Non pensarci
di Gianni Zanasi, 2007

C’è una lezione importantissima per il cinema italiano, che Non pensarci insegna: per fare dell’ottimo cinema indipendente, anche nel nostro paese, non è necessario scrivere sopra ogni fotogramma che lo si sta facendo. Basta mettersi a dire la propria storia, e farlo fino in fondo. Così, senza spiattellarcelo in faccia, il risultato è questo: uno dei film italiani più indipendenti (orgogliosamente, fieramente) degli ultimi anni nasconde la sua libertà all’interno di meccanismi assai consoni al cinema del nostro paese, nonché del cast e del suo autore, quali sono quelli del contrasto tra città e provincia (qui tra i brevi accenni di una Roma punk e una Rimini addormentata, eclettica ma saggiamente de-regionalizzata), e quali sono quelli della commedia familiare italica, divisa tra toni intimi, divertiti e amari.

Per il resto, Non pensarci è attraversato da un vento di leggerezza di cui si sentiva davvero la mancanza, dalle nostre parti: incanalati in logiche economiche, prospettive ombelicali, e tutte quelle cose di cui si taccia il nostro cinema (spesso a ragione), ci siamo dimenticati di una cosa che in questo film pulsa, e che non ci stancheremo di lodare: il bisogno, bruciante, di raccontare. E di farlo davvero bene: non è da tutti far uscire tutto un mondo da un accendino caduto, da uno stage-diving, da centinaia di vasetti di ciliege in frantumi, dalla corrente che se ne va in tutto il paese, lasciandoci senza luce. "E io come faccio senza Matrix?". Tutto il resto, poi, viene da sé: la scrittura è freschissima, agile, acuta. La regia modesta e attenta. Le scene madri, assolutamente inusuali nel loro essere sussurrate, sono silenziose, contenute: come l’impressionante confessione della madre nello stanzino, o il dialogo tra Stefano e Michela, sulla collina. "Sei tornato perché hai bisogno di noi".

Essenziale il contributo di una colonna sonora bella e intelligente, tra i Clap Your Hands Say Yeah e il commovente Ivan Graziani di Agnese dolce Agnese, ma mai quanto il cast: Valerio Mastandrea trova il suo ruolo migliore, e il più adatto ai suoi toni e al suo incredibile talento, dai tempi di Tutti giù per terra: e da quel film ritrova anche Anita Caprioli, che là esordì. Qui è sua sorella, rifugiata amorosa in un delfinario, bellissima, pallida, malinconica: impossibile non innamorarsene, perdutamente.

21 Thoughts on “

  1. vado a vederlo stasera, sono sempre di più curiosa!

  2. Credo che nel primo paragrafo ci sia un inciso che va tolto.

    Anita Caprioli in Tutti Giù Per Terra io me la ricordo. Tu te la ricordi?

  3. uno dei pochi film italiani che mi fa venir voglia di andare al cinema a vederlo.

    ma io sono una groupie di mastandrea, quindi non conto.

  4. @ohdaesu: e chi non se la ricorda.

    (tra l’altro al posto di questo post ci doveva essere un essay intitolato “Ode Ad Anita Caprioli”, e mi dannerò a vita per non averlo fatto davvero. Ma c’è sempre tempo.)

    @Kingdom: siamo tutti groupie di Mastandrea.

  5. (comunque grazie ohaesuccio, il primo paragrafo era effettivamente tutto scombinato)

  6. Non dirò che il film mi parve sopravvalutato. Lancerò invece qui il mio Appello Per La Liberazione Di Giuseppe Battiston Dal Ruolo Di Frequentatore Di Puttane.

  7. Un attore non diventa definitivamente typecast finché mio padre non sentenzia che “fa sempre lo stesso ruolo… secondo me è così anche nella vita reale”.

  8. @ohdaesu: “leccami”.

    (questo per dire che alla Divina Anita è andata decisamente meglio, viste le premesse)

  9. bravo kekkoz. io l’ho visto stasera, mi sembrava la sera meteorologicamente giusta.

    sai, non c’entra nulla (ma chissà) ma a me ha dato le stesse sensazioni e ricordato per molte cose, Notte italiana di Mazzacurati (e ho fatto un balzo sulla sedia di quasi 20 anni).

    Adoro i film sui quali ci si è sbattuti in fase di sceneggiatura e si controllano gli eccessi degli attori.

    un saluto a ohdaesuccio.

  10. Non vedo l’ora di riuscire a beccarlo anche io…

  11. utente anonimo on 10 aprile 2008 at 10:32 said:

    Insisto: state sopravvalutando.Del film mi è piaciuta molto solo la Murino.ALP

  12. Sono un firmatario dell’appello di Miic “Appello Per La Liberazione Di Giuseppe Battiston Dal Ruolo Di Frequentatore Di Puttane.”

    Dove si fanno i banchetti?

    manu

  13. Si firma fuori dai seggi.

  14. ah il film lo si piglia per quello che è difatti: gradevole e ben riuscito, non mi par poco di questi tempi grami, signore mie

    daniela_elle

  15. Film che avevo sottovalutato, ma sto leggendo solo pareri positivi! Ora la visione è d’obbligo!

  16. Battiston does Rimini!

  17. Gran bel film!

  18. “il bisogno, bruciante, di raccontare”

    Sante parole…. da schiaffare in faccia a coloro che vanno alla costante ed infinita ricerca del significato piu’ recontido (sgradevolissima fu la discussione dopo la visione di “le tre sepolture”).

    Un film che e’ come una fottuta boccata di ossigeno nel bel mezzo di un edema polmonare acuto.

  19. utente anonimo on 22 aprile 2008 at 06:43 said:

    Mi è piaciuta tanto la recensione! come il film del resto! davvero il ruolo migliore di Mastandrea…credo che anche con il prossimo film di Ozpetek ci stupirà. Battiston anche è sempre bravissimo…anch’io vorrei vederlo meno nel ruolo di frequentatore di signorine allegre…:-)) L’ho visto di recente anche a teatro ne “Il compleanno” di Pinter diretto da Paravidino…strepitoso anche lì. Baci, Valeria

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