Lo scafandro e la farfalla (Le scaphandre et le papillon)
di Julian Schnabel, 2007

Non è facile farmi piacere così tanto un film il cui protagonista è completamente paralizzato: quasi non me lo spiego, anche perché qui ci sono tutti i crismi del caso che generalmente me lo renderebbero indigesto. La sensazione di essere presi in giro, o meglio, di essere colti scaltramente sul vivo e scoperti nudi come vermi di fronte alle proprie emozioni, è sempre dietro l’angolo.

Ma Lo scafandro e la farfalla è talmente riuscito e commovente da far cadere ogni dubbia sulla sua possibile furbizia. Un film sulla potenza invincibile del ricordo (la memoria nel passato), prima di tutto, ma anche – chiaramente – sulla forza necessaria e sull’impellenza del racconto (la memoria nel futuro), giocato peraltro su un geniale ribaltamento prospettico (un campione eccellente della frammentata società postmoderna costretto suo malgrado a giocare nel campo della pazienza e della lentezza) che fa con la letteratura quello che Una storia vera di David Lynch fece con il viaggio.

A prescindere da ogni possibile lettura, la trasferta francese del regista newyorkese Schnabel diventa un film davvero bellissimo e assolutamente straziante (basti pensare alla scena della telefonata del padre, uno dei momenti più strappalacrime, in senso letterale, degli ultimi tempi) ma anche costruito in modo molto intelligente: per esempio, la scelta di ritardare il "fattaccio" e il controcampo della soggettiva iniziale – per cui Mathieu Amalric appare solo dopo più di mezz’ora (ma il tempo speso fuoricampo non gli impedisce una performance strabiliante). La bellezza e la bravura di Emmanuelle Seigner e soprattutto della stupenda Marie-Josée Croze contribuiscono non poco.

Un film che è anche un esempio di come si possa costruire un film ineccepibile intorno a un libro apparentemente "impossibile", e che diviene – anche grazie alle stupende immagini e alle scelte compositive mai banali del nostro adorato Janusz Kaminski – un inno stupefacente al potere demiurgico e salvifico dell’immaginazione umana, e per estensione alla magia del cinema.

12 Thoughts on “

  1. Queste due settimane al cinema hanno contribuito all’amore collettivo più di qualunque woodstock

  2. Vero!

    All’improvviso è tornata la pace.

    Bello, eh?

    Venerdì esce “Fine pena mai”.

  3. Eehh, la forza del cinema! (dice sospirando con fare malinconico da intellettuale stipid-chic, anche se in mente le è venuta la sigla degli Snorky)

  4. Probabilmente l unico sulla faccia della terra a cui il film non ha provocato nulla.

  5. utente anonimo on 28 febbraio 2008 at 11:14 said:

    Non sei l’unico, Mr Davis.

    Questo (per me) è un mélo che da un lato spara abbastanza basso, dall’altro cerca di “alzare” la materia tramite la ricca vita interiore del malato protagonista (che naturalmente, essendo quello che è, o forse solo “raro” e speciale, sogna libri di storia dell’arte e musica indie-chic).

    Mentirei se dicessi che il film non “mi ha preso”, però è successo secondo le stesse modalità di un melodramma imbastito con medio impegno e convinzione, al limite anche televisivo.

    [Che poi sia meglio questo di altre cose fatte sul tema, beh, è vero]

    - nonna speranza –

  6. utente anonimo on 28 febbraio 2008 at 12:30 said:

    A me e’ piaciuto…non pensavo che Schnabel fosse cosi’ capace. SYD

  7. cazzapapero, bisogna correre al cinema, dunque!

    Il trailer mi ha subito fatto credere che si trattasse di un bel film, e ormai prima di scegliere cosa andare a vedere dò sempre un’occhiata a questo sito.

    Yeah.

  8. Schnabel dovrebbe solo abbandore le sue mise di flanella quadrettata e poi sarebbe perfetto!

  9. Sono d’accordo, d’accordissimo con te:

    l’ho visto qualche giorno fa e la tua recensione mi ruba le sensazioni

  10. Grandissimo film…

  11. d’accordo… un grande grande film!

  12. Adesso mi sorge il dubbio imperativo che dovrei recuperare le sue due biografie precedenti, specie Before Night Falls che ho sempre evitato come la peste– Sospetto che con Lo scafandro però non c’entrino effettivamente un cazzo e ho paura mi rovinino la splendida sensazione–

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>

You can add images to your comment by clicking here.

Post Navigation