Tutta la vita davanti
di Paolo Virzì, 2008

C’è una cosa precisa che ho pensato, all’uscita dell’ultimo bellissimo lavoro di Paolo Virzì, ormai una settimana fa, mentre mi asciugavo le lacrime. Una cosa che sono stato lieto di riscontrare poi nei discorsi di molte altre persone che hanno gradito – o amato, come me – questo film, e che ho comunque voluto immediatamente condividere con qualcuno: Virzì è l’unico rimasto ad aver capito la commedia all’italiana. O meglio, è l’unico rimasto ad applicarla come si deve.

Inutile pretendere uno statuto di realismo storico da questo film: anzi, Tutta la vita davanti gioca volutamente con il grottesco, con la macchietta, e in ogni caso attraverso una spinta di assoluta addizione, perché sa che – se non è propriamente l’unico – è in questo caso e con questo linguaggio il modo più appropriato per farne scaturire la realtà, nei suoi aspetti più grigi e squallidi, così come nei barlumi di speranza veicolati dall’onestà e dall’intelligenza, soffocati comunque da una società ormai decaduta.

L’avevano capito i maestri a cui il film si rifà fortemente, con quel suo animo di fiaba amara, tutto sommato nera e disperata, e stavolta non è davvero fuori luogo richiamare autori come Dino Risi (come la scena dello sfogo di Elio Germano, da brividi) Ettore Scola (al di là della citazione diretta) o addirittura Antonio Pietrangeli: difficile non pensare al regista romano nella pazzesca, straziante sequenza del licenziamento di Micaela Ramazzotti, che strilla "nessuno è gentile!" nel parcheggio.

Ma la sostanza del mio giudizio non può non fermarsi, ad un certo punto: ed è già molto che io sia arrivato fino a qui. E il punto è quello in cui il regista e il suo fidato sceneggiatore Francesco Bruni, in modo mai così preciso e feroce, smettono di raccontare una storia qualunque. E cominciano a raccontare la mia.

Mai sufficiente il plauso a Isabella Ragonese, ed eccezionali tutti gli altri. Vi piaccia o meno, uno dei film italiani più belli e più importanti degli ultimi anni.

27 Thoughts on “

  1. Sono perfettamente d’accordo. E’ proprio in questa forte immedesimazione dello spettatore, o almeno di quella classe di spettatori la cui storia il film racconta, come te e me, la grande forza di questo film. Perché che se ne dica c’era bisogno di qualcuno che raccontasse questo momento. Il riferimento alla commedia all’italiano della vecchia scuola mi sembra azzeccato.

  2. la citazione di pietrangeli mi ha colpito molto.

  3. Tra l’altro, la recensione di Escobar sul Sole 24 Ore è (a mio modesto parere; io lo vado affermando già da un po’) una delle prove che ci siamo giocati anche lui.

  4. @ohdaesu: L’ho letta or ora. Oh mamma. Mamma mia.

    Avrei dovuto chiudere tutto e scappare urlando quando ha tirato fuori Loach.

  5. utente anonimo on 9 aprile 2008 at 13:00 said:

    grazie per aver citato pietrangeli, oltretutto giustamente. non c’avevo pensato, ma hai ragione.

    lonchaney

  6. Sostanzialmente sono abbastanza daccordo con te, alla fine anche io l’ho trovato uno dei migliori film degli ultimi anni.

    Ma guardando al solo cinema di Virzì non ti sembra che sia rimasto fermo ad Ovosodo e che qui ne abbia riproposto tutte le dinamiche vincenti? E che soprattutto non si riesca a staccare da un certo provincialismo che un po’ lo affossa a dispetto di tante altre trovate molto molto belle?

  7. Ahahha, ho letto anche io la recensione di Escobar, di cui di solito mi fidavo….

    Comunque, mi avete incuriosito davvero troppo!!

  8. Non risco a trovare la recensione di Escobar: in sintesi?

  9. oh meno male che ne hai parlato, quasi non ci speravo più

    Junkiepop

    (se sono intelligenti danno un premio al cast intero come migliore interpretazione ai david, se…)

  10. La recensione di Escobar è qui.

  11. Commentando la recensione di Escobar, direi che poteva starsene fuori dal cinema, se poi doveva venigli in mente di poter confrontare Virzi’ con Loach, che non hanno decisamente la stessa idea di cinema.

    E se e’ un critico cinematografico, doveva averlo capito gia’ da mo’ …

  12. La rencesione di Escobar l’avevo segnalata a UDP, l’altro giorno.

    Quoto Ohdaesu: Escobar ce lo eravamo giocati da molto tempo.

    Prossimamente: come tutto questo si leghi a Segnocinema.

  13. @kusanagi: la questione Loach è uscita anche su secondavisione, ma là il dibattito è stato molto acceso in generale (motivo per cui non sono intervenuto affatto).

    @souffle: eheh. Proprio ora che ci sono finito dentro io?

  14. D’accordo con Junkiepop: finalmente.

    Per me la commedia all’italiana era proprio questa, Virzì ne ha ripreso il senso e le intenzioni.

    Poi, mica facile adattarla al contesto nostro qua.

    Ma ne ho già parlato altrove, quindi magari saprai già cosa ne penso.

  15. Sono completamente d’accordo con te.

    manu

  16. Abbiamo scritto praticamente la stessa cosa. Son contento :)

    Ciaoo Rob

  17. Ne ho sentito parlare ma di fatto non ho ancora visto questo film, ciao da maria

  18. utente anonimo on 10 aprile 2008 at 01:20 said:

    Ma come mai il film di Ben Affleck lo danno in pochissimissime sale?

    ps: Kekkoz le elezioni si avvicinanao!!! WAOh!

    S.

