce a smarcare dai soliti movimenti ondulati della macchina da presa nel campo/controcampo, e soprattutto da una patina bruttarella e imprecisa che fa pensare solamente alle immagini che siamo abituati, nostro malgrado, a vedere sul piccolo schermo.
Ma sono osservazioni limitate, e non troppo limitanti, perché Caos Calmo è davvero un bel film, rischioso e delicato allo stesso tempo, che infila in colonna sonora Stars, Rufus e Radiohead come fossero acqua fresca, che riesce perfettamente nel suo intento, e visti i tempi che corrono non possiamo che esserne entusiasti.
mi hai convinto. allora lo vedo
mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm….devo dunque vincere la mia antipatia per moretti e la sua panchina?
-Alessia-
ammazza quante m, alessia.
io sono d’accordo che questo, davvero, sia un film con un sacco di cose da dire e suggerire, ed è proprio l’infinità di spunti a renderlo bello e delicato.
però, cavolo, in sé per sé mi parso davvero brutto, a cominciare proprio dalla sceneggiatura che tu invece elogi ma a me pare dimentichi i personaggi di contorno, a cominciare da quello isterico di Valeria Golino, o comunque non li sappia gestire, vedi kasia col suo cagnone. e poi brutto perchè autocompiaciuto nel ripetere la gentile scena del ragazzo down che saluta il bmw (che sì è efficace, ma perchè spremerla così), brutto perchè ingenuamente rincorre il simbolismo, con la neve di salvezza finale, brutto perchè insufficiente nel far credere che al primo giorno di lezione la maestra spieghi palindromi e concetto di reversibilità.
poi, certo, io non ho letto il libro, quindi la colpa me la prendo tutta.
(la colonna sonora, concordo, è stupenda. anche come tempi, l’ultima, quella di fossati che attacca al giro di chiave, è spettacolo puro)
Eheh, non leggere un libro da cui è tratto un film non è mai una colpa. Chi se ne frega del libro, diciamolo.
(anche se la cosa dei palindromi – un po’ romanzesca, vero – viene dritta da lì, e quella del ragazzo Down nel libro è anche più insistita – e dal canto mio la trovo molto bella e anche ben tradotta)
Sono d’accordo semmai con te, anche se non ne ho parlato, che il film sia un po’ sbrigativo con i personaggi secondari (più che la Golino citerei Silvio Orlando), ma c’è una certa coerenza in questo e poi non mi ha infastidito più di tanto.
D’accordo su Fossati: ci sta, e ci sta bene. Forse però è una scelta molto meno inaudita e sorprendente rispetto a Stars e Rufus.
Pur pensando che andrò a vedere il film, sono davvero perplessa perchè il libro non mi è piaciuto. Sebbene apprezzi la prospettiva non religiosa in cui l’elaborazione del lutto è inserita, ho trovato il libro a tratti emotivamente morboso. E in generale, i film non migliorano mai le trame dei libri da cui traggono fonte. La tua recensione positiva è un incentivo!
vero, vero! citiamo silvio orlando, che nelle dimissioni caccia la bestemmia e invece tutti, cei compresa, a parlare della chiavata moretti-ferrari.
Sì sì, l’ho notato nei giorni scorsi.
Non hanno visto il film. Sgamati.
sarà……..sono in parte d’accordo con te kekkoz..però il culo di moretti potevano risparmiarcelo, da quando l’ho visto non sono più la stessa!!
L
non vedo l’ora di leggerti su l’ultimo dei fratelli Coen…
correggimi se sbaglio, ma non ne hai ancora parlato o sbaglio?
Eazye
Sbagli. ^^
(il post su NCFOM è qui)
è vero la bestemmia di silvio oralndo neanche se ne sono acorti sti puzzoni… che gente assurda e ridicola…
discorso cinema: secondo me è un onesto film dove spicca un ottimo moretti (non ho letto il lbro perciò non posso sapere delle differenze paladini/moretti…)
Che ne dici di quello che ha sentenziato la CEI?
A dire il vero il culo morettiano già si scorge in Bianca solo che lì il contesto è altro e non dà fastidio, anzi.
lo so che sbagliavo di sicuro… é solo che nn riuscivo a trovarlo..
grazie
Eazye
Visto ieri sera in proiezione al Festival di Berlino (dove è in competizione) dove volevo vedere anche un po’ di reazioni del pubblico, che ha riso ed ha applaudito: effetto festival forse, ma mi ha confortato nella mia impressione che sia un film che “raggiunga” gli spettatori. Soprattutto un film onesto (aggettivo già usato in un commento) che certo non ha vette e probabilmente qualche problema qua e là però raggiunge il suo scopo.
Una sottotraccia nel vederlo a Berlino è anche chiedersi se sarà vendibile all’estero e secondo me la risposta è sì, è un film italiano nell’ambientazione e nei temi ma non macchiettistico o per connazionali.
Vorrei poi riflettere sul ruolo di Nanni Moretti come everyman di una generazione o almeno di una parte di essa, ma probabilmente non ne ho gli strumenti.
Io invece trovo che la piattezza e la sciatteria della regia siano molto limitanti.Peccato perchè l’adesione di Moretti al personaggio, quel trasformarlo in Apicella, era una bella idea, in un contesto piu’ riuscito sarebbe stato ok.ALP
a presto per leggere i tuoi commenti sull’ultimo dei coen…ciao da un cineblogger
[come già scritto qui sotto, ho già scritto del film dei coen qui]
Diciamo che con un livello tecnico più alto, sarebbe stato un più che valido film. Possibile che da Noi si intoppi sempre nelle stesse pecche?…
Bhu, sarà che questo non è proprio il mio genere, ma il film mi è sembrato ridicolo, presuntuoso e soprattutto volgare. E quando dico volgare non mi riferisco alla scena di sesso (comunque squallidissima), ma proprio alla piattezza della messa in scena televisiva. Piattezza che tu sei disposto, ma che invece secondo me è gravissima, visti i temi “importanti” che il film vorrebbe affrontare.
Ciaoo Rob
E perlomeno i direttori della fotografia italiana dovrebbero fare qualche viaggio di istruzione in Corea del Sud per imparare il mestiere. Cazzo! Non riescono neanche a gestire la luce che attraversa gli alberi del parco!
Ciaoo Rob
Scusa, nel commento #21 era “piattezza che tu sei disposto [a perdonare]“. E adesso la chiudo. Scusate lo sfogo, ho scritto a caldo in preda all’incazzatura post-visione.
Ciaoo Rob