Once upon a time | Once upon a time in Corea
di Jeong Yong-ki, 2007
Nell’estate del 1945, un truffatore misterioso e sbruffoncello e una corteggiatissima cantante jazz che nel tempo libero è la ladra più ricercata in Corea si litigano un inestimabile diamante chiamato "La luce dell’Est", sullo sfondo dell’occupazione giapponese, della resistenza (rappresentata da due imbranatissimi camerieri), e della disfatta dell’esercito nipponico alla luce della fine della Seconda Guerra Mondiale.
Cinema coreano al minimo sindacale, e piuttosto vecchiotto (un film avventuroso, ironico e romantico nel modo in cui poteva esserlo, che ne so, Romancing the stone), gradevole nel suo essere programmaticamente stupidino (e poi a tratti improvvisamente serissimo, come al solito), anacronista, e storicamente acritico. Inspiegabile più che altro – se decontestualizzata – l’insistenza della sceneggiatura sui due camerieri, comedic relief di davvero cortissimo respiro, anche se nel pre-finale à la John Woo si dona loro un po’ di gloria. Molto meglio le grazie di Lee Bo-yeong, le improbabili canzonette da night club, la prevedibile beffa finale – che però arriva alla fine di un film talmente raffazzonato da risultare assolutamente sorprendente.
Tutto sommato non gli si vuol poi così male, se si ha voglia di staccare completamente il cervello per un paio d’ore.
Se proprio vi ispira, il DVD regione 3 in edizione limitata a poco più di 20 euro.