Un bacio romantico (My blueberry nights)
di Wong Kar Wai, 2007

Che cosa faceva di My blueberry nights qualcosa di cui avere paura? In parte il fatto che 2046 ci aveva storditi, e non nel migliore dei modi possibili? Ancor di più, la paura di un’adulterazione dovuta all’espatrio (solo parziale: si tratta di una produzione franco-cinese) e all’uso della lingua inglese? Ebbene, di quei timori Wong Kar Wai fa carta straccia, facendo di Norah Jones (che è una rivelazione, a suo modo) quel che già fece della popstar Faye Wong dalle sue parti, e regalandoci un film che non è solo di palese e folgorante bellezza, ma che è anche un ammirevole esercizio di coerenza.

Il segreto di My blueberry nights è tutto in quella parola: nel suo non essere affatto una versione "occidentalizzata" delle sue opere hongkonghesi, ma l’esempio vivente e pulsante che il suo è ancora un cinema universale, a cui panorami e volti si adattano e di fronte a cui si chinano. Liberatosi dell’ingessatura che per un film forse troppo bello, troppo perfetto e inarrivabile, gli si era costruita attorno alle mani, Wong trova proprio nelle strade e nei panorami degli Stati Uniti, ma sopratutto nelle sue stanze chiuse e nei suoi volti e nelle voci, un modo brillante per sfuggire al rischio di uno svilimento, per eccesso di stilizzazione, del suo cinema – che proprio dello stile faceva la sua bandiera – e per tornare a raccontare la sua storia (aiutato con perizia dal crime novelist Lawrence Block), e le storie che le girano intorno, con una leggiadria che, soprattutto quando la Jones e Jude Law condividono lo schermo, non fa rimpiangere i tempi passati.

Comunque, questo è un film di Wong Kar Wai nel cuore, nella carne. Lo è ben oltre le bellissime immagini che l’eccellente Darius Khondji ha onestamente rubacchiato dalla palette di Christopher Doyle: ci sono i volti celati del passato, le reiterazioni musicali (Try a little tenderness) che assumono un significato differente ad ogni riproduzione, interi universi che stanno rinchiusi in una singola stanza (che sia un café di New York, un bar di Memphis, o un casinò del Nevada), lo stesso attaccamento quasi feticista agli oggetti (cappelli, chiavi, gettoni) che sconfina in quel romantico e bizzarro animismo che è tra le chiavi del suo cinema, l’ossessione malinconica e profonda e incancellabile per il ricordo, per il rimpianto.

E se anche il film non funziona tutto alla perfezione come quegli incredibili primi 15 minuti, se anche la parte con Natalie Portman è segnatamente meno riuscita di quella con David Straihairn e Rachel Weisz, poco male: My blueberry nights è un film che dà e che toglie – ma alla fine lo fa con grande, miracoloso equilibrio. Ci sarà sempre la struggente confessione di una nostalgia, ai bordi di una strada ricoperta di fiori, a far perdonare un urlo fuori posto o una piccola scivolata. E non pretendiamo che sia sempre Hong Kong Express: sarebbe impossibile, e forse non lo vorremmo nemmeno. Potevamo chiedere davvero poco di più a questa romantica storia d’amore – di un amore gustato e rimandato, che lascia sulle labbra – anche sulle nostre, di labbra – un sapore dolcissimo. Un sapore che persiste, e cresce nei giorni a seguire.

Un film inatteso, e bellissimo. E rimanete fino alla fine dei titoli di coda: c’è un pezzo che conoscete bene, e non vede l’ora di essere riascoltato.


Nelle sale dal 28 Marzo 2008

41 Thoughts on “

  1. hai riconosciuto anche la versione tangherizzata di yumeji’s theme quando lei piange dopo aver visto le registrazioni della telecamera del bar?

  2. non sono troppo d’accordo

  3. Gioisco in modo più che pasquale.

  4. utente anonimo on 23 marzo 2008 at 03:00 said:

    Evviva!!! Dopo averne sentito solo male oggi ho visto il trailer e non sto più nella pelle. Poi ti ci metti pure tu con questa recensione positiva… e ora, come aspetto?

    ^.

  5. ti odio ç_ç

    voglio vederlo da mesi ç_ç

    Misato-san

  6. utente anonimo on 24 marzo 2008 at 13:08 said:

    niente da fare, ultimamente non andiamo d’accordo.

    Andrea

  7. Tra i deliri pasquali, questa è una buona cosa.

  8. scuoto lentamente la testa.

  9. io scuoto lentamente la tua testa.

  10. hey, questa è BUONA!

  11. e soprattutto NUOVA.

