Be Kind Rewind, Michel Gondry 2008

Be Kind Rewind
di Michel Gondry, 2008

Il film si chiamava Murder: c’era un tizio che suonava The show must go on al pianoforte in accappatoio, arrivava un tizio e lo pugnalava alle spalle, poi non mi ricordo bene cosa succedeva, ma entravano in scena un maggiordomo e un investigatore che nonostante l’accento bresciano diceva di essere il nipote di Sherlock Holmes, e che andava in giro con una pipa e un cane (Fido, pron. fàido) al guinzaglio: in realtà il guinzaglio era un bastone appendiabiti, e il cane era una ciabatta. Tra una scena e l’altra era rimasto in mezzo un secondo, forse due, in cui si intuiva un litigio nella crew per l’attribuzione dei ruoli. Alla fine l’assassino era il maggiordomo, e finiva tutto in un ingiustificato bagno di sangue. Era un pomeriggio del 1994, avevo 13 anni – forse nemmeno compiuti – ero in seconda media, e Murder, girato nel mio soggiorno, era la mia prima regia.

Per questo, e per una successiva – e imbarazzante – sequela di motivi, la buffa poetica di cui è rivestita spesso l’amatorialità più ingenua trova in me una porta aperta, spalancata. Chi non riesca a condividere questa suggestione di base, troverà probabilmente Be Kind Rewind una sciocchezza che sancisce il definitivo (o il primo) caso di appiattimento del cinema gondriano, qui peraltro sottomesso al volere overstated – a tratti insostenibile – di Jack Black. Nel mio caso, probabilmente perché rivesto inconsciamente il VHS di questa scema patina magica, insieme ambigua e inquietante, o molto più probabilmente perché non avevo più alcuna aspettiva, mi sono divertito e l’ho trovato una cosetta innocua ma deliziosa.

Pieno com’è di cose à la Gondry, farà felice metà dei suoi fan e imbestialire l’altra. Come il fatto che tutto il film sembra un pretesto per quell’incredibile piano sequenza in cui i personaggi corrono – letteralmente – di film in film ribaltando in modo curioso e genialoide le prospettive spaziali dell’inquadratura. Tutto il resto è invece più piatto, e in qualche modo – a parte qualche idea sostanzialmente schizzata, come quella della pellicola di Be Kind Rewind stesso che si "magnetizza" – accomodato, così come lo è l’automatizzata struttura narrativa. In un certo modo, insomma, Gondry accetta tutte le regole del gioco, decide di intervenire senza ribaltarle troppo. Essendo sé stesso in un contesto invariato. Una cosa che fa – appunto – arrabbiare molti, fan o meno, e che mi ricorda un caso non dissimile di qualche anno fa: Tim Burton e Planet of the apes.

Ma se vi farete il favore di andare al cinema a cuor leggero, troverete una commedia gradevole e divertente, un testamento analogico che è a suo modo disperatamente cinefilo: ma è un modo opposto a quello che il cinema postmoderno ci ha abituato negli ultimi anni. Ovvero, non è innamorato di ciò di cui son fatti i sogni, ma del materiale – fisico, tangibile, "magnetico", in tutti i sensi – con cui sono costruiti, e sopra cui sono scritti.

Nei cinema dal 23 Maggio 2008

Dopo alcuni aggiustamenti, pare sia sventato il pericolo di avere come titolo l’orribile Rewind – Gli Acchiappafilm: il titolo italiano pare essere proprio Be Kind Rewind, con Gli Acchiappafilm come sottotitolo. Ma sono sottigliezze, no?

La versione italiana è decorosa, o almeno non troppo fastidiosa. L’adattamento dei dialoghi e il doppiaggio, invece, come al solito, prendono parecchie – inevitabili? – cantonate.

39 Thoughts on “Be Kind Rewind, Michel Gondry 2008

  1. Io ho diretto “Il triller” e “Il triller 2″. O forse il primo era una co-regia globale. In ogni caso nel secondo film interpretavo anche la parte della fidanzata (con baffi) del protagonista, e parlavo solo grugnendo. L’assassino era il maggiordomo. C’era un piano sequenza di un’autopsia molto bello.

  2. utente anonimo on 12 maggio 2008 at 12:40 said:

    http://tinyurl.com/56yd3c

    (si allontana fischiettando)

    - Tisa F. –

  3. utente anonimo on 12 maggio 2008 at 12:47 said:

    gondry+anderson

    finalmente ti sei rinsavito, e hai abbandonato l’inutile cinema asiatico…hihihi

    grande kekkoz, torno a leggerti con immenso piacere

    lillo

  4. @ohdaesu: pare che “l’assassino era il maggiordomo” fosse una costante implicita, eh?