  19. Concordo pienamente! ;-)

  20. utente anonimo on 10 aprile 2008 at 10:46 said:

    Anch’io concordo!

    E c’è una cosa che ha detto Virzì pochi giorni fa all’Università:

    “Nella mia vita sono stato un po’ anarchico, un periodo comunista e adesso credo moltissimo negli oroscopi”

    Quell’uomo è un genio!

  21. E tu sai benissimo quanto condivido. Pietrangeli e tutto il resto. Escobar è stato sostituito da un ultracorpo.

    Salutami Maria se ripassa di qui.

    qualcUnoDiPassaggio.

  22. Il film di virzì è un buon film ma fatto per i motivi sbagliati e con un obiettivi, secondo me, tutti sbagliati.

    Dite che la citazione di Loach può sembrare fuori luogo. E forse nel contesto fatto da alcuni può essere… sotto certi aspetti, però, amerei che, in questo Paese, si riuscisse a fare cinema di impegno vero, invece di continuare ad imburrarci nella commediola agrodolce. Perché con la storia del “siamo tutti un po’ colpevoli e siamo tutti un po’ innocenti” siamo giunti al paese che ci meritiamo. con la solfa del “ridiamoci sopra, tanto non cambia nulla” siamo arrivati in un vicolo cieco.

    E Virzì c’entra a pieno titolo, con le solite macchiette che piacciono ai salotti, quelli della Detassis e della Dandini, in cui i problemi si sfiorano, e si cerca di riderci su. “Siamo italiani” dicono.. eh, appunto, sarebbe ora di smettere di ridere…

    Cmq il film è bello, direi fatto bene…

  23. @steutd: io questo discorso generalmente lo potrei anche sottoscrivere: se si applicasse al film specifico. Insomma, trovo che funzioni anche, ma prima di vedere il film – che a parer mio non è affatto una commediola, né agrodolce né imburrata. Perché poi uno vede effettivamente un film così e dice eh cavoli, ma ne scambierei dieci di cinema di impegno vero per questa roba qui.

    (mi esprimo a culo perché sono di fretta e non voglio polemizzare: cioè, è evidente che un muro di resistenza nei confronti di questo film – da parte mia non riesco nemmeno a comprenderlo, ma pazienza, ci dormirò ugualmente la notte)

  24. Quella dei film fatti bene ma per i motivi sbagliati è, detto senza polemica, un tipo di critica popolare nei decenni passati, che tanti danni ha fatto al cinema di genere italiano e al pubblico italiano.

    Quella del cinema “necessario” (a chi?).

    La commedia impegnata! Ah, bellissima.

    La commedia “impegnata” e “cattiva” che si faceva un tempo.

    La rimpiango anche io.

    Peccato che la critica cattocomunista di allora (anni ’50 e ’60) quella commedia la distruggeva , tutta presa dal cinema che doveva raccontare i drammi e non fare satira.

    Mi fa ridere il rimpianto di Escobar per quel cinema che lui un tempo disprezzava.

    Beniamino Placido raccontava come si andava al cinema di nascosto a vedere Monicelli perchè nei salotti comunisti degli Antonioni e dei Visconti si considerava quel cinema robetta e gli intellettuali non vedevano mai commedie.

    L’unico accettato era il marxista Chaplin.

    Ricordo che Dino Risi, intellettuale prestato al cinema popolare veniva rimproverato aspramente da Antonioni per i film che faceva. “Uno col talento tuo, Dino, che fa quelle cosette!”.

    Anche io vorrei fossimo un Paese diverso da quello che ci meritiamo.

    Per esempio la Spagna, paese latino come noi.

    Ma non so se gli italiani (dai 16 ai 90 anni) sarebbero d’accordo.

    Esperienza personale mi dice di no.

    Credo sia (anche per questo) che le commedie spagnole sono diverse da quelle italiane.

  25. @kekkoz: guarda, se non mi pubblichi friday di sicuro non dormo io …

    @souffle: proprio le citazioni e la memoria storica che proponi mi rafforza nel mio intendimento. sono proprio questi salotti che detesto. solo che virzì non mi sembra uno che ne sta fuori, anzi, uno da guardare di nascosto.

    Guarda, penso che possiamo starne a parlare per ore – e devo dire che mi piace anche un po’ scambiare opinioni stimolanti (almeno, le vostre per me lo sono, non se può dirsi altrettanto delle mie per voi).

    probabilmente la mia reazione è scatenata dalla vicinanza, non tanto mia, ma di amici e amiche, incappate proprio in questo mondo del precariato. fatico ad accettare l’approccio di virzì, quello del salotto della dandini… gli amici degli amici che si lodano e si imbrodano e me ciurlano nel manico eppoi magari il precario ce l’hanno nella redazione o fanno il galoppino sul set… non capisco: che bisogno c’era di raccontare sempre i soliti episodi, sempre le solite storie per farne il solito sorriso agrodolce e pensare “tanto in qualche modo ce la facciamo?

    boh— ma forse mi ha irritato solo la voce fuori campo… ma questa è un’altra storia

  26. utente anonimo on 13 aprile 2008 at 18:38 said:

    ottima riflessione su virzì, la commedia all’italiana e il suo realismo. obietterei solo che rispetto ai mmaestri virzì si fida meno (forse a ragione) della sensibilità del suo pubblico, e usa schemi drammatici di bassa scuola: per esempio i personaggi minori (germano-ghini-ferilli-ramazzotti) sono tutti dapprima odiosi-ridicoli, poi ispirano pena e a quel punto sai che sta per succedergli qualcosa di brutto. caricare va bene, se è per tirare fuori il “reale”, ma certi moduli da fiction dal reale un po’ ti allontanano.

    by the way, germano è bravo in modo imbarazzante.

    Stavroghin

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