  12. quanto sono d’accordo (ricordo che IO il film l’ho visto tre mesi fa, in versione originale in una nazione che, incredibile dictu, ha avuto il buonsenso di mantenere il titolo inglese. non che tutto ciò sia un merito). io sono uscito contento e convinto mentre i miei co-spettatori scuotevano le testoline poco convinti. bah.

    come può quindi la stessa persona che parla in maniera così condivisibile di questo film

    1) essere un MALEDETTO PIGNOLO che mi segna gli evidenti errori di battitura e

    2) essere il colpevole, il responsabile, il criminale che mi ha convinto ad infliggermi UN’ORA E MEZZA di art school confidential, un film che mi ha fatto pensare il peggio immaginabile degli americani, dell’universo underground dei fumetti, di clowes del quale ho rivalutato in negativo la produzione tutta, di zwigoff per cui, mi sono convinto, il colpo di culo era ghost world, e non la mossa sbagliata il PERFIDO (chiamiamo le cose col loro nome) babbo bastardo, e di malkovich che, boh, aveva bisogno di soldi?

    finora, il mio film irritante del 2008.

  13. Dov’è che ti ho corretto gli errori di battitura? Io detesto quelli che lo fanno! ^^

    (comunque il tuo commento starebbe in piedi se io avessi consigliato ASC come un film imperdibile, e invece ho solo detto che mi è piaciuto. Tié.)

  14. utente anonimo on 26 marzo 2008 at 13:24 said:

    effettivamente ART SCHOOL CONFIDENTIAL fa proprio schifo…

    però, caro kekkoz, punch-drunk non te lo devi filare, quella carognetta ci rinfaccia pure di avergli consigliato ALL THE REAL GIRLS, che resta bellissimissimo.

    (eppoi io non lo cago uno che si fa chiamare come IL film più irritante degli anni duemila, tiè!!!)

    ;-)

    lonchaney bulletto

  15. Eh no Giorgio! All the real girls non si tocca!

    (oppure)

    Eh no Carlo! Punch-drunk love non si tocca!

    fate voi

  16. kekkoz, la tua penultima risposta è “antalie portman, soprattutto”.

    e comunque, CERTO che ti voglio picchiare, io mi fido di te, se tu dici “Il duetto Zwigoff-Clowes è riuscito insomma, ancora una volta, a trovare una forma, “soffice” ma graficamente compiuta, per rappresentare in movimento il mondo bizzarro ed eclettico del fumetto alternativo americano, bilanciando alla perfezione cinismo e tenerezza, realismo e caratterizzazione” o “Con una furbizia ben mascherata da ingenuità, si mettono poi nella bocca e negli occhi del giovane protagonista [...] parole di spietata verità sul mondo dell’arte, così simile a tanti altri sistemi di caste chiuse e gerarchiche” io traduco “è un bel film, magari non riuscitissimo“. se invece vuoi dire “sarebbe un bel film se non fosse pieno di irritanti stereotipi, indirizzato verso una fine insignificante che taglia con un machete tutte le sottotrame, totalmente privo dell’atmosfera dei fumetti di clowes e con come protagonista un robot spastico“, quindi se stai stroncando un film però alla maniera kekkoz (“tutto il cinema è buono, chi siamo noi per giudicare un prodotto dell’ingegno, in fondo nicholas cage è un attore con una buona espressività facciale“) io non posso saperlo.

    e aspetta che appena posso mi veda songs from the second floor, che avevo dedotto dalle tue parole essere un gran bel film… perchè io, sì, avrò ottant’anni, ma un prestante giovanotto che in cambio di poche lire ti segua per malmenarti prima che dia il colpo di grazia col mio ponderoso bastone di faggio lo trovo.

    carlo: dai, su, non devi vedere la terza serie di lady oscar? su. :P

    [parlando seriamente, carlo, quando i personaggi hanno evoluzioni illogiche, dialoghi improbabili, personalità stereotipate e, aggravante, presunzione d'indipendenza (come in: "cinema indipendente"), capita che un film mi urti. ti procuro tutto Il mistero della pietra azzurra e amici come prima?]

    [chi è che oggi è in modalità bulletto?]

  17. utente anonimo on 26 marzo 2008 at 15:36 said:

    ehi, punch, non serve che mi procuri nadia, basta che ti cambi il nick…

    ;-)

    lonchaney

  18. Pensa, Giorgio, io credevo che avessi un blog tuo. ^^

  19. utente anonimo on 26 marzo 2008 at 15:50 said:

    eheh, che ruffiani chesiete, quando ci si azzuffa un po’usate i nomi propri…

    eheheheh

    bulletti!!!!!!

    loncarlo

  20. “Bullarsi”.