    Il giorno che digitalizzerò quel VHS diventerò famoso.

    @Tisa: ma su, speravo in un’argomentazione più sferzante da parte tua, una roba tipo “pussa via maledetto”. Non mi sarei offeso, giuro. Forse.

    bella lillo.

  5. Ma tu dove l’hai visto? Io non vedo l’ora, anche se pare essere una mezza delusione a quanto leggo…

  6. @Ale55andra: a quanto leggi altrove. ^^ Io non mi aspettavo più niente, quindi ho poco da essere deluso.

    Comunque l’ho visto all’anteprima stampa milanese.

  7. è proprio quell’à la Gondry a spaventarmi, come quando Almodovar riempie i suoi film di cose à la Almodovar e Burton di cose à la Burton. Probabilmente guarderò anche questo, ma dopo L’arte del Sogno, questo stilismo autocelebrativo è quello che temo di più…

  8. @8heimat3: in realtà, le cose “à la Gondry” sono perlopiù idee sparse (l’elogio dell’artigianato, del recupero, i “trucchi”), non trovano nemmeno il tempo per diventare maniera. Però sono fortemente riconoscibili – e a parer mio funzionano ancora.

  9. utente anonimo on 12 maggio 2008 at 15:34 said:

    che mi dici di “son of rambow”? anche lì ritorno alle origini..

  10. “tutto il film sembra un pretesto per quell’incredibile piano sequenza in cui i personaggi [...]”

    Cambia sembra con e’, aggiungi finche’ ci sei un maldestro, e sul resto posso anche essere d’accordo.

    Io ho diretto un film di cui non ricordo il nome, ma c’era un alieno, l’inizio era estratto da Predator nella scena con l’astronave che arriva sulla Terra, e la fine era la stessa scena ma mandata al contrario.

  11. @anonimo (?): dico che da Garth Jennings mi aspetto molto… speriamo che esca in Italia, prima o poi.

    @valido: sei senza cuore, la glaciale albione te l’ha strappato dal petto.

    E comunque io ho diretto un fantasy che si chiamava “Il popolo della foresta”, ambientato a Costalunga. ^^

  12. Ma io sarei disposto ad accettare un sacco di difetti, sento anch’io l’argomento molto vicino – feci l’alieno vestendo un mio amico con un mantello e una palla stroboscopica al posto della testa, e usai il vecchio trucco dei piatti di plastica appesi a una canna da pesca come disco volante – pero’ qua da’ proprio l’idea di aver scritto solo la scena che citi e lasciato il resto in totale balia di Jack Black e di un altro paio di mezze idee buttate li’.

    Ok la semplicita’, ok l’approssimazione, ma la pigrizia no…

  13. “in totale balia di Jack Black”, su questo hai ragione – ma lo sapevo già prima di entrare in sala.

  14. utente anonimo on 12 maggio 2008 at 16:46 said:

    Perché sforzarsi di essere sferzanti o di argomentare? Questo è un classico caso di prodotto che parla da sé.

    (Poi secondo me parla maluccio e di cose trite, ma è un altro paio di maniche.)

    - Tisa –

  15. Brava! Così, si fa.

  16. utente anonimo on 12 maggio 2008 at 16:56 said:

    odio il termine Pucci…ecco, l’ho detto…

    lonchaney

  17. utente anonimo on 12 maggio 2008 at 16:57 said:

    esistono film con jack black che non siano in totale balia di jack black? giusto king kong…

    lonchaney

  18. @lonchaney: ti riferisci al twitter? Non ho scritto pucci nel pezzo.

    Non esistono film che non siano in balia di Jack Black (a parte King Kong), ma esistono film che è un bene che siano in balia di Jack Black. Distinguiamo.

  19. utente anonimo on 12 maggio 2008 at 17:03 said:

    Lon, conta quella romance-sciocchezzuola di un anno fa, “L’amore non va in vacanza”, dove il personaggio di Black aveva un ruolo tutto sommato contenuto (almeno quantitativamente)?

    - Tisa –

  20. Si’ ma questo non e’ Jack Black che dice “mo’ ora mi prendo il film e me lo magno”, questo e’ proprio Gondry che dice a Jack Black “senti, mi rompeva scrivere la sceneggiatura, prendi il film e fanne quello che vuoi, mi fido”, quando magari al Jack qualche traccia in piu’ faceva anche piacere.

