Il petroliere (There will be blood)
di Paul Thomas Anderson, 2007

La magnifica sequenza iniziale del film, illuminata dal controsole, straniata dal morboso silenzio, dal rumore del fango e delle ossa, e dallo score inquietante e perfetto di Jonny Greenwood, come spesso accade, dice già molto su quello che sarà il film. Se non ci si mettesse anche il titolo: There will be blood è un film su una terra, intesa come terreno e ovviamente come territorio, che all’improvviso viene letteralmente penetrata con violenza, violata, sverginata di potrebbe dire, e che non smetterà di sanguinare finché ci sarà sangue nero a zampillare dai pozzi, e dai crani sfasciati degli uomini che ne varcano i confini.

There will be blood, romanzo propriamente "formativo" di un’intera nazione, e insieme di una poderosa e complessa individualità, e insieme di un impossibile rapporto padre-figlio giocato sull’inganno e sull’incomprensione, è anche e soprattutto il conflitto duale tra un’idea spietata di capitalismo laico e una vacua religiosità con cui convidide collusioni e conflitto, che in comune hanno il culto del denaro e del potere, e l’irresponsabilità e il delirio d’onnipotenza legati ad essi – in una guerra irresistibile e dai toni asprissimi, quando non di incontrollabile e furiosa violenza – lungo trent’anni, ma i cui rami si allargano ben oltre i volti dei due protagonisti. Una guerra, comunque, in cui non ci sono vincitori, ma solo vinti. E in questo incontro-scontro radicale, se della prova assolutamente spaventosa, epocale (davvero oltre in sequenze come quella magistrale del battesimo) di Daniel Day-Lewis si è parlato in ogni dove, tanto vale spendere qualche parola in più su Paul Dano. Altro che spalla: una vera Rivelazione, una prova capace di inattese e inarrivabile intensità, presente peraltro in quasi tutte le migliori scene del film, come l’esorcismo e il bellissimo – ripeto, bellissimo – finale.

Difficile porsi con leggerezza di fronte a un film di tale fattura, alcune cose sono immediate – la lunga sequenza, citata dappertutto, dell’esplosione della torretta e della conseguente corsa di Daniel e H.W. è davvero più che roba da antologia, è roba da storia del cinema, per tempi ritmo suono tecnica, e vale da sola quasi tutto il cinema americano degli ultimi 10 anni – mentre altre vengono fuori con il tempo e con la riflessione – come il suo rapporto, insieme ricompositivo e rivoluzionario, con il cinema del passato – e il rischio è quindi di prenderlo sottogamba, di liquidarlo come un "capolavoro mancato". Ma se è tutto molto chiaro e trasparente, in There will be blood, così è chiaro che ci troviamo di fronte a un film di impressionante grandezza. E, forse, di impressionante importanza.

37 Thoughts on “

  1. il terzetto anderson-coen-burton, tutti insieme così, è roba che non si vedeva davvero da MOLTO tempo.

  2. piu’ che altro e’ roba da seppellirsi in un multiplex, io comincio coi Coen venerdi’ sera, poi vedro’.

  3. come disse qualcuno più importante di me, in questo post “manca il guizzo, il vezzo, lo schizzo, il pazzo”, la recensione ti è uscita troppo professionale. gran pezzo comunqe, questo sempre.

    (ma davvero nei vostri multiplex è uscito il petroliere?)

  4. utente anonimo on 19 febbraio 2008 at 13:17 said:

    di là non riesco a risponderti. a me “aragoste a colazione” ricorda solo un film italofrancese con Montesano. forse era sempre di quegli auotori lì, non so.

    dariod2

  5. @claudio: mi tocca considerarlo un complimento, quel “professionale”. Le recensioni urlate e apertamente entusiaste non mi escono più, vedi Burton.

    @dariod2: di là si può mandare una mail, purtroppo il tumblr ha questo “limite” (e guai a chi lo tocca, il limite ^^)

  6. “Impressionante” è la parola chiave. Concordo.

  7. potevo scrivere “impressionante” e chiuderla lì.

  8. Interessante e bellissimo.

    Comunque io farei diventare il terzetto un bel quartetto, perché ok che l’importanza del regista non è comparabile a quella degli altri tre (considerando i coen come uno), ma lo scafandro è proprio bello.

  9. Stasera vedo lo scafandro e ti dico, allora.

    In sala è un momento interessante e bellissimo.