  21. utente anonimo on 26 marzo 2008 at 16:00 said:

    “bullet time”

  22. utente anonimo on 26 marzo 2008 at 16:01 said:

    “bulloni”

  23. Ma no cafone, sei sempre gradito costì, oh mio punchdrunkz.

  24. eppure la vaghissima sensazione che indirettamente, sotterraneamente e velatamente tu mi stia prendendo per il culo permane. buffo, no?

  25. Sembrate Robin Williams, Nathan Lane e Hank Azaria nel remake del Vizietto.

  26. utente anonimo on 26 marzo 2008 at 18:35 said:

    io faccio hank azaria, per carità non mi rifilate Williams…

    lonchaney

  27. se lo rifilate A ME mi offendo davvero.

  28. I giorni selvaggi sono andati per sempre. Norah Jones è tanto rassicurante quanto poco credibile nella figura dell’esistenzialista naive. La maniera di Wong travalica l’oceano ma Jude Law non e’ Tony Leung e Norah il carisma della Cheung se lo può sognare. Kar-Wai riprende temi già trattati precedentemente (il viaggio per ritrovare se stessi, il telefono che non permette un contatto vero) e ne dà una versione stanca e maldestra. Maldestra perché applica una traslazione della sua poetica asiatica al mito della frontiera americana. E fa sorgere più di un dubbio sulla propria oevre precedente. Che sia solo il fascino per l’oriente a farci considerare culto Ashes of Time e Chunking Express? Forse che un cinese prova la stessa nostra irritazione di fronte all’uso furbetto degli stereotipi della sua cultura romantica?

    Eppoi quei simbolismi telefonati (la panna che sciogliendosi entra nelle anse del dolce al mirtillo)…

    Il prossimo parto americano del Nostro non vedra’ punkwithgun correre al cinema nella neve…

  29. punkwithgun, tu pensa che invece secondo me proprio il filtro della poetica asiatica su un mito tutto americano come la frontiera era la scommessa più riuscita del film.

  30. “Dov’è che ti ho corretto gli errori di battitura? Io detesto quelli che lo fanno! ^^”

    -scoppia in lacrime e scappa via-

  31. @punch-drunk: WKW ha sempre giocato sul filo della maniera. Brillantemente. Tante scene di letto ma mai nessuno nudo. In happy together i 2 gay sembrano fare sesso in mutande. Cionondimeno l’ho amato. Questa volta ha applicato la sua matrice estetica in modo un po’ goffo, a mio avviso..

    E non ne posso piu’ del cibo che scade come metafora del tempus che fugit…

    Sai che novita’…

    By the way: complimenti per nick e blog…

  32. utente anonimo on 27 marzo 2008 at 13:37 said:

    Punch, mai ti paragonerei a Miss Doubtfire, sai bene che io ti vedo eternamente incastonato tra il Perhan de Il tempo dei gitani e il giovane jason Shwartzman…

    lonchaney punchdrunkfan

  33. in happy together la scopata iniziale disperata e disperante tra i due protagonisti mi pareva abbastanza convincente. Ma parlo solo per sentito dire…

    Che poi vorrei vederli i lamentosi dell’assenza di nudo, che come vedono il primo piano di un pisello in tiro parlano subito di pornografia.

  34. Mi sa che son rimasto da solo a considerare più riuscita la parte con la Portman che quella con Weisz/Strathairn.

  35. Mi sa di sì. ^^

  36. La parte con la Portman m’è piaicuta altrettanto di quella con la Weisz, cioè abbastanza ma non da essere contento e felice con il sorrisone. E’ proprio la aprte che t’è piaicuta di più, ovvero quella con Jones e Law, a avermi lasciato più perplesso. Uno, perché la Jones non sa recitare, due, perché Law recita troppo, è troppo espressivo, uno così tromba tutti i giorni, non ha bisogno di aspettare una tizia che gli ha dormito una volta nel locale. Per esprimere emozioni trattenute bisogna essere trattenuti, e Jude Law non lo è. Arrivogliamo il Tony Leung.

  37. Concordo su tutta la linea, oserei dir. Tanti difetti, ma talmente bello da cancellarli tutti via via mentre si segue la narrazione.

    Poi vabbè, Tony Leung è altra cosa, ma questo è un film yanqui, orsù. E Law non cerca donne, quello è ovvio che se le possa permettere ad ogni schiocco di dita, cerca proprio quella che apprezza il dolce che nessuno apprezza. Se poi canta bene, meglio ancora.

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