    Passo e chiudo.

  21. alta fedeltà non è in balia di jack black solo per una mera questione di tempi e ruoli, ma siamo certi che sia poi un male?

    sventato il rischio di un orripilante titolo all’italiota? meno male!

  22. L’esempio di un film non cannibalizzato da Jack Black – ma proprio per niente – è Margot at the Wedding.

    Ma in effetti anche Alta Fedeltà e quella merdata che ha nominato Tisa più o meno colgono.

    Quindi no, lonchaney. Esistono. A meno che non si considerino solo i ruoli da protagonista, ecco.

  23. utente anonimo on 12 maggio 2008 at 17:55 said:

    beh, in l’amore ecc ecc jack si cannibalizza le poche scene che ha rifacendo se stesso fino alla nausea..

    Margot non l’ho ancora visto

    lonchaney

  24. utente anonimo on 12 maggio 2008 at 17:56 said:

    sì sì, parlavo del twitter…

    lonchaney spaccacazzo

  25. io sto ancora parecchio indietro, ad esempio non ho capito bene la differenza tra “versione italiana” e “adattamento dialoghi e doppiaggio”. a meno che versione non sia usato come sinonimo di “titolo”.

  26. Effettivamente intendevo dire doppiaggio. Cioè, le cantonate sono in fase di adattamento, più che altro. Però poi così passava meglio l’idea che “l’edizione italiana di per sé non è poi così mal fatta, anche se si riscontrano parecchie cantonate”. Meglio, così?

  27. Che pucci i giuovani cinebloggers che facevano i filmini!

  28. è tres chic vederlo in anteprima stampa… e senza i pericoli del doppiaggio…

    In realtà la recensione mi mette un po’ di anZia. A me già la scienza aveva creato un po’ di indecisione.

  29. Io l’ho visto in italiano però.

  30. utente anonimo on 12 maggio 2008 at 23:40 said:

    kekkoz ho paura

    dimmi che non mi deluderà :(

  31. Nella categoria cannibalizzazione alla J.B. “considerando solo i ruoli da protagonista” Nacho Libre conta? (combattimenti esculsi)

    due scene valgono il film: “quella della scala a pioli” e il “Breakin’&Entering”

    Alfio Garozzo

    P.S. Kekkoz, ma la musica? Non se ne parla? Eppure lui é alla batteria…

  32. ah avevo capito che le avessi viste entrambe… la nota finale sull’adattamento mi traviò.

  33. utente anonimo on 15 maggio 2008 at 18:51 said:

    beh, nacho libre è il film cannibalizzato per eccellenza, un duello tra lo stile straniato, staticoo e raggelato del regista e ipercinetismo di black.

    mi ha ricordato Il caso Paradine e la sfida tra Daivid o’ selznick e Hitchcock, uno che imponeva i primi piani e i tribunali, e l’altro che tentava disperatamente di dinamizzare il tutto

    lonchaney

  34. utente anonimo on 15 maggio 2008 at 23:40 said:

    ma cosa vuol dire piu o meno be kind rewind in italiano?

    asg

  35. Vuol dire “per cortesia, riavvolgete il nastro”. Quanti ricordi.

    Nel film è il nome della videoteca.

  36. utente anonimo on 22 maggio 2008 at 01:55 said:

    fico grazie

    asg

  37. Be Kind Rewind

    [..] Sembra che esistano due schieramenti(uno pro e l’altro contro)quel geniaccio casareccio di Gondry. Kekkoz sostiene che questo film sia in grado di esaltare metà dei fan gondriani e di deludere l’altra metà. Se ce ne fosse bisogno, b&egr [..]

  38. Forse mi è piaciuto anche più dell’Arte del Sogno…

    forse…

    ecco magari mi rivedo quello e poi decido..

    Onz

  39. Il film più metalinguistico che abbia mai visto.

    Il film nel film che parla del film come evasione dalla realtà.

    Gondry alla massima potenza.

    Nulla del film è reale nulla della realtà del film non è tentativo di sognare una realtà altra.

    Una goduria per cinefili maniaci della cinefilia e del gusto di alliterare sul cinema.

    Si può dire allitterare?

    Mi è piaciuto assai.

    Rob.

Rispondi a kekkoz Annulla risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>

You can add images to your comment by clicking here.

Post Navigation