  10. “interessante e bellissimo”. di più, di più. a stretto giro di posta arrivano pure satrapi e lumet.

  11. Di Lumet ho già parlato e spacca, ma non se la vede con il terzetto qui.

    Satrapi a breve.

    (per ora ho visto il nuovo di Noah Baumbach, colpevolmente ignorato dalla distribuzione italiana, se ne parla domani)

  12. Kekkoz, basta vedere film! Oppure vedili e taci. ^^

  13. utente anonimo on 19 febbraio 2008 at 17:16 said:

    Eviva il cinema !

    (occhio, che da marzo-aprile la pacchia finisce, e non si vive di solo Iron Man)

    - nonna speranza –

  14. @UnoDiPassaggio: se è per quello ieri ho visto anche Eagle vs Shark. Si vede che ero in vena di “famiglioline disfunzionaline” (cit.)

    @nonnasperanza: infatti mi sa che ce la dobbiamo godere – poi ci toccherà metterci a rivedere l’opera omnia di Billy Wilder per sopravvivere.

  15. Io è da tre giorni che mi sento ricoperto di bitume: ‘sto film mi è entrato sottopelle

  16. Non so se ho capito bene… ma quando parlate di Lumet vi riferite a “Before the devil knows you’re dead”?? Se sì…

    Perfettamente d’accordo.. spacca é vero, ma sicuramente non arriva a tanto..

    Trio non so… anche se.. Burton.. mannaggia..

    La Satrapi fa discorso a se.. perché la storia le appartiene e quindi parte in vantaggio… se si può dire..

    Eazye

  17. Questo è un cazzo di film che rimarrà negli annali, non c’è niente da fare, lo si capisce subito che è già storia. Se Anderson la piantasse qua sarei quasi felice di poter contemplare una carriera perfetta.

  18. dimenticavo una cosa:

    é una mia impressione o in generale “Punch-Drunk Love” é passato un po’ così tra l’incompreso e l’occasione mancata?

    A detta della critica specializzata e del grande pubblico…

    Io potrei guardarmene pezzi interi in loop senza sosta..

    Eazye

  19. (hai scritto toni APRISSIMI.tutto il resto è molto bello, invece)

  20. Ma sono io o il tuo stile sta diventando sempre più pomposo?

  21. In un mondo giusto dovrebbe battere il record e vincere 15 Oscar, di cui due per miglior film, tre a Daniel Day-Lewis, cinque a Paul T. Anderson, uno a Paul Dano, uno a Jonny Greenwood e gli altri in beneficenza all’Istituto dei sordi.

  22. @Eazye: l’avevo intuito, che non ti è piaciuto Burton, eh. Vabbè. Comunque Punch-drunk love è meraviglioso, credo che quasi tutti quelli che passano di qui siano d’accordo, VERO?

    @missv: pensa che io e trino oggi ti prendevamo in giro perché correggi i refusi nei commenti… ^^

    @gparker: sei tu.

  23. Basta saperlo…

  24. Ovviamente devo ancora aspettare i ritmi della triste provincia… porc.

    Una domanda:

    siccome io ritengo No Country For Old Men un autentico capolavoro, vorrei sapere tu come ti poni tra i due film… quale preferisci insomma?

    Perché parafrasando un commento precedente: in un mondo giusto i Coen dovrebbero vincere un oscar per ogni volta che respirano!

  25. Qualunque cosa io dica in questa sede, ho ben 4 persone che possono testimoniare la mia prima dichiarazione fuori dalla sala – sicché: Coen batte PTA 1 a 0.

    Ma al tie-break.

  26. Domanda da cacadubbi per cacadubbi: premesso che lo trovo un film gigantesco, premesso che anche Paul Dano merita una paccata di Oscar, non trovi che il personaggio del predicatore sia un po’ debole? Cioè, mi aspettavo un personaggio più titanico, uno scontro più alla pari, ma se Eli è dall’inizio alla fine solo un viscido lamentoso omuncolo, la potenza drammatica ne esce un po’ impoverita. Mi sembra l’unico difetto del film, ma mi sa che it’s just me.

  27. utente anonimo on 20 febbraio 2008 at 13:32 said:

    Punch Drunk Love mi ha fatto cagare.

