Il treno per il Darjeeling (The Darjeeling Limited)
di Wes Anderson, 2007

"I love the way this country smells. I’ll never forget it. It’s kind of spicy."

Si può dire quello che si vuole, a Wes Anderson: che è un venditore di fumo, che è glaciale, che a riscoprire sé stessi coi milioni in banca son buoni tutti, che è equo e solidale e/o terzomondista, che è manierista, o addirittura che è solo un gran paraculo: ma non c’è proprio nessuno, e già basterebbe, che giri come lui. Con questa precisione, con questa fissazione per l’uso della macchina da presa come elemento compositivo – allucinata, avvolgente, svonvolgente e morbosa – che si tratti una perfetta stasi o i suoi insistiti ma ancora irresistibili movimenti rallentati e analitici.

Ma  The Darjeeling Limited non si ferma alla tecnica né tantomeno all’ossessiva riproduzione di uno dei più esaltanti e maniacali storyboard degli ultimi tempi, che ne fanno – curiosamente, ma non a caso, vista l’ambientazione – un vero e proprio film su rotaia: Anderson recupera infatti del tutto con questo film la sua capacità di raccontare una storia, che in Steve Zissou si era un pochetto annacquata, e pur rimanendo un maestro dell’apparentemente inessenziale fa piazza pulita degli orpelli secondari – per esempio da quell’altra storia, un bivio narrativo eliminato fin da subito dallo script, con un colpo di scopa – lasciando in campo questi tre ricchi e infelici fratelli, ritrovatisi non senza un certo sforzo sul treno che porta al Darjeeling, pronti a riscoprire la necessità della riconciliazione.  E a riscoprirla – tema per nulla nuovo ma trattato con chiarezza – attraverso il valore, altrove negletto, del rito.

E The Darjeeling Limited è un film che ammalia profondamente, pur nella sua progettuale (andersoniana?) freddezza: grazie a un cast illuminante (persino Adrien Brody funziona, anche se Owen Wilson ruba perlopiù la scena) e a una sceneggiatura (scritta da Anderson con Roman Coppola e Jason Schwartzman) che non lesina finezze e perfezionismi ma che si mantiene sempre su un equilibrio preziosissimo tra l’esibizione di intelligenza e ironia raffinatissime (se uno le ha, perché celarle?) e un’invidiabile capacità di sintesi: come il flashback improvviso, racconto che si inserisce nel racconto (non l’ultimo dei giochi metanarrativi proposti dal trio) e che ne segna il punto di svolta: "How can a train be lost, it’s on rails!", dice Jack, e così, anche il film su rotaia si perde e infine si ritrova. E il risultato, quasi miracoloso, è che il film scalda, eccome – basti pensare alla scena sottolineata da Play with fire degli Stones: roba così e ti vien voglia di alzarti e applaudire in lacrime – e scalda di un calore interno, spontaneo e a tratti persino violento, quello delle cose fatte come si deve, dalla testa ai piedi. Forse era davvero sincero, questa volta?

Un discorso a parte andrebbe fatto su Hotel Chevalier, il cortometraggio con Jason Schwartzman e Natalie Portman che precede il film. Visione in qualche modo "separata", ma assolutamente propedeutica al film vero e proprio: un piccolo film a sé stante, sensuale, acuto, e tutto giallo. Di indeterminabile bellezza.

Nei cinema dal 2 Maggio 2008

Nota di costume: all’anteprima dove l’ho visto (la prima volta: è seguita poi una visione "casalinga", a breve distanza), Hotel Chevalier è stato proiettato per errore due volte, di seguito. Eppure nessuno nella sala ha fatto una piega. Ci sarà una ragione? E se davvero c’è, per caso rimane senza mutandine?

20 Thoughts on “

  1. Come sarebbe a dire “persino adrien brody funziona”? È bravo, lui.

    Sul film nulla da eccepire, appena finisce vien voglia di rivederlo in loop.

  2. Quel che volevo dire l’ha già detto Oh (mi riferisco al “persino Adrien Brody funziona”).

  3. Adoro Wes Anderson, amo Adrien Brody e apprezzo moltissimo Jason e Owen, che voglio di più dalla vita!? Non vedo l’ora di vederlo!

  4. Ma “Hotel Chevalier” lo proietteranno anche qui da noi?

  5. utente anonimo on 1 aprile 2008 at 14:10 said:

    Bellissima recensione e bellissimo il parallelo sui ‘binari’ (bonjour le calembour..).

    Al film provo a dare una seconda possibilità, dopo una prima impressione che non mi ha convinto del tutto.

    Dei tre fratelli, credo che Schwartzman in qualche modo ‘sia’ il film.

    int

  6. Mi unisco al comitato pro Adrien Brody e voto lui come migliore del terzetto.

    Brody non svacca mai in questo film, anche se è vero che ha le gambette secche.

    La seconda volta che ho visto questo film, mentre ero sugli champs elysées ho pianto senza accorgermene.

  7. @ohdaesu, udp, souffle: eheh, come ve la prendete ;-P

    (mi sta un po’ sulle palle, non so che farci. E’ colpa di Hollywoodland, credo.)

    @francesco81: sì, tenderei a darlo per scontato, ma non si sa mai.

    @int: dagliela!

    (grazie!)

    (sul ruolo di Schwartzman sono ovviamente d’accordo, mi spiace non averne parlato molto)

  8. Anche io ero titubante sulla presenza di Brody, però si é beccato il personaggio più difficile, e se la cava alla grande..

    La scena con Play with fire é grandiosa.. piùd i un inno, più di un clip.. un vero gioiello..

    Wes icona radical pop (abitiamo nello stesso quartiere)

    Eazye

  9. utente anonimo on 3 aprile 2008 at 11:02 said:

    Hotel Chevalier verrà proiettato prima del film, almeno in Italia.

    Io ho gradito una cosa di Anderson per la prima volta dopo Rushmore e mi sono un po’ spaventata. Sarà la menopausa.

    - Violetta –

  10. @vio: io la butto lì, ma mi sa che sarà davvero difficile trovare detrattori, con un film così.

    (probabilmente mi sbaglio)

  11. utente anonimo on 4 aprile 2008 at 09:48 said:

    [Update]

    Seconda possibilità data -stop- Corto compreso -stop- Convinto praticamente del tutto -stop (and go).

    int

  12. hotel chevalier non è stato proiettato prima del film. e la tua recensione convince molto di più di quanto non lo faccia il film.

  13. e il cammeuccio di bill murray?

    concordo, Hotel Chevalier è magnifico. vale già tutto quello che segue.

    dd.

  14. ancora,

    ti ho citato da me, se non ti aggrada avvisa, rimuovo immeditamente.

    dd.

  15. No figurati, sono lusingato. :-)

  16. irreprensibile, come al solito.

  17. ps. hai ragione Hotel Chevalier è un’altra, vera, perla.

  18. il tuo post su questo film mi fa morire di invidia. morta. :)

  19. Ogni volta che vedo u nuovo film di wes anderson, nutro il profondo desiderio di rivederli tutti…

    Speri sempre che ce ne sia dell’altro

    Ma secondo voi, il padre morto, che nel film non si vede, sarebbe potuto essere gene hackman?

    gieczama

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