    Gli altri suoi mi piacciono, compreso Sidney.

    lonchaney bastiancontrario

  28. miic io ti do ragione, per me è un mezzo capolavoro… riprendo le parole di alberto pezzotta (il critico che forse stimo di più) che rianima il mio non entusuasmo:

    “anderson ha gran tecnica registica ma è troppo programmatico nel cercare la grande tragedia e i grandi temi, senza dire nulla di folgorante (**/4)”

  29. beh non credo che nessuno si aspettasse nulla di folgorante a livello di Storia, visto che da Zio Paperone in su (o in giù) è LA storia americana.

    In questo senso Rockfeller (Rockerduck) non è certo avvicinabile al personaggio di DDL.

    Di certo c’è il come lo si affronta un certo argomento e sopratutto, il coraggio di affrontarlo.

    Gli americani sono un popolo che sa raccontare il proprio sangue e i propri sbagli senza pensare nemmeno per un momento di rinnegare il proprio essere americani nel midollo.

    Non è un caso se PTA e Altman vengono spesso accostati.

    Ma io parlerei anche di Welles e dell’equivoco che lo ha circondato.

  30. Grazie Kekkoz… so che vedrò un gran film. E’ che ho osato tantissimo a dichiarare già ora No Country For Old Men il mio film dell’anno… e poi è il mio candidato pigliatutto al totooscar… insomma temevo un po’ a forza di legger di Anderson in giro.

  31. “Non è un caso se PTA e Altman vengono spesso accostati.”

    E non solo. There Will Be Blood è dedicato a Robert Altman.

  32. Va detta una cosa però sul film dei Coen: è praticamente un riversamento del libro (immenso) di Cormac Mccarty fin nei minimi particolari (a livello che ci sono intere conversazioni riportate paro paro. E’ l’adattamento letterario più fedele che abbia mai visto e inconfronto Sin City gli fa una sega. E’ una storia dei fratelli Coen solo incidentalmente, quindi preferirei una vittoria di PTA (anche se io una tagliatina al film l’avrei data – voi?).

  33. Beh, magari, che so, un Tony Scott non avrebbe saputo “riversare” il libro di McCarty.

    Non basta riprendere completamente un libro, occorre anche sapere dove puntare la mdp e come muoverla.

    E poi il personaggio di Bardem, se non sbaglio, fisicamente non è descritto per nulla da McCarty e la sua “costruzione” fisica è tutta marca Coen.

    Una cosa mi piace (tra le tante) dei registi americani: non si domandano mai se una cosa è bella o brutta, ma solo se una cosa funziona o no.

    E non sono così orgogliosi da rifiutare le cose buone fatte da un altro, se queste funzionano.

  34. Quoto interamente Souffle ed aggiungo che, essendo il Cinema un’arte visiva ed un’arte d’insieme, non capisco come possa esser data così tanta rilevanza all’adattamento di un libro. Tra l’altro meritano un dieci pure per questo: hanno fatto benissimo a non stravolgere… appunto sono geniali.

    Regia: perfetta

    Recitazione: perfetta

    Montaggio: perfetto

    Suono: perfetto

    Io tifo Coen!!!

  35. la colonna sonora è una delle migliori degli ultimi anni. grande jonny

  36. E’ verissimi, il film è un grande film e non è da sottovalutare la somiglianza del protagonista con l’America tutta, con la voglia di potere e la sete di petrolio che la contraddistingue. Non c’è amore, c’è solo uno sguardo diffidente e malvagio verso tutto ciò che si avvicina… L’ho visto ieri, rigorosamente in versione originale, mi ha affascinata. E il finale è davvero devastante, quasi comico, da quanto fa paura!

    “I’m finished!”

  37. Visto oggi con discreto ritardo.

    E’ un film troppo corposo per darne un giudizio a caldo. Non credo sia sensato paragonarlo troppo alla storia di una nazione. Vero che il petroliere diventa ricco; ma l’ideale americano è ricchezza e realizzazione. Invece in questa parabola individuale, i drammi e i traumi antichi (la gamba rotta, l’abitudine di dormire sugli assali di legno, il figlio ritrovato tra capo e collo, la morte che sopraggiunge per testa fracassata, la misoginia) sono insuperati e insuperabili.

    Non ci sono valori positivi, tutto è facciata: la famiglia, la religione, l’amore, l’amicizia. Il finale – memorabile – distrugge ogni speranza, anche quella del denaro come fonte di illusoria felicità.

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